I texani chiedono un referendum nel 2023 per secedere. Aria di guerra civile negli Usa?
di ARTURO DOILO
C’è tensione in America, un paese-continente spaccato in due dalla distanza ideologico-politica fra Democratici (ormai una succursale di un partito socialista) e Repubblicani, decisamente più conservatori e con molti sostenitori di quell’idea di patria forgiata dai principi dei padri fondatori.
Detto ciò, c’è anche il Texas, “The Lone star” (la stella solitaria), che da sempre tiene alta la bandiera della sua diversità, che negli ultimi tre, quattro anni è diventato l’approdo di molti americani in fuga dalla California. Già, il Texas, dove i parlamentari repubblicani chiedono che si tenga un referendum per chiedere l’indipendenza dello stato dal Paese nordamericano. Nel 2023 dicono.
Hispan Tv, una testata a stelle e strisce in lingua spagnola, titola così un suo articolo: “Texas e referendum secessionista, si avvicina la guerra civile negli Stati Uniti”? E cosa si legge? Intanto la petizione ferma dei repubblicani: “Esortiamo la legislatura del Texas ad approvare un disegno di legge nella prossima sessione che richieda un referendum nelle elezioni generali del 2023 per il popolo del Texas per determinare se lo stato debba proclamare il suo status di nazione indipendente”.
Queste parole stanno scritte in un documento approvato dai
rappresentanti legislativi del Partito Repubblicano a un convegno
tenutosi dal 16 al 18 giugno nella città di Houston.
I repubblicani hanno ritenuto, nel testo pubblicato lunedì scorso, che
l’esecutivo federale “abbia violato” il diritto dello Stato
all’autogoverno. Pertanto, hanno chiesto il rifiuto di qualsiasi
giuridisdizione che vada contro i diritti dello stato e hanno
sottolineato il diritto del Texas a separarsi dal resto del paese.
Contestualmente – riporta Hispan Tv – i legislatori
repubblicani hanno rifiutato ancora una volta di riconoscere i risultati
delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020, sostenendo che l’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non è stato eletto legittimamente.
A questo proposito i membri del Partito Repubblicano hanno denunciato
che le elezioni hanno violato gli articoli 1 e 2 della Costituzione del
paese e hanno accusato diversi segretari dell’amministrazione
statunitense di aver perpetrato azioni illegali.
Gli appelli per la separazione del Texas dagli Stati Uniti non sono nuovi. Il Texas dichiarò l’indipendenza dal Messico nel 1836 e trascorse nove anni come nazione indipendente prima di diventare uno stato appartenente agli Stati Uniti nel 1845, quando fu annesso. Poi, nel 1861, si separò dall’Unione, ma vi si unì nuovamente nel 1870, dopo la fine della guerra civile.
In vero, la questione se il Texas possa o meno separarsi legalmente dagli Stati Uniti è stata risolta nel 1869 dalla Corte Suprema del paese. Allora, la corte ha stabilito che gli stati non possono ritirarsi unilateralmente dall’Unione.
Nel 2006, la Corte Suprema si è pronunciata nuovamente sulla questione. L’ex giudice Antonin Scalia ha ribadito l’impossibilità di una secessione, ritenendo che, se c’è stato qualche problema costituzionale risolto dalla guerra civile, “è che non c’è diritto alla secessione”.
Richard Albert, professore di diritto e direttore del dipartimento di studi costituzionali presso l’Università del Texas ad Austin, sempre lunedì scorso ha detto alla rivista americana Newsweek che il Texas potrebbe dichiarare l’indipendenza oggi se lo volesse, ma ciò “significherebbe guerra civile”.
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