In Italia i contadini non ci sono più
di Giannozzo Pucci - 17/07/2023
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Fonte: Giannozzo Pucci
In Italia i contadini non ci sono più, restano gli
agricoltori industriali che sono un mercato per l'industria, un mercato
di pesticidi, petrolio, macchine agricole, droni, computer, tecnologie
sempre più costose e diverse come i trattori guidati dal satellite, che
in nome del progresso sono agricoltori sempre più grandi, sempre più
inquinanti, sempre più indebitati, per questo non vivono se non ricevono
finanziamenti dall'unione europea. Un'attività piena di comunità
rurali, contadini e artigiani, trasformatori su piccola scala, per
mercati locali, in cui vigeva il regime di esenzione dall'essere
considerata e tassata come il commercio, eccetto il dazio, Un'attività
da cui nasceva la lingua, la cultura materiale del saper fare, su cui
con la mezzadria e la coltivazione diretta, si sono costruite e
mantenute buona parte delle nostre meravigliose città storiche,
un'attività che è stata schiacciata e distrutta dalle leggi fatte
apposta per l'industria perché, come diceva don Milani, non c'è peggiore
ingiustizia che fare parti uguali fra diversi, in altre parole "libera
volpe in libero pollaio". L'Europa è i nostri sindacati agricoli sono
stati e sono i grandi sostenitori di tutto questo, al di là di quello
che ogni tanto fanno finta di essere. Sono a favore degli allevamenti
industriali che non sono mai esistiti nel mondo contadino. Loro
difendono l'uso del glifosate che inquina le falde per tutti e che non è
mai esistito nel mondo contadino. Loro non si oppongono alle assurde
complicazioni burocratiche che sono lavoro per loro, e preferiscono
eliminare un milione di contadini e luoghi di vita contadina nelle
campagne per avete 60mila posti di lavoro davanti ai computer nei loro
uffici in città. Loro e l'Europa non vogliono una vera transizione
ecologica perché non vogliono liberalizzare, far rinascere e proteggere
una nuova agricoltura contadina, senza la quale non cambieremo cultura e
modo di vivere da quella finanza di saccheggio in cui siamo ora e non
torneremo a un'armonia e simbiosi con la terra secondo quello che molti
popoli felici hanno vissuto e potrebbero vivere ancora di più oggi, nel
rispetto dei comandi del Creatore scritti nella natura.
Per
modernità s'intende quella corrente di pensiero che ha rotto col passato
e considera come un valore unicamente ciò che rientra nel concetto di
"progresso": il primato dell'efficienza, dell'immagine sul pensiero e
della struttura sul contenuto. Sono esclusi i valori della saggezza e
della contemplazione, nonché tutto quello che si collega alla sfera
religiosa, considerata come dominio dell'irrazionale: si rigetta così
la dimensione trascendente della realtà e si genera l'indifferenza nei
confronti di Dio e della sua Parola. Perciò la cultura moderna è una
rottura/opposizione rispetto al Vangelo, perché votata ai principi del
razionalismo. L'uomo moderno tende così a costruire la vita su consensi
sociali soggettivi verso scelte contrarie alla stessa etica naturale (
aborto, eutanasia e insieme rifiuto della morte, ingegneria genetica,
invenzioni di sessi ecc.) Cioè su comodità o bisogni o interessi
travestiti di diritti che nascono da sofferenze individuali in una
società che considera un supremo diritto l'abolizione di ogni sofferenza
nel benessere individuale imprigionato e manipolato e distratto dalla
tecnologia. Da questo che sta distruggendo la terra bisogna uscire con
l'etica naturale, l'alimentazione naturale, la rigenerazione delle
acque, delle terre, dei boschi, tramite piccoli popoli/comunità che sul
territorio comincino a esprimere sovranità.
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