Hamas - Israele. La guerra e i suoi possibili futuri imprevisti
PICCOLE NOTE - 9 OTTOBRE 2023
Le scene strazianti degli israeliani uccisi nell’attacco di Hamas e le scene di violenza contro i civili innocenti che hanno inondato il mondo rendono arduo l’esercizio di informare con la necessaria lucidità. Quella lucidità più indispensabile che mai in un momento in cui tutto sembra precipitare nell’abisso di un conflitto che potrebbe inghiottire il mondo intero, dal momento che c’è chi spinge per allargare il fronte dello scontro, dall’Iran alla Russia (?), nulla importando del destino del popolo israeliano e del popolo palestinese, che questa prospettiva precipiterebbe in un baratro rispetto al quale l’orrore di questi giorni impallidirebbe.
Inutile sottolineare la drammaticità di quanto sta avvenendo: a oggi sono 700 le vittime israeliane e nel Paese imperversano ancora cellule di militanti di Hamas, mentre Tel Aviv bombarda Gaza, dove si contano oltre 560 morti, numeri destinati ad aumentare in maniera drammatica.
Israele si sta mobilitando per un intervento di terra, una prospettiva che prelude a una strage di palestinesi e presenta tante e tali variabili che il suo costo potrebbe risultare insopportabile per Tel Aviv.
Hamas e le tragiche incertezze di Israele
Israele, infatti, potrebbe perdere tanti uomini, forse troppi per la sua immagine di forza invincibile, che ritiene necessaria alla sua sopravvivenza, e Hamas ha ancora tanti missili puntati sulle città israeliane, che le difese aeree non sono riuscite a salvare in questi giorni.
E se i bombardamenti su Gaza, che si annunciano più massivi che mai, saranno di certo osservati con indulgenza dall’Occidente a motivo dell’eccidio di questi giorni, non per questo Tel Aviv può permettersi un genocidio, pena il marchio di infamia imperituro. A tali difficoltà si sommano quelle degli ostaggi in mano ad Hamas, che Tel Aviv deve salvare a tutti i costi. Un’arma potente in mano alle milizie islamiste.
C’è poi la variabile delle milizie sciite di Hezbollah, attestate nel Libano meridionale, che hanno annunciato la loro discesa in campo a fianco di Gaza, se Tel Aviv dovesse superare determinate linee rosse. Ed Hezbollah può devastare nel profondo Israele con il suo micidiale arsenale.
Queste e altre possibilità sono spiegate nell’articolo di Hamos Arel pubblicato su Haaretz dal titolo: “Quattro opzioni sbagliate si presentano a Israele nella Striscia di Gaza”.
A tutto ciò si aggiunga la possibilità che la guerra si estenda all’Iran, opzione sulla quale si sta premendo in ambito internazionale. Ma anche se Israele usasse le atomiche del suo arsenale, è un’opzione che rischia di far sparire diverse città israeliane dalla faccia della terra, anche se godesse dell’ovvio supporto degli Stati Uniti (i cui arsenali, peraltro, presentano criticità a causa delle forniture all’Ucraina).
Inoltre, Teheran in passato ha mostrato a Tel Aviv la sua eventuale risposta alle atomiche, recapitando al rivale regionale un filmato in cui suoi missili colpivano la centrale atomica di Dimona.
Tante, troppe le variabili in gioco. E tutte nefaste. Così, dopo aver stigmatizzato con acuto dolore l’aggressione subita dai suoi concittadini e i crimini commessi da Hamas, Arel avverte: “Il terribile attacco terroristico che abbiamo subito non è la distruzione del Terzo Tempio, così come la pandemia di COVID-19 non ha portato alla fine dell’umanità. Forse è meglio per i media non alimentare ulteriore ansia su questa situazione già drammatica e difficile per tutti noi”. Un richiamo a conservare la necessaria lucidità, nonostante tutto, indispensabile per evitare ulteriori e più gravi disastri.
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