Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina
di Marco Fontana - 11/03/2023
Fonte: Strumenti politici
Di fronte al moltiplicarsi di saggi pubblicati dal
deflagrare del conflitto russo-ucraino, sicuramente uno dei lavori più
originali è quello scritto da Benjamin Abelow “Come l’Occidente ha
provocato la guerra in Ucraina” edito da Fazi Editore e che ospita anche
una prefazione del noto storico Luciano Canfora.
L’originalità del
lavoro di Abelow è quella di porsi una domanda: chi è il vero
responsabile del ritorno della guerra in Europa? Con un mainstream che
ormai da mesi – anni se si considera il vero inizio della guerra cioè il
2014 – suona secondo un unico spartito la sua verità, è rivoluzionario
anche solo porsi delle domande evitando di costruire delle certezze su
delle false premesse e convinzioni.
Gli apprezzamenti dagli Usa
Se
pare quasi ovvio che Noam Chomsky definisca questo saggio come “Molto
ben fatto… presenta analisi che dovrebbero essere decisamente più
conosciute”, dovrebbe far riflettere molti il fatto che abbia riscosso
grandi elogi da personaggi del calibro di Chas Freeman ex vicesegretario
alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale degli Stati
Uniti, Jack F. Matlock Jr già ambasciatore degli Stati Uniti in Unione
Sovietica, Douglas Macgregor colonnello in pensione dell’Esercito degli
Stati Uniti e John Joseph Mearsheimer uno dei più influenti. scienziato,
politico e studioso di relazioni internazionali statunitensi.
I precedenti e le tesi dibattute
Il
lavoro di Abelow ricorda molto da vicino quello dello storico Alan John
Percival Taylor che pubblicò “Le origini della seconda guerra mondiale”
dove veniva provata la teoria per la quale i vincitori della Prima
Guerra mondiale posero le premesse le premesse per il deflagrare del
Secondo Conflitto globale attraverso una gestione miope della vittoria.
D’altra parte la storia spesso si ripete e in Ucraina è questo che
starebbe avvenendo con trent’anni di decisioni politiche sbagliate e di
provocazioni gratuite nei confronti della Russia. Sarebbe sufficiente
analizzare insomma le premesse del conflitto con lucidità e senza dar
spazio alle emozioni del momento, anche perchè per costruire la pace è
indispensabile sedersi in due al tavolo delle trattative.
L’autore
spiega in modo chiaro che il suo obiettivo “non è difendere l’invasione,
ma spiegare perchè è avvenuta. La maggior parte dei cittadini
occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di
come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la
Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può
essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perchè se non diagnostichi
correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione“.
La
premessa dello studio pubblicato da Fazi Editore è comprendere che
quello in atto non è un conflitto tra Russia e Ucraina, bensì tra Stati
Uniti e Russia. E proprio per tale ragione Abelow ricorda come gli Stati
Uniti ormai da duecento anni facciano appello alla Dottrina Monroe.
Qualsiasi potenza straniera che posizioni delle forze militari nei
pressi del territorio statunitense è insomma consapevole, proprio in
base a tale dottrina, di varcare una linea rossa. Partendo da questo
assunto per l’autore del libro appare incomprensibile come gli Stati
Uniti non abbiano tenuto in considerazione che questo principio possa
anche valere per altri.
Le ragioni del conflitto
Il libro
prende in considerazioni alcune provocazioni messe in atto dagli Stati
Uniti e per conto suo dalla Nato in questi ultimi decenni.
L’allargamento della NATO di oltre 1.600 chilometri verso est, fino ai
confini con la Russia. La violazione reiterata delle rassicurazioni di
non allargamento fornite a Gorbachov a seguito del Crollo del Muro di
Berlino. Il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato sui
missili antibalistici (trattato ABM). Il golpe sostenuto in Ucraina
contro un presidente filorusso democraticamente eletto dal popolo.
L’organizzazione di innumerevoli esercitazioni militari della NATO
vicino al confine russo, alcune a fuoco vivo con razzi che simulavano
attacchi ai sistemi di difesa aerea russa. Il sostegno miope alla teoria
delle “porte aperte” assicurato all’Ucraina. Il ritiro nuovamente
unilaterale degli States del trattato sulle forze nucleari a raggio
intermedio. L’addestramento dell’esercito ucraino mediante accordi
bilaterali che aggiravano l’adesione alla NATO di Kiev.
