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CARLO FRECCERO: LA PROPAGANDA OGGI
https://www.databaseitalia.it/carlo-freccero-la-propaganda-oggi/
Oggi siamo qui per parlare di propaganda e censura. Queste pratiche
di repressione del dissenso mirano allo stesso risultato, ma funzionano a
partire da presuposti diversi. La censura colpisce chi si discosta dal
mainstream. La propaganda invece crea il mainstream. Nel passato, nei
media, prevaleva la censura. Tutta la storia della Televisione è una
storia di censura. Ma, in qualche modo, la censura indica ancora
vitalità e dissenso. Si censura chi conserva un pensiero autonomo,
mentre la propaganda ha il compito di azzerare del tutto questo pensiero
autonomo e divergente.
Il covid prima e la guerra oggi, hanno
alterato la comunicazione trasformandola di fatto in propaganda. E in un
messaggio propagandistico non c’è niente da censurare.
Il
passaggio dalla censura alla propaganda corrisponde ad una presa di
parola del potere in prima persona. Nel discorso del potere non deve
essere censurato nulla.
Questo spiega il buonismo di oggi, la mancanza di violenza verbale, nei confronti politici e nei talk show televisivi.
Il
potere si è reso conto che la censura fa scandalo e,
contemporaneamente, può generare opposizione, mentre la propaganda è in
grado di creare unanimità.
Questo seminario è dedicato alla propaganda di guerra.
Viene
naturale unire la parola propaganda alla parola guerra, quasi si
trattase di una forma di riflesso condizionato. Nell’immaginario
meanstream la parola guerra è collegata al Nazismo, ed al maggior
teorico della propaganda autoritaria: Goebbles.
Gobbles ha
spiegato che la propaganda ha le sue radici nella paura. Ed in effetti
la propaganda che è stata utilizzata in maniera massacrante dai governi
negli ultimi due anni, è una propaganda basata sulla paura: paura della
morte per covid, paura del nemico come minaccia alla libertà e
democrazia.
Ma per oggettività dobbiamo dire che la propaganda
non è un’invenzione di Gobbles e del nazismo. Nasce invece in America
nei primi anni del Novecento attraverso l’opera di Barneys. Nel suo
libro “Propaganda” (1928) Barneys trattò indifferentemente propaganda e
pubblicità. Non a caso fu incaricato dallo Stato americano di dirigere
la propaganda di guerra, ma, nello stesso tempo lavorò nella pubblicità
dei maggiori gruppi industriali dell’epoca .
La propaganda di
Barneys non si basa tanto sulla paura, quanto sulle teorie psicologiche
di Le Bon e Freud sulle masse, caratterizzate da un funzionamento
proprio ed anomalo rispetto all’individuo. Suoi sono i concetti di
“mente collettiva” e “fabbrica del consenso”.
Le masse non sono
capaci di autonomia e tendono all’unanimismo. Chiunque dissenta è
escluso dal corpo sociale. E’ il meccanismo utilizzato dal marketing,
dalla pubblicità e dalla televisione attraverso l’audience. La censura
genera opposizione e frattura nel corpo sociale. La propaganda genera il
gregge e non a caso le élites parlano del popolo in termini zootecnici.
Vorrei citare per tutti Mario Monti che si espresse tempo fa in
questi termini: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è
assurdo che siano le pecore a guidare il pastore”
Il gregge non
ammette libero arbitrio. Il potere decisionale deve rimanere saldamente
in mano alle élites, che sono i nostri pastori.
Monti è stato
uno dei primi ed uno dei più schietti teorici della necessità di un
potere indifferente alle richieste della plebe.
Ma è da tempo
che il potere ha preso la parola nei confronti di noi comuni mortali per
illustrarci ciò che sta facendo per il “nostro bene”.
Chi come
me ha abbastanza anni per avere attraversato gli anni ’70 ricordarà che
il tema del potere è stato l’ossessione di un’intera generazione di
filosofi. Il potere è stato allora identificato col sapere. La filosofia
si è fatta archeologia per cercare in filigrana le tracce nascoste del
potere, nei documenti e negli archivi del passato.
