"Se Dio non esiste tutto è permesso"
di Andrea Zhok - 10/07/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/se-dio-non-esiste-tutto-e-permesso
Fonte: Andrea Zhok
A quanto pare la competizione di miss Olanda è stata vinta
da un/a ventiduenne transessuale. Al netto del fatto che tutti questi
concorsi analogamente a Eurovision, Sanremo, ecc. sono da tempo mere
kermesse della propaganda di volta in volta egemone, e dunque sperare di
trovarvi saggezza è ingenuo, comunque può essere utile prendere spunto
da questo episodio, l'ennesimo, per alcune considerazioni di carattere
generale.
Le fasi storiche di disorientamento, degenerazione delle
strutture normative e autoritative in una società non sono qualcosa di
inedito.
La storia ne rammenta diversi casi, e spesso si tratta di
società padronali opulente, che avendo perduto ogni contatto con la
durezza della realtà e con la concreta varietà del naturale e
dell'umano, avviano un processo involutivo, degenerativo, in cui i
paradigmi del giusto e dell'ingiusto, del naturale e dell'innaturale,
dell'accettabile e dell'inaccettabile si dissolvono.
A noi
occidentali del XX-XXI secolo è capitato in sorte di vivere un periodo
di tal fatta, e invero forse il più radicale che la specie umana abbia
conosciuto.
Sulla base di un'interpretazione del paradigma liberale,
oggi la forma che prende la giustificazione di un'azione non è "perché
si dovrebbe farlo?", ma "perché non si dovrebbe farlo?"
Ora,
assegnare l'onere della prova al divieto potrebbe essere di per sé una
buona idea liberale, se non fosse che simultaneamente tutte le forme di
solidità argomentativa, tutte le forme dimostrative, tutti gli appelli
all'evidenza o al buon senso hanno perduto di forza.
E così la
domanda "perché non si dovrebbe farlo?" in una realtà in cui nessuna
argomentazione è più in grado di produrre alcuno stabile convincimento,
si traduce senz'altro in: "Vale tutto".
Il degrado epistemico; il
discredito della pratica scientifica (ridotta a produzione tecnica
mercenaria); la sfiducia in tutte le evidenze - oramai liberamente
costruibili al computer; la svalorizzazione dell'esperienza accumulata
(che va di pari passo con la svalutazione dell'anzianità); il predominio
di una cultura dell'immagine svincolata dal principio di realtà; la
perdita di autorevolezza degli "intellettuali", a partire dai
giornalisti, visti sempre di più come pedine marginali a disposizione
del miglior offerente; la secolarizzazione avanzata, che ha dissolto
l'idea stessa che esistano principi non negoziabili; tutti questi
processi hanno portato ad una situazione in cui, per quanto assurda,
contraddittoria, insensata, disfunzionale e malata una tesi possa
essere, comunque non potrà essere abbattuta da ragioni.
Diceva Dostoevskij che "Se Dio non esiste tutto è permesso".
In
molti - incluso lo scrivente - si sono cullati a lungo nell'idea che,
in fin dei conti non è necessario sussumere sotto l'idea di Dio ogni
credito e ogni autorevolezza. E di principio è senz'altro vero. Come
ammesso peraltro anche da grandi teologi, ci possono essere molteplici
vie al Vero. E alla luce di una storia in cui il nome di Dio è stato non
di rado utilizzato a mera tutela del potere costituito o del
pregiudizio armato, la ragione filosofica ha cercato (talvolta anche con
successo) solidi accessi laici al Vero.
Ma l'orologio della storia
sta scavalcando, se non ha già scavalcato, quella finestra di
opportunità in cui una ragione flessibile, attenta all'esperienza
esterna e interiore, avrebbe potuto diventare un sostituto o complemento
adeguato dell'appello verticale al divino, alla Rivelazione, ad
un'autorità morale assertoria.
La dissoluzione di tutte le
normatività sociali ha portato con sé anche il peso delle
argomentazioni, della parole, delle evidenze, delle esperienze,
lasciando la ragione priva di peso, impotente.
E dunque? Cosa ci
attende? Credo che quel che ci attende sia in fondo molto semplice.
Perduta quest'occasione, chiusa questa finestra, una volta di più il
ciclo della storia si chiuderà.
Le società disorientate ed enervate
collassano dall'interno, lasciando spazio - in una forma di duro
evoluzionismo sociale - a società e comunità in cui chiare distinzioni
tra il giusto e l'ingiusto, il naturale è l'innaturale, l'accettabile e
l'inaccettabile, il sacro e il negoziabile, esistono.
E noi, se
vedremo quel giorno, potremo ancora lamentarci di quanto rozze,
approssimative, insensibili suoneranno quelle nuove (e antiche)
opposizioni.
Tuttavia domani come ieri, tutto, assolutamente tutto è e
sarà preferibile per l'uomo al caos, al nulla di senso; e in assenza di
soluzioni più intelligenti andranno benissimo quelle autoritarie,
dogmatiche, brutali, tanto tanto meno intelligenti.
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