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Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Israele è uno stato nato con il terrorismo sin dall’inizio della sua controversa storia si suprematismo e delirante volontà di onnipotenza


Israele: lo stato terrorista impazzito che non vuole rassegnarsi alla sconfitta

di Cesare Sacchetti

Quando è giunta la notizia che il consolato iraniano in Siria era stato colpito da un bombardamento non si è potuto non pensare ad un vero e proprio atto terroristico.

Il colpevole dell’attacco è noto a tutti, ma questi se ne sta in silenzio perché in Siria segue la strategia del bombardare siti, spesso civili, poiché l’ISIS non è riuscita a fare il lavoro per il quale era stata creata, senza però fare rivendicazioni di alcun tipo.

Il colpevole è ovviamente Israele che da tre anni a questa parte mette in atto questo tipo di attacchi.

Stavolta però, forse, si è andati anche un po’ oltre i sanguinari standard dello stato ebraico per il semplice fatto che ad essere colpito è stato il consolato di una nazione, l’Iran, che ufficialmente non è coinvolto in nessuna guerra contro Israele.

Non può trattarsi del “tragico errore”, espressione della quale a Tel Aviv sono degli specialisti a ricorrere soprattutto quando si tratta di provare a giustificare i loro efferati atti di terrorismo come quello che è stato messo in atto contro i lavoratori delle ONG che portavano aiuti ai palestinesi.

Anche gli operatori umanitari sono nel mirino di Israele e questi uomini hanno perduto la vita perché hanno “osato” aiutare un popolo stremato da un’aggressione e da una barbarie che procede ormai da più di 70 anni.

Israele: uno stato nato con il terrorismo

Se qualcuno però pensa che il terrorismo sia una pagina nuova nella storia del regime sionista, allora si sbaglia di grosso.

Il terrorismo è il sangue che scorre nelle vene di Israele sin dall’inizio della sua controversa storia.

Quando ancora c’erano gli insediamenti ebraici in Palestina e quando il movimento sionista mondiale presieduto da Chaim Weizmann, molto vicino alla famiglia Rothschild, negli anni 30 continuava a favorire l’immigrazione degli ebrei askenaziti in Palestina, il terrorismo era già una delle strategie privilegiate dei coloni ebrei.

In quel periodo esisteva l’agenzia ebraica per la Palestina, che oggi ha preso il nome di agenzia ebraica per Israele, che controllava l’Haganah che viene ufficialmente definita come una sorta di gruppo paramilitare dagli storici più vicini ad Israele, quando in realtà esso non era altro che un vero e proprio gruppo terroristico.

Assieme ad esso c’erano altri due gruppi che mettevano in atto azioni simili quali l’Irgun e il Lehi chiamato anche banda Stern che prendeva il suo nome dal suo fondatore, Avraham Stern.

L’Haganah era nelle mani di David Ben Gurion, futuro primo ministro israeliano e considerato uno dei padri fondatori dello stato ebraico, mentre l’Irgun era controllata da un altro personaggio che in futuro avrà un ruolo altrettanto di rilievo in Israele, Menachem Begin, che diventerà a sua volta primo ministro negli anni successivi alla nascita di Israele.

Gli uomini che hanno fondato lo stato ebraico lo hanno fatto mettendo in atto una precisa strategia del terrore volta a colpire sia i palestinesi che vivevano su quella terra da molti secoli, sia i britannici ai quali era stato affidato il compito da Lord Rothschild nel 1917 di fare della Palestina una casa per gli ebrei di tutto il mondo.

In realtà, dietro il fine dello stato ebraico c’è molto di più che la semplice idea di costruire uno Stato che potesse accogliere gli ebrei perseguitati in Europa, circostanza che non suscitava affatto l’indignazione del movimento sionista mondiale che stipulava accordi con gli aguzzini degli ebrei, spesso i più poveri, per poter avere la futura popolazione di cui Israele aveva.

E’ il caso della famigerata Haavara, ovvero quell’accordo tra la Germania nazista e l’agenzia ebraica in Germania che prevedeva il trasferimento degli ebrei tedeschi in Palestina.

Ancora oggi sono gli stessi storici israeliani ad affermare che senza Adolf Hitler lo stato di Israele non sarebbe mai nato e questo dovrebbe forse indurre più di qualche riflessione a quei nostalgici dell’era nazista e del fuhrer che credono ancora che il nazismo sia stato un fenomeno politico sorto in opposizione alla potenza della finanza ebraica mondiale.

Quando giungevano gli ebrei in Palestina, i gruppi terroristici sionisti facevano scorrere una lunghissima scia di sangue.

La lista dei loro attentanti è talmente lunga che si ha difficoltà ad elencarla tutta.

Tra gli episodi ce ne sono alcuni che suscitano più orrore proprio per il loro assoluto disprezzo nei confronti dei civili che perdevano la vita in questi agguati.