Proprio
perché irragiungibile ed astratto, il potere era visto sì come
antagonista del popolo, ma, nello stesso tempo, come circonfuso di
un’aura sacrale che lo rendeva in qualche modo trascendente rispetto
alla nostra quotidianità. Noi stessi ne eravamo partecipi
introiettandone le regole
Il discorso sul potere divenne così
ossessivo che Baudrillard, ad un certo punto, in “Dimenticare Foucault”,
decretò la fine del potere con una sorta di sillogismo.
Quando
si parla troppo di una cosa è perché questa cosa volge al termine. Oggi
si parla solo di potere e quindi il potere è morto .
Ma le
cose non stavano così. Se lo spauracchio del potere moriva per la
politica progressista e per la critica filosofica, il potere stesso
prendeva la parola. La lotta di classe si ribaltava da Servo/Padrone a
Padrone/Servo, fino ad arrivare all’assolutismo di oggi in cui il potere
non si nasconde più ma, al contrario, si vanta della sua vittoria . E’
celebre la frase di Buffet: “La lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta
noi”. Noi corrisponde ad élites, ricchi, padroni.
Il potere prende la parola con un libro epocale a partire dagli anni ’70.
“I
limiti dello sviluppo” che indica già il nostro presente. “Il rapporto
suoi limiti dello sviluppo”, commissionato al MIT del Club di Roma viene
pubblicato nel 1972. Nel pieno dell’industrializzazione il libro ci
ammonisce sul pericolo che la crescita della popolazione,
dell’industrializzazione, dell’inquinamento, della produzione di cibo e
di sfruttamento delle risorse, porti il nostro pianeta al collasso.
Troviamo già qui tutti i temi dell’agenda 2030 e del Great Reset. Non è
casuale.
Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma è un mito
per Schwab, ed è intervenuto direttamente, alle origini del WEF,
portando il suo contributo teorico.
A parte il bellissimo libro
di Cesarano Collu, “Apocalisse e Rivoluzione” che identifica “I limiti
dello sviluppo” come “utopia capitalista” la sinistra non sembra
registrare l’evento. Al contrario sembra introiettare progressivamente
questa utopia.
Da questo momento in poi è tutta una fioritura di
congressi, segreti come quelli del Bilderberg ma, più recentemente,
pubblicizzati e condivisi da tutti come i dibattiti del World Economic
Forum, trasmessi online in diretta.
Quando ho parlato di World
Economic Forum sui giornali ed in televisione, sono stato accusato di
cospirazionismo e di complottismo, come fossi io ad attribuire al potere
le parole che il potere pubblicizza nei suoi forum, stampa nei suoi
libri / manifesto, impone alla politica mondiale.
Non si può conoscere la propaganda senza conoscere “l’utopia del Potere”.
Per
capire la verità dobbiamo partire da un’indagine globale . Secondo
Lukács di “Storia e Coscienza di classe” la totalità è la verità da
conseguire.
Nel nostro caso si tratta del progetto globale di
Nuovo Ordine Mondiale che il potere non nasconde più, ma pubblicizza in
maniera ossessiva a partire dei testi scolastici, nei discorsi dei
politici, nei congressi internazionali e che oggi viene espresso nel
dettaglio in libri come “Covid 19 The Great Reset”, “La Quarta
Rivoluzione Industriale”, “Governare la Quarta rivoluzione industriale”
tutti di Klaus SCHWAB.
Questo progetto/ utopia ha assunto nel tempo nomi diversi: Agenda 21, Agenda 2030, Nuovo Ordine Mondiale, Tre Great Reset.
I
sostenitori di questa utopia dai risvolti inquietanti e fortemente
distopici hanno i loro referenti politici nel partito democratico
americano di cui il partito democratico italiano è copia carbone. Il PD
ha un atteggiamento schizofrenico del momento che nega nei dibattiti
televisivi l’esistenza del Grande Reset, ma pubblica poi nel sito
ufficiale del partito, l’articolo di Fiani sul Nuovo Ordine Mondiale.
