Social Network
Sfero: il social tutto italiano che tutela privacy e libertà d’espressione
L’intervista al cofondatore Daniele Di Luciano: “Sfero non profila e non basa il suo business sulla manipolazione degli iscritti”
Sfero è un social network in costante crescita. Alternativo alle grandi piattaforme, si distingue per libertà di espressione, mancanza di tracciamenti e molto altro. Ne abbiamo parlato con Daniele Di Luciano, cofondatore e presidente del cda di Sphero srl e vicepresidente della fondazione BarterFly.
UMBERTO CAMILLO IACOVIELLO: Come e da chi è nata l’idea di fondare un nuovo social network tutto italiano?
DANIELE DI LUCIANO: L’idea è nata da un gruppo di ragazzi curiosi che si sono conosciuti sul web grazie alla passione per l’informazione libera. Era il 2007. Quando YouTube ci chiuse il canale, ci spostammo su Facebook. Quando Facebook ci chiuse la pagina, capimmo che le grandi piattaforme avevano uno strano concetto di libertà.
Nel frattempo avevamo iniziato ad approfondire i vari meccanismi dei social network, che stavano attirando sempre più utenti. Quello che scoprivamo non ci piaceva. Se da un lato avevamo capito che la rete aveva un potenziale enorme e avrebbe potuto aiutare la collettività in modi inimmaginabili fino a qualche anno prima, dall’altro ci preoccupavano i rischi per la privacy e la possibilità, da parte delle grandi aziende tecnologiche, di manipolare il comportamento di miliardi di utenti.
Come funziona Sfero
UCI: Cosa distingue Sfero dagli altri social network?
DDL: Tutto. Perché Sfero non mette al primo posto il fatturato ma le persone. Per questo abbiamo deciso di dare il controllo della società a un ente no profit, la fondazione BarterFly. Su Sfero ognuno è libero di esprimere la propria opinione e lo stiamo strutturando per dare la massima visibilità a ogni contenuto.
Mentre gli altri social implementano tecniche per creare dipendenza e tenere gli utenti incollati allo schermo, noi stiamo potenziando le sfere territoriali per facilitare la conoscenza, l’incontro e l’organizzazione delle persone fuori dal web. Le sfere locali saranno anche una vetrina gratuita per imprese e associazioni.
Inoltre, dopo studi durati anni, stiamo sviluppando un marketplace e un circuito di pagamento con una moneta “funzionale”, per permettere a privati e aziende di scambiare beni e servizi senza utilizzare gli euro (o utilizzandoli solo in parte).
Non solo, con questa moneta premieremo i creatori di contenuti. Mentre gli altri social ci sfruttano come materia prima da cui estrarre i dati per il loro business, noi riconosciamo che sono gli iscritti il vero valore di Sfero. Senza di loro Sfero sarebbe inutile. Quindi non solo li rispettiamo ma li premieremo.
Il lato oscuro
UCI: Il documentario The Social Dilemma ha mostrato il lato oscuro dei grandi social network, gli utenti sono profilati, finiscono in algoritmi che tempestano la home di suggerimenti e pubblicità. Uno scenario inquietante di cui gli utenti sanno poco o nulla.
In realtà gli studi di Zuboff e Lanier delineano una situazione ancora più inquietante di come viene presentata nel documentario. Gli inserzionisti, che Lanier definisce “i soggetti che traggono beneficio dal tuo essere manipolato”, acquistano dalle piattaforme le previsioni sui nostri comportamenti futuri.
Non è in gioco solo la privacy: si stanno impossessando del nostro libero arbitrio. Tutto ciò accade – e forse non potrebbe essere altrimenti – senza che l’opinione pubblica ne sia minimamente consapevole. Sfero non profila e non basa il suo business sulla manipolazione degli iscritti. Siamo la soluzione a un problema enorme che però la gente non sa di avere.
Il ban contro Trump
UCI: Quando Donald Trump è stato censurato sui social il mantra era “le piattaforme private fanno quello che vogliono”. Le piattaforme “neutrali” si stanno comportando sempre più come editori?
DDL: Non credo che alle piattaforme private convenga comportarsi da editori. A loro interessa avere il maggior numero di utenti e, se si schierassero da una parte, di sicuro perderebbero un po’ di iscritti della parte opposta.
Con Trump il problema è iniziato nel 2016 quando si parlava di hacker e troll russi che avevano interferito con le elezioni americane. Poi ci fu lo scandalo di Cambridge Analytica e infine l’assalto al Campidoglio. La pressione era altissima e i social si trovarono tra due fuochi: qualsiasi decisione avessero preso, avrebbero scontentato qualcuno.
Secondo me decisero di bannare Trump solo perché era la scelta più conveniente per loro. Un po’ diverso è il discorso dei “fact checkers”. Dando in mano il potere di decidere cosa sia vero e cosa no alle stesse istituzioni che controllano i media tradizionali, di fatto hanno trasformato la rete in un megafono della tv.
Ansia e dipendenza
UCI: progetti per il futuro?
DDL: Abbiamo da poco lanciato una raccolta fondi su socialitaliano.me. Una volta sviluppato il marketplace, il nostro modello di business sarà diverso da quello di tutti gli altri social. Quando un’impresa venderà qualcosa su Sfero, una piccola commissione rimarrà a noi. In questo modo possiamo rendere sostenibile tutto il meccanismo e sviluppare una miriade di funzionalità gratuite utili al bene della collettività.
Le nuove tecnologie ci offrono la possibilità di creare strumenti potentissimi. Al momento pochi privati stanno sfruttando queste tecnologie solo per i propri interessi. A noi cosa rimane? Dipendenza, ansia, solitudine, sorveglianza, manipolazione, propaganda. Stanno distruggendo la società.
E i risultati sulle nuove generazioni è sotto gli occhi di tutti, diversi studi dimostrano che i social creano dipendenza e, in particolar modo negli utenti più giovani di sesso femminile, possono portare a depressione, ansia e disturbi alimentari. Chi gestisce i social lo sa benissimo, ma non fa nulla.
Con Sfero vogliamo invertire la rotta. Siamo ancora in tempo. Aiutateci a costruire la nave di tutti.
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