Nel marzo del 1937, l’Irgun faceva esplodere una bomba nel mercato di Haifa uccidendo 18 civili palestinesi.

Nel giugno del 1939, l’Haganah di Ben Gurion razziava la città di Balad Al-Shaykh, rapiva 5 civili e poi li uccideva a sangue freddo.

Gli agguati però non sono terminati. Quando inizia la seconda guerra mondiale e quando si avvicina il “sogno” della nascita di Israele, la scia di sangue si allunga ancora di più.

Questa fase è nota come la “insorgenza ebraica”. Gli askenaziti non tollerano nemmeno più il mandato britannico in Palestina.

Non vogliono nemmeno più essere sottoposti al controllo della Gran Bretagna che pure ha consentito loro di emigrare in una terra con la quale non avevano nel migliore dei casi alcun legame da moltissimi secoli, come nel caso degli ebrei sefarditi, e nel peggiore non ce l’avevano proprio come nel caso degli ebrei askenaziti che, secondo le stesse ricerche effettuate da genetisti israeliani quali Eran Elhaik, sono gli eredi dei cazari, un popolo dell’Est Europa che si convertì all’ebraismo nel VIII secolo d.C. per mere ragioni di opportunità politica.

Quando esplodono 300 kg di esplosivo il 22 luglio del 1946 nel King David hotel di Gerusalemme, allora sede del quartier generale britannico, si comprende bene fino a che punto sono disposti ad arrivare gli uomini del sionismo pur di veder nascere il “loro” stato.

Il bilancio è a dir poco drammatico. Sotto le macerie dell’albergo c’è una carneficina di 91 persone e 45 feriti.

L’Irgun non si tira affatto indietro e rivendica con orgoglio di aver massacrato molte persone che erano in larga parte innocenti e che non avevano nemmeno nulla a che fare con il conflitto israelo-britannico.

Sul “campo” restano i cadaveri di molti dipendenti dell’albergo e di diversi stranieri, ma per il sionismo nessuna vita umana non ha valore se non quella dei sionisti stessi, tra l’altro nemmeno tutte perché anche da quelle parti esistono delle gerarchie che vedono i pesci più piccoli essere sacrificati senza troppe remore.

Ad esprimere al “meglio” la filosofia che governa l’Irgun è proprio il suo leader, Begin, che negli successivi pronuncerà queste parole di fronte alla Knesset, il parlamento ebraico.

“La nostra razza è la razza maestra. Noi ebrei siamo dei divini su questo pianeta. Noi siamo differenti dalle razze inferiori così come loro sono dagli insetti. Infatti, paragonate alla nostra razza, le altre razze sono bestie e animali, bestiame nel migliore dei casi. Le altre razze sono considerate come escrementi umani. Il nostro destino è di governare sulle razze inferiori. Il nostro regno terreno sarà governato dal nostro leader con pugno di ferro. Le masse leccheranno i nostri piedi e ci serviranno come schiavi.”

Negli anni successivi alcuni si sono dati da fare per provare a dichiarare come falsa tale citazione, nonostante essa sia stata riportata dal giornalista israeliano Amnon Kapeliouk in un articolo sul quotidiano The New Statesman nel 1982.

Non era questa certo, tra l’altro, l’unica occasione nella quale Begin, che era primo ministro israeliano in quegli anni, si esprimeva in questo modo riguardo alla presunta superiorità razziale degli askenaziti e alla “inferiorità” degli altri popoli rispetto a quello israeliano.

Begin disse dei palestinesi che erano “animali che camminavano su due gambe”. Quando i leader del sionismo vedono un altro essere umano non vedono un uomo o una donna, ma vedono appunto una sorta di scarafaggio che deve essere schiacciato per poter giungere al “sogno” di ricostruire completamente l’antica nazione israelitica ben al di là degli attuali confini.

Quando l’ex premier israeliano afferma che “il nostro regno terreno sarà governato dal nostro leader con pugno di ferro” non fa altro che affermare appieno il vero disegno messianico che c’è dietro Israele, una nazione nata per ospitare il cosiddetto moschiach del quale parla il gruppo sionista Chabad e che nell’ottica di questi suprematisti sionisti sarà il tiranno che imporrà il suo dominio su tutto il mondo.

E questa “visione” ha lasciato dietro di sé una interminabile scia di sangue. Quando viene compiuto il massacro del King David Hotel, David Ben Gurion pretende ipocritamente di prendere le distanze da Begin, quando è emerso successivamente che l’Haganah stessa era pienamente coinvolta nell’attacco terroristico.

Questo presunto dualismo o contrapposizione tra Ben Gurion e Begin fa parte della messinscena allestita da questi due gruppi che in pubblico ogni tanto si lanciavano reciproche accuse di mettere a repentaglio gli interessi di Israele, e poi dietro le quinte perseguivano gli stessi fini con le stesse strategie.