Utilizza questa tecnica basandosi nel fatto che solo gli addetti ai lavori conoscono chi sia Klaus Schwab.
Ma
basta dare un’occhiata su internet sul sito del WEF per capire
l’importanza economica del WEF. Sono iscritte a pagamento sulle sua
piattaforma tutte le multinazionali.
Il WEF per la prima volta
nella storia, funziona come una piattaforma non solo teorica, come le
classiche fondazioni, ma è una vera e propria piattaforma operativa per
mettere in contatto in tempo reale le maggiori multinazionali, creando
progetti di applicazione immediata. La sincronicità con cui il Covid è
stato gestito in paesi del mondo tra loro lontanissimi, ha funzionato
perché esisteva un coordinamento politico guidato dai forum del WEF ed
un cordinamento operativo elaborato nelle sue piattaforme a pagamento in
cui le multinazionali farmaceutiche possono interagire con le majors
dell’informatica e della comunicazione. Esistono “stanze” virtuali in
cui le multinazionali informatiche e farmaceutiche si incontrano in
tempo reale per decidere il nostro destino.
Questo reticolo
rizomatico è oggi il potere, l’insieme di quelli che Schwab definisce:
Portatori di interessi”. Il potere non si costruisce oggi sul sapere, ma
sulla capacità di estrarre valore da ogni cosa, anche naturale,
intoccabile e sacra come la vita stessa o il nostro DNA. La natura non è
brevettabile, ma qualsiasi alterazione della natura sì. Per questo, il
virus non è immediatamente matrice di interessi, ma “il guadagno di
funzione” sì. Il DNA non è brevettabile, ma il DNA modificato
attraverso la tecnica RNA sì. Per questo le élites premono in direzione
del Transumanismo, perchè l’alterazione della semplice natura è più
profittevole della produzione industriale. Il valore non viene estratto
più dal lavoro o dal consumo, ma dai nostri stessi corpi modificati.
Per
chi pensa che SCHWAB non sia nessuno vorrei far notare che i
partecipanti ai suoi ultimi due forum sono i capi di stato di tutti i
paesi del mondo. SCHWAB ha autorità su di loro. L’attuale politica di
Draghi in Italia inizia con una visita di SCHWAB che gli dettò la linea a
Novembre 2021.
Per chi pensa che i governanti dell’Occidente
siano l’espressione delle scelte democratiche del popolo, vorrei
elencare quanti di loro sono usciti dalla scuola del WEF. “Young Global
Leaders”: Merkel, Sarkosy, Tony Blair, Gordon Brown, Bill Gates, Macron,
Trudeau, Chelsea Clinton, Jonathan Soros, Lynn Forester de Rothschild,
Nathaniel Rothscild, Giacinda Arden, Jose Manuel Barroso, Matteo Renzi,
Jose Maria Aznar, ma anche Zuckerber, Jeff Bezos, Di Caprio. Quello che
colpisce è la trasversalità della scuola tra politica, business ed
informazione.
Il Young Global Leaders è un centro ideale di produzione ideologica dove tutte le realtà convergono.
Non
a caso tra i forum del WEF il più recente riguarda la narrazione della
realtà. Ed è in questa sede che Harari ha dichiarato la mente umana
hackerabile.
Non penso ci sia da aggiungere altro. Questa
digressione era necessaria, secondo me, per mettere in fila i puntini e
tornare a quella totalità che Lukacs identificava colla verità. Ora
possiamo tornare all’informazione che dovrebbe rivelarci tutto questo.
Come mai non c’è più conflitto, non c’è più censura nella programmazione televisiva?
Anche
qui è rappresentato solo il pensiero unico della globalizzazione. A
capo del Tg1 troviamo la maggior opinionista del Bilderberg.
Sempre del Bilderberg fa parte la maggior opinionista della 7.
I
più importanti conduttori della 7, sono espressioni del PD. Io credo
siamo tutti in buona fede e questa, è la cosa più terribile.
Ma
la propaganda televisiva non passa solo attraverso l’informazione. Anzi,
al contrario, passa oggi attraverso tutta la gamma delle espressioni
televisive, dall’infotainment, ai talent, alle fiction. E se
infotainment e talent mirano soprattutto ad inculcarci modelli di
comportamento e di costume, la fiction ha un potere fortissimo perché
accede direttamente al nostro immaginario.
