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«La popolazione umana attualmente partecipa all’esposizione al DNA estraneo in un enorme esperimento. Dopo il completamento delle vaccinazioni in tutto il mondo, dovrebbe essere istituito un programma sentinella post-vaccinazione per monitorare l’esacerbazione di disturbi umani inaspettati, forse nuovi, negli individui vaccinati».
Furono queste le amare conclusioni dello studio del genetista tedesco Walter Dorfler pubblicato da Gospa News il 14 ottobre 2021 che ha raggiunto l’astronomico numero di 1 milione e 12mila visualizzazioni. Il medico, però, rilevava anche un medesimo rischio insito nella stessa proteina Spike del SARS-Cov-2, confermandone l’altissima tossicità derivante proprio da una costruzione in laboratorio come arma batteriologica, come sostenuto da autorevoli virologi, esperti d’intelligence e un colonnello dell’Esercito Americano.
Ora uno studio condotto da due scienziati americani lo conferma in modo ancor più allarmante ed autorevole, perché tra essi c’è una ricercatrice del Massachusetts Institute of Technology, Cambridge: il famosissimo istituto scientifico noto con l’acronimo MIT.
Già il titolo della ricerca, pubblicata poche settimane fa sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research è inquietante: “Worse Than the Disease? Reviewing Some Possible Unintended Consequences of the mRNA Vaccines Against COVID-19” ovvero “Peggio della malattia? Revisione di alcune possibili conseguenze indesiderate dei vaccini mRNA contro COVID-19”.
«L’operazione Warp Speed ha portato sul mercato negli Stati Uniti due vaccini mRNA, prodotti da Pfizer e Moderna. I dati provvisori hanno suggerito un’elevata efficacia per entrambi questi vaccini, che ha contribuito a legittimare l’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) da parte della FDA (Food and Drug Administration)» scrivono Stephanie Seneff del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology di, Cambridge, e Greg Nigh, del Naturopathic Oncology, Immersion Health di Portland (Oregon).
«Tuttavia, il movimento eccezionalmente rapido di questi vaccini attraverso sperimentazioni controllate e verso un dispiegamento di massa solleva molteplici problemi di sicurezza. In questa recensione descriviamo prima in dettaglio la tecnologia alla base di questi vaccini».
«Quindi esaminiamo entrambi i componenti e la risposta biologica prevista a questi vaccini, inclusa la produzione della stessa proteina spike, e la loro potenziale relazione con un’ampia gamma di patologie indotte sia acute che a lungo termine, come malattie del sangue, malattie neurodegenerative e malattie autoimmuni» si legge nell’Abstract della ricerca citando tutte questioni ampiamente analizzate da Gospa News.
«Tra queste potenziali patologie indotte, discutiamo la rilevanza delle sequenze di amminoacidi prioni-proteine all’interno della proteina spike. Presentiamo anche una breve rassegna degli studi che supportano il potenziale di “spargimento” della proteina spike, la trasmissione della proteina da una persona vaccinata a una non vaccinata, con conseguenti sintomi indotti in quest’ultima».
Si tratta di questioni che Gospa News ha già evidenziato in ben due inchieste sui pericolosissimi prioni, che possono causare malattie degenerative neurocerebrali fulminanti come la malattia di Creutzfeldt-Jakob, simile alla sindrome della “mucca pazza” e in un’altra sulla pericolosità della Spike tossica che uccide come il veleno del serpente a sonagli e può propagarsi anche per via batterica.
Lo “spargimento” della spike, ritenuta altamente tossica da molti scienziati tra cui il compianto virologo Luc Montagnier, diviene ancor più pericoloso in considerazione di uno studio italiano che ha appurato la permanenza di tale proteina nel sangue dei vaccinati fino a sei mesi.
«Concludiamo affrontando un punto comune del dibattito, vale a dire se questi vaccini potrebbero modificare o meno il DNA di coloro che ricevono la vaccinazione. Sebbene non ci siano studi che dimostrino definitivamente che ciò stia accadendo, forniamo uno scenario plausibile, supportato da percorsi precedentemente stabiliti per la trasformazione e il trasporto di materiale genetico, per cui l’mRNA iniettato potrebbe infine essere incorporato nel DNA delle cellule germinali per la trasmissione transgenerazionale».
Ecco quindi la conferma delle stesse conclusioni a cui era giunto il genetista tedesco Doerfler.
«Concludiamo con le nostre raccomandazioni sulla sorveglianza che aiuteranno a chiarire gli effetti a lungo termine di questi farmaci sperimentali e ci consentiranno di valutare meglio il vero rapporto rischio/beneficio di queste nuove tecnologie».
In considerazione della complessità e della lunghezza della ricerca, pubblicata ovviamente solo in inglese, ci riserviamo di sintetizzare i più significativi estratti appena possibile aggiungendoli in coda a questo articolo che riteniamo però necessario pubblicare tempestivamente.
Qual è stata la risposta della Food and Drug Administration americana all’invito alla prudenza contenuto in questo allarmante studio? Ha approvato anche le due dosi del siero genico a RNA messaggero di Moderna per i bambini e gli adolescenti nella fascia 6-17 anni, nonostante i dati sui trial clinici negativi occultati nella domanda, come abbiamo riportato nell’articolo pubblicato sulla sezione in inglese di Gospa News (leggibile con traduttore automatico).
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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