Gibuti e la “Superpotenza”

Gibuti ha respinto la richiesta degli Stati Uniti di schierare sul suo territorio lanciamissili con l’obiettivo di attaccare lo Yemen e ha dichiarato agli Stati Uniti che l’unico modo per fermare le operazioni belliche yemenite era porre fine alla guerra a Gaza. (Nouvelles de Palestine)

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Il carattere patologico del totale dominio ebraico sulla superpotenza USA ​si manifesta qui: la superpotenza non sa adottare altra “diplomazia” che il bombardare, sparare, minacciare di uccidere; conseguenza ovvia se pensi che gli altri esseri umani sono “animali parlanti”. Un tempo ,Washington sapeva usare anche il soft power, la ricerca di negoziato, il compromesso, il do ut des (“se accetti ti offro qualcosa di vantaggioso per te”). Quest’attitudine “ebraica”, primitiva e aggressiva, è ovviamente dannosa, per prima, alla Superpotenza e alla sua stessa pretesa di egemonia: per esercitare l’egemonia occorre una concezione universale dell’umanità sul modello dell’impero romano che si voleva “amicus generis humani”. Qui gli USA adottano la violenza come “prima ratio”, mentre dovrebbe essere minacciata come “ultima ratio”-

Si vede qui benissimo nel caso di Suez: visto che lo scopo è quello di consentire il passaggioi pacifico dei mercantili nel Mar Rosso, esso non sarà raggiunto nemmeno se Washimgtom spiana Gibuti di bombe; al contrario, sarebbe portare nella zona la guerra e quindi obliterarla per mesi e anni. Sempre più chiaramente la Superpotenza diventa, anche per la serva UE che di Suez ha bisogno, un Pericolo Pubblico, non un egemone.