Da sempre Hollywood è
stato l’arma più forte della colonizzazione americana del mondo, perché
ha reso desiderabile come unico mondo possibile l’occidente.
Più che le armi consumi e fiction hanno creato la globalizzazione.
Ma
col tempo la fiction si è mescolata sempre più col reale, così come nel
film “La Rosa purpureo del Cairo”, di Allen, l’attore esce dallo
schermo per mescolarsi alla vita vera.
La guerra in Ucraina, che
stiamo vivendo in questi giorni, è frutto di una fiction di diverse
stagioni che dagli schermi televisivi si è trasformata in reality.
Come
in altri casi (Reagan, Schwarzenegger), il presidente ucraino eletto è
un attore, ma la sua storia è diversa dalle altre perché tra la fiction
che l’ha reso famoso ed il suo attuale ruolo internazionale, non c’è
soluzione di continuità.
Nel 2015 esce una serie televisiva
intitolata “ Servitore del Popolo” prodotta per la Tv 1+1 di proprietà
dell’oligarca Igor Kolomoysky allora in rotta col presidente in carica
Poroshenko:
Produttore ed interprete è lo stesso Zelensky.
Il
successo è tale da indurre nell’immaginario popolare un cortocircuito
tra fiction e realtà per cui l’attore Zelensky stesso diventa “servitore
del Popolo” e vince le elezioni.
Ancora oggi Zelensky, con i
suoi interventi, porta avanti la fiction. Si dice sia in Ucraina, ma le
riprese lo mostrano chiaramente sempre in studio, con sfondi sostituiti
dallo sfondo verde. I suoi discorsi continuano ad essere scritti dallo
stesso sceneggiatore delle serie.
Non è l’unica fiction di questa guerra “senza immagini”.
E’
risaputo che servizi televisivi italiani hanno utilizzato invece che
immagini reali, frammenti di videogame, di film ed altro materiale di
repertorio: incendi, incidenti, cataclismi del passato e non collegati
alla guerra.
Interrogato sul fatto che avesse inserito nel suo
servizio lo spezzone di un noto videogioco, un redattore del Tg2 si è
giustificato dicendo che di questa guerra non esistono immagini reali
per la censura di Putin. Non sappiamo se sia vero. Viceversa esiste un
materiale prodotto ad hoc a scopo propagandistico di cui conosciamo
l’esistenza, ne è un buon esempio il bombardamento all’ospedale
pediatrico con l’influencer incinta, successivamente dichiarata morta e
riscomparsa poco dopo, in un’altra storia. Ma già nelle altre guerre
avevamo precedenti di ogni tipo, dai falsi salvataggi dei caschi bianchi
in Siria ai, filmati dell’Isis girati in studio.
Però, dal
punto di vista narrativo la storia del “Servitore del Popolo” è la più
completa e la più didascalica perché ci dimostra che nell’epoca del
metaverso realtà e fantasia si equivalgono.
Concludendo
l’unanimismo del pensiero unico ci viene presentato come la migliore
versione possibile del nuovo ordine mondiale, che rappresenta a sua
volta il migliori dei mondi possibili: un mondo verde e senza guerra,
ma, basato sulla decrescita e il depopolamento .
E’ l’utopia
della élites che ci viene imposta per il nostro bene. O meglio il bene
di Gaia il nome del nostro pianeta secondo l’ecologia.
Se questo mondo è perfetto cos’é che non possiamo condividere?
Altri
decidono per noi e ci guidano verso direzioni di cui neppure siamo
consapevoli, perché, se lo fossimo, potremmo ribellarci e dissentire.
Ma
se anche potessimo scegliere non saremmo liberi. Le idee che abbiamo in
testa non sono nostre, ma impiantate dalla propaganda.
Per esistere democrazia e libera scelta deve esistere anche la possibilità del cittadino di conoscere la verità.
La scelta imposta dalla propaganda non è una vera scelta.
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