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Come i neocon trasformano la “democrazia” in grottesco imperialismo ideologico
di PAUL GOTTFRIED
I recenti commenti del senatore Lindsey Graham sul desiderio di vedere qualcuno assassinare Putin, proprio come avrebbe desiderato che Hitler fosse fatto fuori, mi hanno ricordato perché non vorrei mai che i neocon come Graham gestissero la politica estera americana. E non considero le osservazioni di Graham come un’opinione isolata. Ho sentito numerosi repubblicani e celebrità di Fox News sostenere ciò che ha detto lui e ripetere l’idea che Putin dovrebbe essere trattato come Hitler meritava di essere trattato. Quando l’inciucio Joe ha fatto una dichiarazione a Varsavia sulla necessità di rimuovere Putin dal potere, i dignitari di Fox News sono andati in brodo di giuggiole per esprimere appassionatamente il loro consenso.
In queste esplosioni di entusiasmo malizioso o di malizia entusiasta, si discernono due ossessioni neocon che sono state caratteristiche dell’establishment conservatore dagli anni ’80. Una di queste fissazioni è l’Eterno Hitler, che è sempre in agguato nell’angolo delle non democrazie. Questo furfante immortale compare in una nuova forma ed è sempre desideroso di rimettere in scena tutto il male compiuto dalla sua precedente incarnazione, compreso lo sterminio di massa delle persone considerate intrinsecamente inferiori. Ma il sempiterno Hitler deve combattere l’altrettanto eterno Churchill, che emergerà, come è capitato recentemente nella forma di Volodymyr Zelensky, per combattere il male assoluto. Questo scontro inevitabile avviene ogni volta che “le democrazie” abbassano la guardia.
Ci sono anche i pacificatori in questa narrazione, e sono fatti per assomigliare a una caricatura dello sfortunato Neville Chamberlain, che cercò di fare un accordo con Hitler a Monaco nel settembre 1938. Si noti che Chamberlain, che era malato di cancro al momento di questo fatidico incontro, non pensava che gli eserciti britannici fossero pronti a combattere la Germania di Hitler. Ma dichiarò comunque guerra contro quella potenza quando invase la Polonia il 1° settembre 1939. Naturalmente, i dettagli di questa leggenda non sono importanti. Ciò che è importante per la visione neocon è ripescare discutibili analogie e imporle alle mutevoli circostanze storiche.
È comprensibile riconoscere che Putin è l’aggressore in Ucraina e che gli ucraini possono lottare per la loro sopravvivenza come nazione. Ma questo non fa di Putin la recente reincarnazione di un eterno Hitler, invece di un convenzionale espansionista russo che si sta volgendo a conquistare il territorio che l’impero russo controllava fino alla caduta dell’Unione Sovietica. Putin sembra anche avere la deplorevole abitudine di avvelenare i suoi critici, ma lo facevano anche i principi rinascimentali e i precedenti despoti russi, che, da quello che posso dire, non erano predecessori del tiranno tedesco degli anni ’30 e ’40. Inoltre, la lotta contro Hitler fu vinta non solo dalle “democrazie” (cioè Inghilterra e Stati Uniti) ma anche con l’aiuto di uno dei regimi totalitari più assassini della storia umana, l’Unione Sovietica di Stalin.
Lo storico Sean McMeekin ha appena pubblicato un monumentale tomo su come Stalin è stato quello che ha ottenuto il maggior bottino e territorio tra coloro che hanno partecipato alla crociata contro il nazismo. Non è possibile riconoscere qualcuno come un nemico giusto (hostum justum), una domanda che Carl Schmitt ha preveggentemente posto, senza trattare tale nemico come il peggior male che abbia mai cavalcato questo pianeta? Anche se questa tendenza iperbolica sembra essere un modo davvero discutibile di condurre la politica estera, può essere un’abitudine mentale ineliminabile della nostra classe dirigente neocon-neoliberal.
L’altro problema nel dipingere Putin come un tiranno che dobbiamo rimuovere con la forza prima che stermini milioni di persone e cerchi di conquistare il mondo è che impedisce che la diplomazia abbia luogo. Impegna gli Stati Uniti e altre “democrazie” (cioè quei paesi che accettano i valori neocon) in una crociata perpetua contro un immaginario male assoluto. Questi “stati crociati“, come sottolinea Walter McDougall, non conducono relazioni internazionali in un mondo con diverse forme di governo. Sono imperialisti ideologici che cercano di rendere tutti come sono loro. Anche se gli “antidemocratici” possono occasionalmente creare problemi invadendo altri paesi, i globalisti democratici sono perennemente in lotta con chiunque rifiuti la loro ideologia. Hanno una griglia immaginaria del mondo politico in cui la scelta binaria è tra avere una “democrazia” ed essere una tirannia disumanizzante.
In realtà, la maggior parte della razza umana, incluso il mondo occidentale, non ha vissuto per lo più in una democrazia moderna all’avanguardia. Persino gli Stati Uniti in un’epoca precedente erano molto meno “democrazia”, nel senso attuale, di quanto lo siano ora. Quando parliamo di “democrazia”, stiamo privilegiando un modello di governo che è relativamente recente. La precedente America “democratica” non permetteva il suffragio femminile e praticava persino la schiavitù fino alla seconda metà del XIX secolo. Una tale repubblica sarebbe stata destinata ad un cambio di regime sotto gli attuali standard democratici e probabilmente dovrebbe accettare il matrimonio gay come precondizione per ottenere l’accettazione morale e politica tra i democratici neocon.
Questa mentalità prepotente e assolutista non sembra essere una base utile per sviluppare relazioni e firmare trattati con altri stati sovrani. Invece, impone il proprio atto di prova religioso sotto forma di un grottesco imperialismo ideologico.
Link all’originale – TRADUZIONE DI PIETRO AGRIESTI
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