Quanto rivelato in questo articolo da Cesare Sacchetti è abbastanza conosciuto fra gli storici seri e indipendenti ma del tutto ignoto ai più, ed è di un tale impatto psicologico da rischiare il rigetto difensivo perché lede gravemente le false e precarie certezze (fasulle) valoriali su cui si fonda la cinica e ipocrita civiltà occidentale. In estrema sintesi il cosiddetto Olocausto, la strage di ebrei (e non solo loro) perpetuata dai nazisti è stata concepita e resa possibile con la collaborazione di altri ebrei, però sionisti, che volevano una loro patria in Palestina, progetto che Hitler approvava e sosteneva. Motivo per cui furono massacrati tutti quegli ebrei che erano contrari allo sionismo o che erano tenuti all'oscuro di tali complicità e ignoravano queste trame aberranti e tutti coloro che fino all'ultimo rifiutarono di trasferirsi e di credere che sarebbero arrivati alla "soluzione finale". Il "divide et impera" in questo caso non è stato un processo esterno e imposto al mondo ebraico, ma interamente interno, essendo un mondo tutt'altro che unito e omogeneo, ma estremamente diviso e divisivo e in quegli anni anche piuttosto spietato. Claudio
La storia segreta e proibita dell’alleanza tra sionismo e nazismo
Questa storia è una di quelle inconfessabili e una di quelle che più atterrisce i poteri che comandano l’Occidente liberale.
È una storia che fa paura alle alte sfere liberali perché essa contraddice, o forse sarebbe meglio dire annienta, tutta la narrazione che ci è pervenuta attraverso la storiografia ufficiale degli ultimi 70 anni.
È la storia dell’alleanza tra sionismo e nazismo. L’ultimo capitolo di questa sacrilega e solo apparentemente assurda alleanza è quello che riguarda le dichiarazioni dell’ambasciatore israeliano in Ucraina, Mykhail Brodsky.
Brodsky ha recentemente affermato che l’ammirazione dei moderni nazisti ucraini verso Stephan Bandera non è poi così scabrosa.
Stephan Bandera è l’eroe dei nazisti ucraini che governano il Paese da ormai nove infausti anni. Bandera è l’uomo che stabilì una solida alleanza con la Germania Nazista per condurre l’Ucraina verso l’indipendenza.
È anche l’uomo che accettò pur di raggiungere tale aspirazione di massacrare gli ebrei ucraini durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Quando Vladimir Putin ha fatto vedere al recente forum economico di San Pietroburgo il tipo di orrende e inimmaginabili persecuzioni che i nazisti di Bandera hanno inflitto agli ebrei in molti hanno rabbrividito.
I nazisti ucraini arrivavano a bruciare vivi i neonati. Sono documentati e provati i casi di infanticidi nei quali bimbi appena nati venivano inchiodati ai tavoli per poi subire, come se questo orrore non fosse già abbastanza insopportabile, l’asportazione degli occhi.
La pagina del nazismo ucraino è una pagina scritta con il sangue e di indicibili orrori che difficilmente troviamo in altre pagine di storia.
Sono questi gli “eroi” ai quali si ispira oggi il regime nazista di Volodymyr Zelensky. Sono questi gli uomini con i quali i governanti europei, soprattutto Giorgia Meloni, scambiano calorosi abbracci in pubblico e ai quali le istituzioni liberali rinnovano ogni giorno il loro sostegno e incondizionato supporto.
Oggi l’Occidente liberale e lo stato di Israele si ritrovano alleati in teoria con tutto ciò che apparentemente fino a ieri dichiaravano di voler mettere al bando.
Questa apparente contraddizione si spiega con la segreta, solamente per i libri di storia Occidentali, alleanza tra sionismo e nazismo.
E per comprendere la genesi di questo patto scellerato occorre tornare per un istante indietro al 1917, anno nel quale l’allora primo ministro britannico, Balfour, firmò la celebre, o famigerata dichiarazione Balfour.
La dichiarazione Balfour: il sionismo vuole la Palestina per costruire Israele
Erano gli anni nei quali infuriava il primo conflitto mondiale. La prima guerra mondiale ebbe una rilevanza enorme per i piani della ideologia sionista.
Solamente attraverso questo enorme evento bellico fu possibile abbattere l’impero Ottomano che all’epoca nei piani del sionismo internazionale e della famiglia Rothschild andava rimosso per consegnare il mandato della gestione della Palestina alla Gran Bretagna, la monarchia che questa famiglia di banchieri controllava saldamente almeno dal 1815.
