Emergenza siccità, seguire l’esempio di Israele: i dissalatori
La soluzione ci sarebbe, se l’Italia non fosse il Paese dei “no al futuro”. Il colmo? Molte imprese italiane già operano nel settore desalinizzazione, ma all’estero…
L’estate del 2022 ripropone in Italia il problema siccità. La politica italiana quasi mai lungimirante nell’anticipare le soluzioni è invece rapida nel dichiarare le emergenze, quasi fossero fatalità.
Così il governatore della Lombardia Attilio Fontana dichiara: “mai vista una crisi tanto grave”. E dal Lazio Nicola Zingaretti gli fa eco chiedendo lo stato di calamità naturale.
Il primato Israele nei dissalatori
L’Italia in questa estate sempre più calda sembra desertificarsi? Il pensiero corre a uno Stato che per davvero sorge su un deserto e che una parte significativa di quel deserto ha trasformato in giardini: Israele, col suo primato nei dissalatori.
Nel 2007 Israele, tramite l’istituzione della “Autorità delle acque”, ha iniziato l’opera di desalinizzazione delle acque marine e di recupero di quelle dolci. L’anno successivo, come in una esecuzione di quel principio di sfida-risposta che per Toynbee era il motore delle civiltà, Israele, di fronte a una grave siccità, decide di accelerare gli investimenti sugli impianti di desalinizzazione
Gli impianti di Ashkelon, Palmahim, Hadera, Soreq, Ashdod in breve tempo vanno a pieno regime coprendo il 35 per cento circa del fabbisogno di acqua potabile, con la prospettiva di arrivare al 70 per cento entro il 2050. Israele non solo desalinizza, ma ricicla anche l’85 per cento delle acque reflue.
Giappone e monarchie del Golfo
Ma chi fa il giro del pianeta azzurro facilmente scopre che altri Stati insidiano il primato di Israele: il Giappone ad esempio o le monarchie del golfo che hanno percentuali altissime di utilizzo di acqua potabile derivante dalla desalinizzazione.
Certo, va detto che per le petrolmonarchie non è un problema trovare il carburante per mettere in moto gli impianti di desalinizzazione.
Desalinizzazione e turismo
In Egitto poi si ritrova un virtuoso intreccio tra impianti di desalinizzazione e industria turistica. Villaggi vacanze che sorgono in mezzo al deserto ostentano un verde lussureggiante e impianti di irrigazione a getto continuo. Teniamo a mente questo felice connubio tra desalinizzazione e accoglienza turistica quando tra qualche rigo scriveremo di una nota località turistica italiana…
Cipro
Sempre nel Mediterraneo anche Cipro si segnala per un efficiente sistema di desalinizzazione delle acque marine. Nella progettazione, ingegnerizzazione e messa d’opera degli impianti ciprioti c’è peraltro la firma di una impresa italiana.
Paradisi turistici
Ma non sono poche le imprese italiane che operano all’estero, nei paradisi turistici, nel settore della desalinizzazione. Talora avvengono scambi vantaggiosi tra aziende italiane e autorità locali.
Ad esempio, nella capitale delle Maldive, Malè, dove è capitato che agli italiani sia stata assegnata una importante concessione per realizzare un impianto turistico in cambio della realizzazione di un progetto di approvvigionamento idrico. Leciti do-ut-des all’insegna della innovazione e del vantaggio economico reciproco.
E in Italia? Vincono i no
Ma se siamo bravi all’estero ancor più dovremmo esserli in patria, o no? Non vale invocare il motto biblico “nemo propheta in patria”, più prosaicamente in patria vincono i profeti dell’ambientalismo ideologizzato e della decrescita infelice.
Paradigma di questo boicottaggio infrastrutturale è l’isola d’Elba (dove Napoleone duecento anni fa in pochi mesi di esilio diede una sferzata di progresso): per tutta la storia dell’umanità c’è stata scarsità di acqua. Poi hanno cominciato a portarla con le navi cisterna.
Una ventina di anni fa è stata costruita una condotta sottomarina che dalla Toscana porta l’acqua sull’isola: conduttura più volte danneggiata nel corso delle attività di pesca. Per raggiungere l’autosufficienza era stata prevista la costruzione di un dissalatore che avrebbe risolto una volta per tutte il problema. Ma, apriti cielo, subito si è creato un comitato per opporsi.
È incredibile quanto facilmente ci si mobiliti in Italia per dire no al futuro, sempre avanzando obiezioni che fanno riferimento a ostacoli insormontabili (ci vuole tanta energia… e dove mettiamo la salamoia…).
Ostacoli che evidentemente all’estero non vengono considerati tali o vengono facilmente sormontati dalle imprese italiane che vincono appalti e realizzano opere anche in questo settore.
Da una vecchia compilation scorrono le note della bellissima canzone di Mina e Celentano: “Acqua e sale mi fai bere/Con un colpo mi trattieni il bicchiere/Mi fai male…” Ci vorrebbe una nuova generazione di politici, capaci di cogliere ispirazione da un verso e fare ciò che tranquillamente si realizza in tante altre parti del mondo.
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