Oramai le parole sono stantie, disseccate, inutili
di Andrea Zhok - 17/10/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/oramai-le-parole-sono-stantie-disseccate-inutili
Fonte: Andrea Zhok
Oramai le parole sono stantie, disseccate, inutili.
Di
fronte all'uso costantemente distorsivo e protervo che ne viene fatto
dalla politica occidentale e dai suoi servi mediatici, continuare ad
usare le parole per spiegare alcunché mette oramai vergogna.
Non ci vogliono infatti tante parole per capire che bombardare a tappeto aree abitate da civili è un comportamento repellente.
Non
è necessaria particolare eloquenza per spiegare che i corpi martoriati
di ragazzini che si vedono estrarre a ciclo continuo dalle macerie di
Gaza non possono essere qualcosa di giusto in nessun universo possibile.
Non
è richiesto particolare acume per capire che sbattere fuori dagli
ospedali migliaia di malati e feriti non è un civile avvertimento ma una
condanna a morire fuori scena.
Non si richiede particolare potenza
argomentativa per capire che ciascuno di questi lutti armerà le mani di
padri, zii, o di chiunque gli si senta vicino e condurrà ad altri lutti.
Dovrebbe bastare questo a capire che tutti gli argomenti e le battute su "chi ha cominciato?" sono spazzatura.
E questo, cari i miei intellettuali a molla, non sono "filosofemi", non è "pacifismo astratto".
Questa
è semplice comprensione del fatto che in una situazione dove ci si
massacra ininterrottamente da 75 anni forse le strategie di un continuo
rilancio nella ferocia, adottate sistematicamente con poche eccezioni,
dovrebbero essere radicalmente ripensate.
E dovrebbero essere
ripensate non solo per umanità nei confronti dei civili palestinesi, ma
anche per chi ha a cuore la vita futura di Israele e dei suoi cittadini,
che sappiamo essere tutt'altro che unanimemente concordi con i vari
Netanyahu.
Già perché è una regola tecnologica generale che più passa
il tempo, più il potenziale distruttivo disponibile cresce e più
diviene facilmente accessibile.
Rilanciare il gioco della sfida
militare, coltivare un odio duraturo e stabile - come sta avvenendo ora
con il genocidio già in atto a Gaza - per un paese di 9 milioni di
abitanti e il territorio della Lombardia in mezzo a 150 milioni di arabi
(o se si preferisce, un miliardo di musulmani) non è davvero una
strategia lungimirante neppure nei termini della più sobria Realpolitik.
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