All’epoca si stavano diffondendo rapidamente le idee del padre ideologico del sionismo, Theodor Herzl, che aspirava alla costruzione di una casa nazionale per gli ebrei nel mondo che avrebbe dovuto essere la Palestina.
La Palestina era da tempo un territorio dove non c’era alcuna traccia di ebraismo da molti secoli per via della celebre diaspora che colpì il popolo ebraico dopo che Tito distrusse il tempio di Gerusalemme nel 70 d.C.
Il sionismo nasce da una visione messianica che aspira a riportare in vita l’originario stato di Israele per poi affidare a tale nazione un ruolo di supremazia morale e politica rispetto alle altre nazioni.
Nel sionismo, Israele deve affermarsi e trionfare sopra le altre nazioni con ogni mezzo e ad ogni costo.
Tale movimento fu generosamente finanziato dalla famiglia Rothschild i cui denari sono stati indispensabili negli anni successivi a supportare la causa sionista e la costruzione delle varie istituzioni simbolo del Paese, quali ad esempio la suprema corte israeliana.
Gli ebrei in quella fase erano alquanto divisi. Molti non volevano affatto costruire uno stato ebraico perché credevano che avrebbe alienato e reso stranieri in patria gli ebrei che da molti secoli vivevano nelle nazioni europee e dove erano da tempo perfettamente integrati.
Tra questi oppositori, c’era un gentiluomo dalla corporatura imponente e dai modi miti che si chiamava Edwin Montagu.
Montagu era un uomo di governo e aveva già ricoperto incarichi importanti prima della dichiarazione Balfour.
Era stato segretario finanziario del Tesoro nel 1915 per poi ricoprire l’anno successivo la carica di cancelliere del ducato di Lanchester, la più alta dopo quella di primo ministro nel governo britannico.
Quando venne firmata la dichiarazione Balfour nella quale il primo ministro Balfour garantiva a Rothschild tutto l’impegno del governo britannico nel far sì che la Palestina diventasse la casa degli ebrei, Montagu si oppose strenuamente ad essa.
Montagu aveva un forte senso della patria e riteneva tale dichiarazione antisemita”. Per lui, il sionismo non era altro che “un credo politico malizioso, insostenibile per ogni cittadino patriottico del Regno Unito”.
Esisteva dunque, ed esiste tuttora seppur oscurata dai media ufficiali, una corrente del mondo ebraico che non si riconosceva e non si riconosce in nessun modo nel sionismo e considerava tale filosofia una minaccia letale per gli ebrei.
La Germania Nazista alleata della lobby sionista
Negli anni successivi vengono poste le fondamenta di quella sacrilega alleanza menzionata in precedenza tra sionismo e nazismo che avrà un ruolo imprescindibile per la nascita di Israele nel 1948.
Quando Adolf Hitler sale al potere e inaugura la stagione della Germania Nazista nel 1933 uno dei suoi primissimi atti di governo è stabilire un solido patto con la federazione sionista della Germania e l’agenzia ebraica per la Palestina.
Così nasce la famigerata Haavara, ovvero quel trattato senza il quale si può affermare senza timore di smentita la costruzione del futuro stato ebraico sarebbe stata praticamente impossibile.
Attraverso tale accordo infatti giungono in Palestina almeno 70mila ebrei tedeschi altamente preparati e specializzati che avranno un ruolo di primo piano nello stabilire la futura classe dirigente israeliana.
Va considerato inoltre che una volta giunti in Palestina, agli ebrei tedeschi venne data la possibilità di comprare con i loro fondi beni prodotti dalla Germania Nazista per un valore pari alla cifra di 125 milioni di marchi tedeschi.
Ciò porta ad un altro paradosso accuratamente nascosto dagli storici e accademici degli atenei liberali.
Mentre dunque da un lato alcuni esponenti del mondo ebraico lanciavano un boicottaggio di tutto ciò che veniva prodotto in Germania, dall’altro i leader del mondo sionista si premuravano di correre in soccorso di Adolf Hitler e gli mettevano a disposizione ingenti somme di denaro senza le quali il regime nazista difficilmente avrebbe potuto sopravvivere.
La storia vera e documentata con fatti e prove inoppugnabili non narra dunque di una contrapposizione tra nazismo e sionismo. Narra di una loro stretta alleanza.
Il sionismo era così benvoluto dal furher che l’associazione Reich Union governata da esponenti del mondo sionista era praticamente l’unica alla quale veniva consentito di esistere mentre le altre venivano tutte messe al bando dai nazisti.
