Brics: avanza il processo di de-dolarizzazione
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi - 04/02/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/brics-avanza-il-processo-di-de-dolarizzazione
Fonte: Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Gli Usa non possono più ignorare la de-dollarizzazione che i
Brics stanno conducendo da qualche tempo. Le sue conseguenze globali
non possono più essere sottovalutate, anche dall’Europa. Ostacolare tale
processo vorrebbe dire accentuare lo scontro tra blocchi; osservarlo
semplicemente, con distacco e supponenza, significherebbe assistere allo
sfaldamento dell’attuale sistema globale. Occorrono delle idee
coraggiose di riforma dell’attuale sistema e una nuova visione
cooperativa e multilaterale, come il progetto di un paniere globale di
monete di cui abbiamo più volte anche noi scritto.
Il commercio
dell’energia, petrolio e gas, è effettuato sempre più con l’utilizzo
delle monete locali. Non si tratta solo degli accordi in yuan e rubli
tra Cina e Russia di cui si parla da anni. Nel 2023 un quinto di tutto
il commercio petrolifero mondiale è stato fatto con monete diverse dal
dollaro. In generale l’utilizzo del dollaro nei commerci dei paesi Brics
è in forte diminuzione, appena il 28,7% nel 2023.
In Nigeria,
futuro membro dei Brics, gli operatori petroliferi, comprese le
raffinerie, hanno deciso di utilizzare la naira, e non il dollaro, anche
nelle loro operazioni interne sul petrolio e il gas.
L’India ha
firmato un accordo sul petrolio in rupie con gli Emirati arabi uniti
(Eau). E’ il secondo partner commerciale degli Eau. Il totale dei loro
scambi raggiungerà presto 100 miliardi di dollari. Gli Eau lavorano con
15 paesi per promuovere scambi in monete locali.
Nuova Delhi intende
pagare in rupie anche il petrolio importato dall’Arabia Saudita e opera
intensamente per regolare i suoi commerci internazionali con le monete
nazionali. Presentata come una grande democrazia, in contrasto con Cina e
Russia, e come amica e alleata dell’Occidente, l’India, però, non è
seconda a nessuno nel processo di de-dollarizzazione dei suoi commerci.
Non
c’è solo l’utilizzo delle monete locali. Si stima che il gruppo Brics
abbia oggi una quota del 22% delle esportazioni globali di merci e
servizi. Tuttavia, la maggior parte degli accordi nel commercio
internazionale è effettuata nelle valute del G7 attraverso il sistema
interbancario Swift. Nel settembre 2023 le quote del dollaro, dell’euro e
della sterlina, usate nel sistema Swift, si attestavano rispettivamente
al 45,58%, 23,6% e 7,32%. Lo yuan è solo la quinta valuta di pagamento
su detto sistema (3,71%), appena dietro lo yen giapponese (4,2%).
Nel
2020, tramite Swift sono stati trasmessi messaggi finanziari per un
valore di 140 trilioni di dollari per eseguire i pagamenti. Invece, meno
dello 0,5% del volume delle transazioni è passato attraverso il sistema
di pagamento interbancario transfrontaliero (Cips) della Cina.
Pertanto,
la reale indipendenza dei Brics dall’infrastruttura di pagamento
internazionale controllata dall’Occidente può essere garantita solo dal
proprio sistema di regolamenti multilaterali nelle valute nazionali. Dal
2018 essi lavorano per un progetto, il Brics Pay, che si prefigge anche
l’uso di nuove tecnologie come il blockchain e le valute digitali delle
banche centrali. Non si tratta di criptovalute. E’ studiato in modo
tale da poter utilizzare qualsiasi valuta usata dai membri del gruppo.
Il
Brics Pay ha diversi scopi, principalmente per i pagamenti
transfrontalieri nel commercio internazionale tra aziende, banche
d’investimento e micro finanza. Esso è stato adottato da diverse
istituzioni e aziende nei paesi Brics ed è in costante crescita. La
State Bank of India, la russa Sberbank, la Bank of China, la Petrobras e
molti altri la utilizzano. Anche l’inglese Standard Chartered Bank ha
integrato il Brics Pay nella sua piattaforma di pagamento digitale. Alla
base del Brics Pay c’è poi la Nuova Banca per lo Sviluppo, la banca dei
Brics, dove sono elaborate tutte le transazioni finanziarie tra le
nazioni del gruppo.
Si ricordi che i Brics rappresentano anche il 15%
delle riserve globali di oro. Non poco, anzi una cifra significativa
tanto da indurre il gruppo a studiare altri strumenti monetari dove
l’oro dovrebbe avere un ruolo importante.
Non crediamo che il G7 sia pronto ad affrontare riforme radicali come questo tempo richiederebbe.
Nessun commento:
Posta un commento