Censura Ue su post e commenti social. Cosa prevede il regolamento che mette la museruola al web
L’Ue continua il suo processo di controllo e censura delle informazioni e vara un nuovo accordo politico sulla legge sui servizi digitali (DSA) che include misure contro i “contenuti illegali e la disinformazione” online. Ma chi decide cosa è disinformazione? In questi tempi di Covid e guerra, infatti, assistiamo sempre più al palesarsi delle fake news di Sistema che generano una narrazione a senso unico spesso farlocca. Ed è proprio grazie a internet e all’informazione online che spesso queste fake news vengono smontate. Altrimenti quello che si dice nei Tg e nei giornaloni della carta stampata e del web passerebbe come buono. (Continua a leggere dopo la foto)
“Sì, abbiamo un accordo! Con il Dsa è finito il tempo in cui le grandi piattaforme online si comportano come se fossero ‘troppo grandi per preoccuparsene’. Un traguardo importante per i cittadini dell’Ue”, ha annunciato sul suo account Twitter ufficiale, Thierry Breton. Questo regolamento, unico nel suo genere, spiega l’Agi, costringerà piattaforme come Facebook, YouTube o Twitter a moderare i contenuti che ospitano. “La DSA è una prima mondiale in termini di regolamentazione digitale”, ha affermato in un comunicato il Consiglio dell’UE, che rappresenta i 27 Stati membri. Il testo “consacra il principio che ciò che è illegale offline deve essere illegale anche online. Mira a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di contenuti illegali ea garantire la tutela dei diritti fondamentali degli utenti”. (Continua a leggere dopo la foto)
L’obiettivo è porre fine agli eccessi dei social network. Tradotto: controllare le informazioni e le notizie e censurare quello che è scomodo e va contro la narrazione a senso unico. Il nuovo regolamento prevede l’obbligo di rimuovere “prontamente” eventuali contenuti illegali (secondo le leggi nazionali ed europee) non appena una piattaforma ne viene a conoscenza. Costringe i social network a sospendere gli utenti che “spesso” violano la legge. Al centro del progetto, nuovi obblighi imposti alle “piattaforme molto grandi”, quelle con “più di 45 milioni di utenti attivi” in UE, ovvero una ventina di aziende, il cui elenco resta da definire ma che includerà Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), così come Twitter, e probabilmente TikTok, Zalando o Booking. (Continua a leggere dopo la foto)
“Verrà loro imposta una maggiore trasparenza sui dati e sugli algoritmi di raccomandazione. Saranno verificati una volta all’anno da organismi indipendenti e posti sotto la supervisione della Commissione Europea, che può infliggere sanzioni fino al 6% delle loro vendite annuali in caso di infrazioni ripetute”. Altra nota a margine molto significativa: “Nel contesto dell’aggressione russa in Ucraina e delle particolari conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, è stato introdotto un nuovo articolo al fine di istituire un meccanismo di reazione in caso di crisi”, ha affermato il Consiglio europeo. Questo meccanismo, attivato con decisione della Commissione Ue, consentirà di adottare misure “proporzionate ed efficaci” nei confronti di piattaforme molto grandi che contribuirebbero alla diffusione di informazioni false. Repubblica osserva che con questa decisione dell’Ue è una sfida aperta anche a Elon Musk fresco proprietario di Twitter.
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