Quando si guarda allo scopo della Reich Union si comprende il perché di tale esclusivo e speciale privilegio. Questa associazione si proponeva di far migrare tutti gli ebrei tedeschi in Palestina, compresi anche quelli che non avevano alcuna intenzione di lasciare la Germania.
Il nazismo teneva così tanto a dare ad Israele la popolazione di cui aveva bisogno per nascere che Adolf Eichmann in Austria stabil nel 1938 l’ufficio centrale per la migrazione ebraica. In Austria, i nazisti costruirono dei campi di preparazione per la vita nei kibbutz israeliani.
Ad alcuni lettori potrà apparire surreale. Adolf Eichmann, l’aguzzino degli ebrei, che si prodiga per la causa dello stato di Israele.
Eppure è esattamente ciò che è accaduto solo che queste pagine di storia sono state accuratamente occultate perchè disturbano la narrazione dei nazisti come soli ed esclusivi colpevoli dei crimini consumatisi in quegli anni.
Come si vede, fu la persecuzione degli ebrei da parte di Hitler che creò dal nulla la necessità di una migrazione di massa.
Agli esponenti delle varie associazioni sioniste, ciò andava benissimo. Le persecuzioni degli ebrei sono ciò che consentirono di costruire la narrazione della necessità di dare vita ad un “rifugio nazionale” per gli ebrei tedeschi ed europei.
È per questo che i vertici del sionismo internazionale non dissero una parola di fronte all’allontanamento ed espulsione degli ebrei dalla vita civile in Germania.
E non dissero nulla nemmeno quando i nazisti espulsero circa duemila accademici e scienziati dalle università in Germania e rimasero in silenzio anche quando gli ebrei vennero deportati ad Auschwitz e massacrati.
Quando iniziarono le deportazioni degli ebrei nel famigerato campo di concentramento, il rabbino Michael Dov Weissmandl mise a disposizione delle mappe per consentire di bombardare il sito ma i leader della comunità sionista non mossero un dito per salvare i deportati ebrei.
Voltarono le spalle a Rabbi Weissmandl che poi accusò pubblicamente i leader sionisti di aver consegnato al massacro gli ebrei pur di giungere al loro fine che voleva la nascita dello stato di Israele.
Israele è dunque nata con il sangue degli ebrei mandati al macello da Hitler aiutato e foraggiato dagli alleati sionisti.
C’è poi un altro sconvolgente e documentato fatto che riguarda il campo di concentramento di Auschwitz.
In tale campo, gli ebrei venivano usati come schiavi per la lavorazione dei prodotti del colosso farmaceutico tedesco, I.G. Farben, che è stato diretto fino al 1938 da Max Warburg, appartenente alla nota famiglia di banchieri.
Nell’azionariato della I.G. Farben c’erano anche i Rockefeller e ciò significa che la dinastia di banchieri di New York utilizzò il lavoro forzato degli schiavi ebrei per i propri profitti personali.
Lo stesso colosso farmaceutico produceva il famigerato gas Zyklon b che si ritiene sia stato utilizzato per poi uccidere gli ebrei detenuti nei campi.
I Rockefeller fecero una fortuna dallo sterminio delle famiglie ebree.
I mandanti delle stragi degli ebrei tedeschi prim’ancora che a Berlino erano Oltreoceano, nei lussuosi uffici delle banche di Wall Street ma ciò ovviamente non viene mai detto alle comitive di studenti che ogni anno vengono portate in pellegrinaggio ad Auschwitz.
Occorre raccontare la favola di un Hitler venuto fuori dal nulla senza rivelare ai giovani e al resto della popolazione chi furono gli architetti di quegli eccidi.
È molto più conveniente sventolare il vessillo dell’antinazismo, ormai tra l’altro solo di pura facciata, senza dire la verità su coloro che permisero la rapida ascesa del nazismo.
Chi finanziò Hitler?
La storia del tradimento del popolo ebraico può essere spiegata soltanto con la presa del potere di Adolf Hitler.
A stabilire un profondo e strettissimo rapporto con il sionismo fu proprio lui. Un legame persino più stretto sotto certi aspetti di quello che la Gran Bretagna già aveva con le varie associazioni sioniste.
La storiografia ufficiale ci racconta dell’ascesa improvvisa al potere di Hitler ma tace sul mistero del rapido successo di quello che fino a pochi anni prima era considerato solamente uno “spiantato” senza risorse che nel giro di pochi anni conquistò il Paese più importante dell’Europa Centrale.
Ciò che non viene mai approfondito è l’origine dei fondi che consentirono ad Adolf Hitler di conquistare la Germania.
