L'accordo
di Andrea Zhok - 26/02/2024
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Fonte: Andrea Zhok
Giorgia Meloni a nome dello stato italiano ha firmato un
accordo bilaterale di cooperazione per la Sicurezza con il presidente
ucraino Zelenski.
L'accordo ha validità decennale (10 anni).
L'accordo
impone all'Italia di intervenire in sostegno di Kiev entro 24 ore in
caso di nuovo attacco di Mosca e di continuare a fornire aiuti economici
e militari al governo ucraino.
L'Italia si impegna inoltre a favorire l'ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e nella Nato.
Si
prospetta poi la possibilità di addestrare l'esercito ucraino e di
condurre esercitazioni da parte dell’esercito italiano anche in
territorio ucraino.
In sostanza, non paga di aver bruciato ottimi
rapporti pluridecennali con la Russia, di aver buttato un numero
indefinito di miliardi (i numeri sono secretati) nel sostegno bellico
all'Ucraina, di aver contribuito ad un'esplosione dei prezzi
dell'energia che ha impoverito il paese e proseguito nell'attività di
deindustrializzazione, ora Giorgia Meloni vuole lasciare il suo segno
nella storia legando l'Italia sempre più strettamente ad un paese che
sta colando a picco, militarmente ed economicamente, esponendola in
maniera crescente sul piano bellico.
Infatti un articolo come quello
che impegna l'Italia ad un'immediata risposta di sostegno in caso di
"nuovo attacco russo" o è una buffonata pour parler (e allora è una
vergogna) o è un impegno che simula l'articolo 5 dell'Alleanza
Atlantica, e allora è un suicidio.
Inoltre l'idea di inviare
"istruttori italiani" ad addestrare l'esercito ucraino sarebbe ridicolo
(l'esperienza bellica degli ucraini oramai si mangia a colazione quella
italiana), se non fosse un modo informale di inviare truppe operative.
Ricordiamo che nella guerra del Vietnam per molti anni gli USA
ufficialmente avevano sul territorio soltanto "istruttori e consiglieri
militari" (decine di migliaia), con il compito ufficiale di addestrare
le forze anticomuniste locali. Ed è tecnicamente impossibile distinguere
tra un militare ordinario e un militare con compiti di "istruire e
consigliare".
L'idea poi di sostenere l'ingresso dell'Ucraina nella
Nato, per quanto non nuova, riapre la ferita di ciò che sin dall'inizio è
stato il casus belli con la Russia, che dopo aver visto una continua
espansione a est della Nato aveva posto un veto reiterato al passo
fatale dell'ingresso ucraino in un'alleanza militare ostile (l'Ucraina
ha il più ampio e permeabile del confini, quello da cui nella storia
sono venute le maggiori minacce all'esistenza dello stato russo.)
Tutta
l'operazione è condita dalla solita pioggia di denari pubblici a
perdere, che rientreranno soltanto in parte in commesse all'industria
bellica nazionale.
In sostanza, una volta di più, Giorgia Meloni sta
contribuendo (come molti prima di lei, va detto) ad un trasferimento
diretto di risorse pubbliche da scuole e ospedali italiani, per cui la
coperta è sempre cortissima, alla solita banda di oligarchi amici degli
amici. E questo coinvolgendo tutti gli italiani in un ruolo di nemici di
una grande potenza nucleare.
Ecco, scriviamo questo in attesa di
vedere se la "lista di putiniani in Italia" che Zelensky ha promesso di
dare alla premier italiana per sanzionarli sia già arrivata a
destinazione.
Già perché, per chi se lo fosse dimenticato, tutto questo sfacelo nazionale è fatto nel nome della libertà e della democrazia.
Che ci facciamo insegnare da chi rivendica orgogliosamente il retaggio delle SS Galizien.
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