L’ONU ha approvato un intervento armato internazionale ad Haiti
Lo scorso lunedì il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite (UN) ha approvato, su proposta di Stati Uniti ed Ecuador, l’invio di una missione di sicurezza internazionale ad Haiti. La risoluzione è passata grazie al voto favorevole di tredici Paesi, con le sole astensioni di Russia e Cina, motivate dalla poca chiarezza sull’uso della forza e le regole d’ingaggio per i caschi blu che saranno inviati nella nazione caraibica. Da mesi, il governo haitiano chiedeva a gran voce l’invio di un contingente militare internazionale, per sostenere la polizia locale nel combattere il crimine e per riportare ordine in un Paese allo sbando. Nell’ultimo anno ad Haiti ci sono stati circa 3.000 omicidi e quasi 1.500 tentativi di rapimento, con i gruppi criminali che controllano ampie zone del Paese, incluso l’80% della capitale Port-au-Prince. La violenza diffusa ha causato anche lo sfollamento di migliaia di persone, tanto che la vicina Repubblica Dominicana, nelle scorse settimane, aveva deciso di chiudere il confine con Haiti e interrompere l’emissione di visti per i cittadini haitiani.
L’instabilità venutasi a creare ad Haiti ha causato una crisi umanitaria, dovuta soprattutto alla totale incapacità del governo di garantire i servizi basici. Già nell’ottobre 2022 la ONG Medici Senza Frontiere avvertiva del possibile rischio di un’epidemia di colera. Il Paese è stato colpito da simili epidemie anche in passato: nel 2016, per esempio, l’allora segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, fu costretto ad ammettere che l’inizio di un’epidemia di colera – che uccise circa 10.000 persone – era collegabile allo sversamento improprio di liquami da parte delle Forze internazionali di pace dell’ONU allora presenti nel Paese. I caschi blu si sono inoltre resi responsabili di numerosi abusi e violenze: nel 2007, per citare un esempio, i membri del contingente dello Sri Lanka vennero ritenuti responsabili di numerosi stupri ed altri tipi di violenze anche a danni di bambini. Tali abusi sono rimasti impuniti, data l’impossibilità per il governo haitiano e per le Nazioni Unite stesse di processare i responsabili. Per questi motivi, la presenza di un contingente ONU non è di certo ben vista dalla popolazione locale.
La nuova missione militare, sponsorizzata dagli Stati Uniti con 100 milioni di dollari, sarà guidata dal Kenya e comprenderà un contingente di circa 1.000 unità tra soldati e forze di polizia. Anche altri Paesi, come la Giamaica e le Bahamas, si sono offerti di inviare piccoli contingenti sull’isola. Gli attivisti e le forze di opposizione presenti ad Haiti hanno fatto notare che difficilmente il migliaio di soldati inviati dall’ONU riuscirà a fare una grossa differenza nel combattere le numerose gang criminali presenti nel Paese. A ciò va aggiunto che le stesse forze di polizia del Kenya sono state accusate in diverse occasioni di violenze, abusi e omicidi.
La missione di sicurezza multinazionale, che verrà inviata ad Haiti, avrà inoltre il compito di mettere in sicurezza le infrastrutture critiche e gli snodi di transito come aeroporti e porti, oltre a scuole e ospedali. Il dubbio che sorge riguarda proprio il fatto che sia questa la principale motivazione dell’intervento delle Nazioni Unite, ovvero la protezione degli interessi economici delle multinazionali le quali, nonostante la situazione di caos in cui di trova il Paese, negli anni hanno comunque investito importanti somme. Haiti, uno tra i Paesi più poveri dei Caraibi, può vantare ingenti risorse di gas e petrolio, riserve di oro e il secondo deposito a livello globale di iridio (minerale raro, utilizzato nella costruzione di motori per aerei, condutture marittime e convertitori catalitici per le automobili). Nel Paese, dove spesso mancano per la popolazione anche i più basilari beni di consumo, non mancano inoltre le armi. Tanto che, su richiesta della Cina, il Consiglio di Sicurezza ha dovuto estenderne l’embargo, principalmente dagli Stati Uniti, anche se queste continuano ad arrivare alimentando la guerra tra bande e il caos.
Haiti è governata dal 2021 da Ariel Henry, salito in carica ad interim dopo l’assassinio del precedente presidente Jovenel Moïse, ucciso da un gruppo di mercenari mentre si trovava nella propria abitazione. Henry, nei suoi anni di governo, non è stato in grado di mettere un freno alla violenza e ha più volte rimandato le elezioni promesse. Non a caso, una buona parte della popolazione haitiana ritiene che ricopra il proprio ruolo in modo illegittimo. Il governo di Henry è stato inoltre accusato in diverse occasioni di complicità con i gruppi criminali, cosi come le forze di polizia haitiane, colpevoli entrambi, secondo diversi gruppi di opposizione, di mantenere una situazione di caos per interessi economici personali, a discapito di quelli nazionali. I cittadini haitiani si trovano quindi a dover affrontare i gruppi criminali non solo per le strade della loro nazione ma, molto spesso, anche nei palazzi del governo.
[di Enrico Phelipon]
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