Un nuovo gasdotto è stato sabotato, questa volta in Finlandia
Il primo ministro finlandese Petteri Orpo, intervenendo al Parlamento nazionale, ha riferito che il gasdotto è danneggiato nelle acque finlandesi, mentre un’interruzione del cavo di comunicazione probabilmente ha avuto luogo nella Zona economica esclusiva (ZEE) dell’Estonia. «Il danno scoperto non può essere stato causato dal normale utilizzo della conduttura o da fluttuazioni di pressione», ha dichiarato Orpo in una conferenza stampa. Altre possibili cause, come l’attività sismica, sono già state escluse. Similmente, il gestore dell’infrastruttura, la Gasgrid Finland, ha affermato che l’unica ragione possibile per l’insolita caduta di pressione nel gasdotto Baltic Connector è un buco nel tubo, che è in uso solo da pochi anni. Tuttavia, vi sono versioni contrastanti sulla possibilità che si sia trattato di un’esplosione: l’istituto sismologico norvegese NORSAR, infatti, ha rilevato una probabile esplosione lungo la costa finlandese del Mar Baltico alle 01:20 (ora locale in Finlandia) dell’8 ottobre, utilizzando stazioni in Finlandia; da parte sua, invece, Heidi Soosalu, sismologo del Servizio geologico estone, ha affermato che «I dati sismici non confermano un’esplosione o se ce n’è stata una, era al di sotto della soglia di rilevamento».
Il Baltic Connector è l’unico collegamento diretto della Finlandia alla rete del gas dell’Unione Europea, ma secondo il responsabile alle forniture energetiche finlandesi esistono sufficienti fonti alternative di gas per garantire la sicurezza energetica del Paese. «Il livello di preparazione della Finlandia è buono. Questi eventi non hanno alcun impatto sulla nostra sicurezza di approvvigionamento», si legge nella dichiarazione di Niinistö. Nonostante ciò, gli eventi a livello internazionale fanno temere per una nuova potenziale crisi energetica in Europa: i prezzi del gas, infatti, sono saliti anche in seguito alla chiusura ieri di uno dei maggiori giacimenti di gas israeliani, il Tamar nel Mar Mediterraneo, in risposta all’offensiva di Hamas. La fermata del maxi-giacimento rischia di avere ripercussioni sull’esportazione del gas naturale liquefatto egiziano in Europa, che il Cairo auspicava di riprendere ad ottobre dopo lo stop estivo. Oltre a ciò, vi sono timori anche per quanto riguarda l’Algeria, primo fornitore di gas dell’Italia dopo lo stop alle forniture russe, schierata con Hamas. È arrivata a stretto giro però la rassicurazione di Palazzo Chigi, che ha fatto sapere che «Non c’è al momento preoccupazione, la situazione è costantemente monitorata».
Anche dopo il danneggiamento del Baltic Connector non si prevedono difficoltà energetiche per la Finlandia, in quanto il gas naturale rappresenta solo il 5% del consumo energetico del Paese scandinavo che si appoggia quasi completamente a fonti nucleari o rinnovabili. Le indagini proseguiranno per capire se ci sono moventi di natura geopolitica alla base del danneggiamento del gasdotto: una delle ipotesi, infatti, è che si tratti di una ritorsione della Russia per l’ingresso di Helsinki nell’Alleanza atlantica. Congettura ancora tutta da verificare. Ciò che è certo però è che al momento a guadagnarci dal rialzo dei prezzi sono – ancora una volta – gli speculatori e le compagnie energetiche, mentre un’altra potenziale crisi di approvvigionamento a buon mercato aleggia sull’Europa.
[di Giorgia Audiello]
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