Navalny-Assange: l'Occidente collettivo sceglie il primo.
di Antonio Catalano - 21/02/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/navalny-assange-l-occidente-collettivo-sceglie-il-primo
Fonte: Antonio Catalano
Venerdì 16 nell’arco di pochi minuti "stranamente"
all’unisono ministri primi ministri e presidenti dei vari paesi Nato
denunciano brutalmente la responsabilità russa per la morte di Navalny,
celebrato come eroe e combattente per la libertà.
A poche ore dalla
conquista da parte dell’esercito russo dell’importante snodo di Advivka,
che sancisce la grande difficoltà dell’esercito Nato-ucraino.
Interessante a tal proposito la sconsolata testimonianza, riportata
sulla “Verità” di oggi, del comandante ucraino Nazar, il quale ammette
il grave stato di difficoltà in cui versano le truppe. L’inviato sul
campo – il giornalista Niccolò Celesti, che intervista il Nazar – non
può fare a meno di scrivere che «da quando siamo rientrati in Ucraina,
qualche giorno fa, abbiamo trovato per la prima volta segnali diffusi di
malcontento fra i soldati. Una sensazione generale di insicurezza e
paura». Dubbio complottista: serviva deviare l’attenzione dalla grave
situazione in Ucraina, che gli stessi commentatori occidentali non
possono ignorare?
Ma, tornando a Navalny, torna utile leggere
l’articolo "La mano di Londra sulla morte di Navalny" del politologo
statunitense ed esperto di Russia, Gilbert Doctorow. Doctorow è convinto
che la morte di Navalny serve a distrarre l’attenzione, per esempio è
un «antidoto» al «grande colpaccio» rappresentato dall’intervista di
Carlson Tucker con Putin appena una settimana fa. Poi, dopo aver
analizzato tutte le operazioni sotto falsa bandiera che sono state
dirette dall’Occidente contro la Russia nell’ultimo decennio, Doctorow
spiega perché il Regno Unito, fortemente impegnato in una guerra “non”
così segreta contro la Russia (citando da una serie di fatti), sia il
principale indiziato nell’assassino di Navalny. Chi voglia leggere
l'articolo vada nella sezione commenti.
Una serie di circostanze
rende improbabile che sia stata la Russia a orchestrare l’uccisione di
Navalny (per i distratti: alle dipendenze dei servizi americani). Ma più
che altro, sorge spontanea la classica e semplice domanda “cui
prodest?” (a chi giova?), cioè che tipo di beneficio avrebbe tratto
Putin da questa eliminazione. I fatti dimostrano che della morte di
Navalny sia il fronte Nato a trarne beneficio, almeno sul piano della
propaganda.
Nel frattempo assistiamo invece al totale concertato
silenzio sulla riunione dell’Alta Corte britannica per decidere
sull’estradizione del fondatore di “Wikileaks” Julian Assange negli Usa,
dove il giornalista australiano dovrebbe affrontare la grave accusa di
spionaggio rischiando fino a 175 anni di carcere. Da ricordare che
Assange è in regime di stretto e feroce isolamento dall’11 aprile 2019
presso la prigione di sua maestà Belmarsh, chiamata la “Guantanamo
inglese”. I britannici detengono Julian Assange da cinque anni senza
capo di imputazione, semplicemente perché lo vogliono gli americani,
loro si giustificano dicendo che il giornalista australiano rivelando
segreti di stato ha messo in pericolo – udite udite! – le operazioni
delle democrazie occidentali. Ma quali sono queste rivelazioni?
Assange
pubblicò il 25 luglio 2010 su “Wikileaks” gli “Afghan War Diary”, i
diari di guerra afghani, poi in ottobre gli “Iraq War Logs”, enormi
quantità di rapporti che documentavano i crimini di guerra in
Afghanistan e Iraq. Ma la sua imperdonabile colpa è quella di aver
svelato con i cablo tutta la corruzione dei governi delle diplomazie dei
gruppi finanziari occidentali, e le mail private che mettono in luce la
preparazione delle cosiddette primavere arabe, le rivolte in Siria e la
distruzione della Libia (le mail della Clinton contengono le vere
motivazioni per l’uccisione di Gheddafi: impedire la costruzione di una
moneta africana per sganciarsi dal franco francese e dal dollaro).
Assange ha in sostanza offerto le prove – come acutamente ha osservato
Francesco Toscano – che quello che tutti chiamano complottismo è Storia.
Chiaro
perché il “mondo libero”, che usa chiamare i suoi bombardamenti su
popoli recalcitranti umanitari, non può perdonargliela a Julian Assange?
Lunedì
sera alla fiaccolata per Navalny nella piazza del Campidoglio a Roma
c’erano: dal primo cittadino Roberto Gualtieri alla segretaria del Pd
Elly Schlein, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, Tommaso
Foti e Lucio Malan di Fratelli d'Italia, una delegazione di Italia Viva
guidata da Maria Elena Boschi, Carlo Calenda (il promotore) con il
gruppo di Azione, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per Alleanza
Verdi-Sinistra, il leader della Cgil Maurizio Landini, quello della Cisl
Luigi Sbarra, Pier Ferdinando Casini, i capigruppo in Camera e Senato
del M5S Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, Paola Taverna e
Virginia Raggi. E ancora Giuseppe Provenzano e Filippo Sensi sempre per
il Pd.
Ricordiamoci questi nomi, a futura memoria. Uno per uno,
anche i cosiddetti pacifisti. Patetici burattini della Nato, ci aizzano
contro la Russia per difendere le “democrazie occidentali” che non si
fanno scrupolo di commettere crimini nel mondo a difesa del privilegio
di essere il “miliardo d’oro”. E se scopri le carte, come ha fatto
Julian Assange, te la fanno pagare cara.
Julian Assange libero!
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