Guerra e Stato: messaggio in bottiglia agli amici libertari o sedicenti tali
Alcuni appunti sul libertarismo (che non è qualunque cosa uno voglia esso sia…).
1) Per un libertario, se c’è un ruolo militare per lo Stato (e non è detto che ci sia!) questo è solo in senso difensivo. Lo Stato che mi tassa può strutturare una difesa del territorio, ma non può certo intervenire in altri conflitti a centinaia di chilometri di distanza al fine di salvare vite umane o proteggere libertà e diritti, non può imporre barriere doganali e neppure aiutare un contendente. Gli aiuti e il sostegno a una delle parti in conflitto possono venire soltanto dai privati: diversamente si finisce per consegnare una cambiale in bianco alla propria classe politica. Difendere un aggredito è giuridicamente legittimo e moralmente doveroso (quando serve a prospettare un futuro migliore), ma lo Stato non ha nulla a che fare con ciò e non deve avere nulla a che fare.
2) Per un libertario, le nazioni esistono e vanno rispettate, ma esse sono davvero tali se sono volontarie e se quindi non pretendono di coincidere con gli Stati. In questo senso, lo Stato nazionale è davvero un mostro, all’origine di una lunga fila di lutti, dato che nega ogni dignità della persona e delle comunità volontarie. E da ciò discende che i “liberali nazional-statali” – pronti a esaltare ogni generale e ogni comandante in capo, ogni esportazione della democrazia e ogni tifo da curva – sono da due secoli tra i principali nemici della libertà e della pace.
3) Per un libertario, la triade di riferimento resta quella lockiana: “vita, libertà, proprietà”. Tutto ciò che nega la vita, la libertà e la proprietà non è allora compatibile con la teoria libertaria.
4) Per un libertario, le guerre avvantaggiano sempre il potere e indeboliscono la società. I libertari non sono pacifisti, dato che reputano legittima l’autodifesa di fronte a un aggressore, ma osteggiano in tutti i modi le logiche belliciste. Quando c’è una guerra, è quasi sempre opportuno fare il possibile perché si arrivi al più presto alla pace, perché sono davvero rarissimi i casi in cui vale veramente la pena di uccidere e morire. Le ideologie statolatriche negano la dignità della vita. La teoria libertaria muove invece proprio dalla vita.
5) Per un libertario, un ordine globale policentrico è da preferirsi (sotto la clausola “ceteris paribus”) a un ordine globale monocentrico. La concorrenza istituzionale è sempre valorizzata, anche in questo ambito, perché costringe pure i “migliori” a fare ancora meglio.
6) Per un libertario, i regimi statali autocratici sono diversi da quelli statali democratici, così come i regimi statali totalitari non sono identici a quelli in cui qualche libertà è preservata. Detto questo, gli Stati sono Stati e tutti si basano sulla logica della sovranità e sul prevalere di un piccolo gruppo egemone.
E’ ovvio che su qualche punto anche i libertari possono in parte divergere, ma mi sembra di essere stato abbastanza onesto nel tracciare il senso di fondo della posizione culturale solitamente accostata al termine “libertarismo”.
A questo punto, visto che non l’ha ordinato il medico di essere libertari invece che statalisti, ognuno faccia le scelte che vuole, ma se vuole dirsi libertario stia bene attendo a quanto dice
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