A Deir Yassin, nell’aprile del 1948, c’è un altro saggio di questa strategia del terrore permanente attuata da Israele.

Un commando di terroristi ancora una volta diretto da Begin, stavolta assistito anche dalla banda Stern, attacca il villaggio palestinese di Deir Yassin e mette in scena un’altra carneficina che costa la vita a 100 persone innocenti, metà delle quali donne e bambini.

I sionisti non si fermano di fronte a niente e nessuno. Schiacciano qualsiasi vita che loro considerano una “minaccia” sulla strada del potere assoluto della “loro” nazione.

Anche in questa occasione Ben Gurion prova a prendere le distanze dalla carneficina ma è lo stesso Begin a dichiarare che l’Haganah era stata pienamente informata del piano e aveva dato il suo assenso alla strage.

Le stragi non si arrestano nemmeno dopo che Israele è nata. La banda Stern nel settembre del 1948 uccide il conte Folke Bernadotte, mediatore dell’ONU, considerato come una “minaccia” dai terroristi sionisti per la sua proposta di voler costruire uno stato palestinese per porre fine ad un conflitto che dura tutt’oggi.

Questa sua volontà gli costò la vita. Un commando di tagliagole di Stern crivellò di colpi il convoglio di auto che lo scortava, uccidendo anche altre persone, ma questo, come si è visto, non turba minimamente queste persone.

Sarà così anche negli anni successivi. Sarà così quando durante il conflitto tra Egitto e Israele nel 1970, l’aviazione israeliana bombarderà indiscriminatamente una scuola elementare egiziana e lascerà sulle macerie dell’edificio una carneficina di 30 bambini uccisi dalle bombe di Israele.

Anche all’epoca qualche fonte Occidentale provò a parlare di “tragico errore” ma sono 80 anni che si vedono dei “tragici errori” da parte di Israele che non sono altro che la esternazione da parte di questo stato di uccidere tutto e tutti quelli che non si piegano ai suoi ordini.

Non c’è davvero modo di trovare una qualche forma di contatto con i suprematisti sionisti. O sei loro schiavo oppure devi essere ucciso.

E’ quanto accaduto contro il consolato iraniano in Siria dimostra come il terrorismo continui a scorrere nelle vene di Israele.

Israele ha bisogno di massacrare vite innocenti per sopravvivere e per espandersi pur di raggiungere la sua folle visione di dominio del mondo.

Talmente è folle e incontrollata questa volontà di voler a tutti i costi costruire un impero israeliano che i sionisti messianici hanno in programma per la data odierna il sacrificio della giovenca rossa che serve, nella loro ottica, a propiziare la ricostruzione del terzo tempio di Gerusalemme, la casa del messia ebraico che nelle Sacre Scritture non ha altro che le fattezze dell’Anticristo che tiranneggerà il mondo.

Stavolta però non siamo nel 1948 né nel 1970. Non siamo più nell’impero americano che è stato al servizio del sionismo per larga parte del 900 e negli anni 2000.

Non siamo più nell’era del secolo ebraico, come ha scritto, lamentandosene,  The Atlantic. Siamo nell’era della disgregazione dell’impero americano che oggi rifiuta il ruolo ricevuto nel dopoguerra dal potere mondialista e sionista,  e che fa capire ad Israele che oggi questa nella sua delirante volontà di onnipotenza è sola.

Gli Stati Uniti hanno già fatto sapere che non verranno in soccorso di Israele se ci sarà uno scontro con l’Iran.

Per anni, il sionismo ha cercato di scatenare una guerra contro Teheran, il grande avversario che si oppone al movimento sionista mondiale e che resta un ostacolo enorme sulla strade della Grande Israele voluta dal Likud e da Netanyahu.

Israele poi non deve fare i conti non soltanto con un isolamento esterno, al quale si sono aggiunti anche gli Emirati che hanno interrotto le loro relazioni con Tel Aviv, ma anche con una crisi interna, considerate le sempre crescenti contestazioni interne contro Netanyahu e contro quella parte di israeliani secolari che non è poi così interessata all’imperialismo israeliano, e che invece preferirebbe vivere una vita più normale e non una in trincea permanente a massacrare i palestinesi.

Se è vero che l’impero americano sta finendo allora ci si chiede come possa sopravvivere lo stato ebraico che dipendeva dalla potenza del primo.

Non è una domanda che sembrano porsi Netanyahu e soci che sono troppo in preda al loro delirio di onnipotenza per poter fare anche i ragionamenti  più semplici.

Israele con questa gente continuerà nella sua guerra contro il mondo intero.

Il mondo intero però sembra davvero non volerne più sapere di Israele.

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