Tutte queste
ragioni sono delle premesse che sono state puntualmente rimosse dai
dibattiti occidentali in una formula auto assolutoria che però rischia
di produrre risultati nefasti perchè come provato nel saggio “Le
narrazioni troppo pessimiste diventano profezie che si autoavverano“. E
proprio la rimozione di parti della storia nella vicenda russo-ucraina
rischia di costituire il passo decisivo per giungere ad un confronto
nucleare.
L’autore spiega come “Oggi i leader di Washington e delle
capitali europee – assieme ai mezzi di informazione allineati e codardi
che riportano acriticamente le loro sciocchezze – cercano di tirarsi
fuori dal fango ma ci sono dentro fino al collo. È difficile pensare
come coloro che sono stati talmente sciocchi da infilarsi in quel fango
possano trovare la saggezza per uscirne prima di affondare del tutto e
portare giù con sé tutti noi”. Si tratta di una feroce verità condivisa
da un gran numero di studiosi e ricercatori.
I pareri che suffragano la tesi Abelow
Secondo
Richard Sakwa, professore emerito di Politica russa ed europea
dell’Università di Kent “Si è giustificata l’esistenza della NATO con la
necessità di gestire le minacce alla sicurezza provocate dal suo
ampliamento. Gli Stati del vecchio Patto di Varsavia e quelli baltici
hanno aderito alla NATO per rafforzare la loro Sicurezza, ma questo atto
ha creato un dilemma di sicurezza per la Russia che ha minacciato la
sicurezza di tutti“.
John Mearsheimer spiega “Ci troviamo in una
situazione estremamente pericolosa e la politica occidentale sta
esacerbando questi rischi. Per i leader russi, ciò che accade in Ucraina
c’entra molto poco con delle fallite ambizioni imperiali; per loro si
tratta di affrontare quella che considerano una minaccia diretta al
futuro della Russia“.
E il colonnello Douglas MacGregor ribadisce “Ho
cercato di spiegare in tutti i modi che per i russi ciò che accade in
Ucraina è una questione esistenziale. L’Ucraina non è un qualche remoto
paese del Nordafrica. I russi non tollerano forze e armamenti stranieri
sul campo all’interno di un paese a loro ostile e che potrebbe
plausibilmente minacciare la loro esistenza. Ho fatto il paragone con il
Messico ‘Ma non pensate a che cosa faremmo noi se i russi o i cinesi o
qualcun altro dispiegasse una forza militare in Messico?“. E ancora
“Quando nel 1999 abbiamo deciso di accettare la Polonia i russi erano
molto preoccupati, non tanto perchè la NATO fosse ostile in quella fase,
ma perchè sapevano che lo era la Polonia. Quella polacca è una lunga
storia di ostilità nei confronti della Russia. In questo momento la
Polonia è un potenziale catalizzatore“.
L’avvertimento inascoltato
E
pensare che c’era chi aveva suonato il campanello d’allarme in tempi
non sospetti. Abelow ricorda come in un cablogramma desecretata inviato a
Washington nel 2008, l’allora ambasciatore Usa in Russia William J.
Burns, oggi direttore della CIA, raccontava il suo incontro con il
ministro degli Esteri russo. Burns evidenziava che la Russia considerava
l’adesione alla NATO di Georgia e Ucraina come una linea invalicabile.
“Nyet significa net. Le linee rosse della Russia all’espansione della
NATO” è il titolo dato al carteggio dove Burns scrive “Non solo la
Russia lo percepisce come un accerchiamento e un tentativo di indebolire
la sua sfera d’influenza nella regione, ma teme anche conseguenze
imprevedibili e incontrollate che pregiudicherebbero gravemente gli
interessi di sicurezza della Russia“.
Anche Lucio Caracciolo per
Limes nel 2015 aveva spiegato come “Immaginare che l’Ucraina di Kiev
possa diventare uno Stato totalmente occidentalizzato significherebbe
fare la guerra alla Russia. Mi sembra abbastanza improbabile“. Eppure è
andata proprio in modo diametralmente opposto.
Un saggio da leggere
Abelow
ha il merito raccontare in modo veloce e semplice le principali pagine
della storia occidentale dal 1990 ad oggi senza pregiudizi e affidandosi
ad autorevoli fonti. Non si erge mai a professore, pone dei quesiti e
cerca di darvi risposta insieme con il lettore attraverso i fatti e non
il tifo. “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” è
veramente un libro da leggere e regalare ai propri cari per comprendere
che la storia non è fatta tutta di bianchi e neri, ma anche di mezze
tinte che però sono fondamentali per evitare di precipitare negli errori
del passato.
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