Almeno 700 bambini sono stati uccisi dalle bombe israeliane su Gaza
In tutto, i palestinesi rimasti uccisi nei bombardamenti sono almeno 2.329, con 9.714 feriti. Gli ospedali nella parte settentrionale dell’enclave assediata hanno ricevuto ordini di evacuazione in vista di un’imminente offensiva di terra, mentre le strutture mediche in tutto il territorio densamente popolato sono sopraffatte da migliaia di pazienti feriti, molti dei quali costretti a dormire per terra nei corridoi. L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha “condannato fermamente” i ripetuti “ordini israeliani di evacuare 22 ospedali che curano più di 2.000 pazienti nel nord di Gaza”, avvertendo che l’“evacuazione forzata di migliaia di malati dal nord di Gaza verso il sud” può essere “l’equivalente di una condanna a morte”. Nel sud di Gaza, infatti, le strutture sanitarie sarebbero “già al massimo delle loro capacità e non sono in grado di assorbire un aumento considerevole del numero dei pazienti”. Le condizioni sono particolarmente disastrose all’ospedale Shifa, il più grande complesso medico della città di Gaza, dove si sono rifugiati 40mila sfollati. I medici palestinesi avvertono di un’imminente epidemia di malattie infettive a causa del sovraffollamento. Camion dei gelati e veicoli refrigerati per il cibo vengono utilizzati per immagazzinare le salme. Molti corpi sono allineati sui marciapiedi prima della sepoltura. Gli obitori sono pieni.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha affermato che l’acqua è ormai diventata una “questione di vita o di morte” per il popolo Striscia di Gaza dopo il taglio da parte di Israele delle forniture idriche. I palestinesi sono ora costretti a utilizzare l’acqua sporca dei pozzi, che fa vertiginosamente aumentare il rischio di malattie. Un altro grande allarme umanitario è stato lanciato da ActionAid per donne incinte e neonati. «Siamo particolarmente preoccupati per l’impatto devastante sulle 50.000 donne incinte presenti a Gaza in questo momento e sui neonati – ha dichiarato Riham Jafari, coordinatore Advocacy e Comunicazione per la Palestina – che vengono lasciati senza cure mediche essenziali e senza la sicurezza che meritano, mentre viene chiesto alla popolazione civile di compiere la scelta impossibile di fuggire senza alcuna garanzia di sicurezza o di rimanere a rischio di morte quasi certa».
Stamane il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha dichiarato che Israele avvierà «operazioni militari significative» solo una volta che i civili avranno lasciato Gaza, aprendo un corridoio «fra le ore 10:00 e le 13:00» di oggi lungo un itinerario che “Israele non colpirà”. Venerdì pomeriggio, a Gaza City, è stato però colpito un convoglio di veicoli che trasportava civili in fuga dopo l’ultimatum lanciato da Israele a Salah-al-Din Road, una strada che, come confermato anche dal Guardian e dalla Bbc, era stata indicata come “un percorso sicuro”. Secondo il ministero della Salute palestinese, nell’attacco sono morte 70 persone. Lo scenario partorito dall’offensiva è stato immortalato dalle riprese: nel video si mostrano 12 cadaveri, la maggior parte dei quali di bambini e donne. Hamas ha accusato del brutale attacco l’esercito di Israele, che per bocca del suo portavoce militare ha replicando parlando di «una menzogna». Nel frattempo, nella cornice di questo spietato fuoco incrociato, civili di ogni età continuano a morire. Inermi, senza vie d’uscita. E senza nessuna colpa.
[di Stefano Baudino]
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