La prova di forza esibita dall’amministrazione Biden rischia di ritorcersi contro come un boomerang
di Luciano Lago
Nella
notte del 2 Febbraio l’aviazione degli Stati Uniti, con una operazione
in grande stile, ha attaccato decine di obiettivi in Iraq e Siria.
Questa è stata la risposta che Washington ha voluto dare all’attacco di
droni contro una base americana in Siria (vicino al confine della
Giordania) e all’uccisione di diversi soldati USA.
L’obiettivo
dell’operazione era dare una risposta forte alle milizie filo iraniane
che operano nei due paesi, Siria e Iraq e scoraggiare ulteriori attacchi
contro le basi USA. A poche ore di distanza si è già verificato un nuovo attacco contro una base americana nel nord della Siria.
Secondo gli analisti, gli Stati Uniti hanno fatto per l’ennesima volta un errore di calcolo con la loro operazione e stanno scatenando un conflitto su larga scala in tutto il Medio Oriente che si ritorcerà a loro danno. Risulta
facile prevedere che ogni attacco di ritorsione USA provocherà la
reazione delle forze della resistenza sciita che sarà rivolta contro le
tante basi dell’occupazione USA in SIria e in Iraq.
In pratica, con le loro dichiarazioni e con gli attacchi aerei generalizzati in Iraq, Siria e Yemen, gli
Stati Uniti hanno dichiarato guerra alle forze sciite che sono presenti
in tutti i paesi del medio Oriente, dall’Iraq alla Siria, dal Libano
allo Yemen, oltre che all’Iran.
Sebbene queste forze abbiano
tutte un largo grado di autonomia, nonostante la peculiarità di
ciascuna di esse, il denominatore comune è quello della religione
sciita, del sostegno dell’Iran e l’ostilità contro Israele e gli Stati
Uniti. Di conseguenza gli Stati Uniti e Israele si trovano
contemporaneamente in guerra con tutti i paesi dove sono insediate
queste forze.
Inutile dire che il coordinamento tra
tutte le milizie sciite diventerà operativo e consolidato molto più di
quanto lo era prima, vista la necessità di organizzarsi contro il nemico
comune. Già si è saputo che gli Houthi yemeniti hanno proclamato che
si uniranno alla vendetta sciita
Il portavoce dell’esercito iracheno
Yahya Rasoul ha detto che anche le aree lungo il confine con la Siria
sono sotto tiro. Ha sottolineato che gli attacchi “rappresentano una
violazione della sovranità irachena e minano gli sforzi del governo
iracheno, creando una minaccia che trascinerà l’Iraq e la regione verso
conseguenze indesiderabili”.
Altrettanto forte la condanna del governo di Damasco che da tempo vede decine o centinaia di attacchi di Israele e degli Stati Uniti sul suo territorio con pretesti vari.
La Russia ha richiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza all’ONU.
Biden alla cerimonia per i caduti nella base USA
Tra
gli obiettivi colpiti dall’offensiva USA, gli americani citano posti di
comando, centri di intelligence, depositi di missili, droni, armi e
altre strutture per la logistica delle munizioni per l’IRGC e i suoi
alleati. Inoltre, secondo l’AFP, potrebbe essere stata colpita la sede
del comando delle forze della milizia sciita. In realtà molte di queste
installazioni erano state abbandonate per tempo in vista dell’imminente
attacco USA, peraltro preannunciato. Questo ha limitato le perdite
umane.
Le dichiarazioni di Biden e dei suoi collaboratori sono al limite della farsa, considerando
che questi ha continuato ad affermare che “…Gli Stati Uniti non cercano
il conflitto in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo”,
come se i bombardamenti che hanno coinvolto 4 paesi dell’area non
costituiscano di per sè già un allargamento del conflitto iniziato a
Gaza.
Washington ha cercato la vendetta per il colpo subito
alla sua base militare in Siria ma non si azzarda a colpire l’Iran,
considerato il mandante degli attacchi alle basi USA, moltiplicatisi
nelle ultime settimane, perché sa che questo porterebbe a delle reazioni
molto pericolose da Teheran che dispone di armi micidiali e del
sostegno di Russia e Cina.
Nonostante questa simulata prudenza, l’amministrazione Biden
dovrà realizzare a breve che tutte le basi militari USA nella regione
saranno adesso, più di prima, il bersaglio preferenziale delle forze
sciite e questa situazione diventerà presto insostenibile. Gli
Stati Uniti si troveranno presto alla vigilia di decisioni difficili,
ritirarsi per non rischiare le vite degli americani in Iraq e Siria o
inviare “stivali sul terreno” per rinforzare la loro presenza militare
in quei paesi e mettere in una qualche sicurezza e basi USA. Una scelta
molto difficile perché sarebbe riaprire il dossier Iraq, che a suo tempo
Washington voleva chiudere, o in alternativa una fuga ignominiosa dimostrando l’ennesimo fallimento della politica americana.
Forze sciite Iraq
Si
deve considerare che, per quanto forti e ben armati, le forze USA si
trovano ad operare in territorio ostile dove sono odiati da tutti per i
disastri causati e per l’occupazione illegale ed inoltre in Siria si
troverebbero a fianco a fianco delle forze russe che legittimamente, al
contrario degli USA, sono presenti in quel paese con basi russe e
installazioni militari.
Dalle illazioni dei media USA, si comprende
che il programma di Washington è quello di continuare una serie di
attacchi ad ondate successive e questo non farà che esasperare la
situazione.
Gli attacchi statunitensi porteranno alla conseguenza
che ciascuno dei gruppi delle milizie sciite, che saranno colpite dai
bombardamenti americani, inizierà a vendicarsi e lancerà attacchi di
ritorsione.
Quando gli americani hanno pianificato gli
attacchi, a quanto pare non hanno calcolato completamente la risposta.
Ovvero è stata scatenata una grande guerra contro gli sciiti in quasi
tutto il Medio Oriente”.
Il vaso di Pandora si è quindi aperto. Sarà difficile chiuderlo a breve.
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