A questa domanda si possono trovare delle risposte in un libro che è stato accuratamente occultato dagli storici liberali e intitolato “Le origini finanziarie del Nazional Socialismo” scritto nel 1933 da uno scrttore che scelse lo pseudonimo di Sydney Warburg per spiegare da dove giunsero i capitali per finanziare il nazismo.
Warburg narra di un incontro tenutosi nel luglio del 1929 ai livelli più alti della finanza newyorchese al quale parteciparono il presidente della celebre banca JP Morgan assieme al giovane John D. Rockefeller.
In tale incontro, fu deciso di dare ad Adolf Hitler tutti i capitali di cui aveva bisogno purché questi avesse mantenuto una “politica estera estremamente aggressiva”.
Warburg si recò in Germania dal 1929 al 1933 e nei suoi periodici incontri con Hitler trasferì al partito nazista la enorme somma – all’epoca lo era ancora di più – di 25 milioni di dollari.
Il libro già in quegli anni venne fatto immediatamente sparire dagli scaffali delle librerie in Europa e negli Stati Uniti.
Dopo la guerra, il politico conservatore tedesco Franz von Papen ne raccomandò la lettura, e nel 1975 alcuni ricercatori rivelarono che il suo autore era in realtà Otto Strasser, un politico membro del partito nazista fino al 1934, anno in cui venne espulso da Hitler per via della sua opposizione alle politiche di discriminazione razziale imposte dal fuhrer.
L’uomo che mise a ferro e fuoco l’Europa, l’uomo che invase la Polonia, l’uomo che deportò innocenti ebrei nei campi di sterminio fu secondo questa ricostruzione un prodotto del laboratorio politico della finanza newyorchese.
È una verità atroce e sconvolgente che dimostra come la gestazione del nazismo sia stata concepita sin dai suoi esordi da determinati ambienti finanziari per raggiungere un altro scopo.
Quello di gettare le fondamenta del futuro stato ebraico che nascerà nel 1948 proprio con il decisivo contributo di Hitler che darà ad Israele la popolazione di cui avrà bisogno per potersi definire pienamente uno stato.
Al tempo stesso si raggiunse un altro fine non affatto secondario nell’ottica di tali poteri. Si uccise lo Stato nazionale in Europa e si iniziò a trasferire i poteri che prima erano assoluta prerogativa degli Stati nelle mani di organizzazioni sovranazionali quali l’ONU, la banca mondiale e il FMI.
Quanto scrisse Warburg, o Strasser, troverebbe una perfetta continuità negli accadimenti successivi alla guerra.
I documenti declassificati della CIA hanno rivelato che il governo americano era informato della possibilità che Hitler non fosse morto suicida a Berlino nel suo bunker nel 1945 ma che invece fosse riuscito a fuggire in America Latina nella quale sarebbe rimasto sino alla sua morte naturale avvenuta presumibilmente nei primi anni 60.
Una volta compiuta la sua “missione” i poteri che riempirono le casse del partito nazista a Hitler gli consentirono un passaggio e un soggiorno sicuro in Argentina.
Non una parola di questa storia è stata mai raccontata al pubblico italiano e Occidentale. E non una parola di queste informazioni viene detta dai rappresentanti della comunità ebraica nelle annuali giornate del ricordo che mirano a sensibilizzare il pubblico agli orrori delle persecuzioni subite dagli ebrei senza però rivelare un’atroce verità.
Ci furono ebrei che condannarono a morte altri ebrei per i loro interessi politici. Ci furono ebrei che piuttosto che proteggere i loro fratelli finanziavano il loro carnefice.
E oggi gli stessi esponenti della comunità ebraica che pretendono di rappresentare tutti gli ebrei tacciono sulla prosecuzione di questa alleanza sacrilega che vede Israele e i vari gruppi sionisti difendere coloro che sventolano vessilli nazisti in Ucraina.
La storia che vede la svastica nazista a fianco della stella a sei punte come si vede è molto più antica di quello che alcuni potevano credere e resta ancora oggi probabilmente la più proibita e inconfessabile tra gli storici del secolo scorso e quelli contemporanei.
È una storia che non può essere raccontata perché la sua sconvolgente verità rivelerebbe agli italiani e al mondo chi furono veramente i poteri che trascinarono la Germania, l’Europa e il mondo intero in un inferno di dolore, di morte e di persecuzioni mai viste nel cuore dell’Europa.
Alcune “verità”, spesso parziali e incomplete, vanno ricordate e ripetute all’infinito. Altre invece, spesso molto più vere e scomode delle altre, devono essere accuratamente seppellite e non rivelate al pubblico.
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