Lo sguardo altrui
di Andrea Zhok - 21/02/2023
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Fonte: Andrea Zhok
Nei rapporti con gli altri il fattore fondamentale per
consentire l'instaurarsi di rapporti pacifici e di mutua comprensione è
la capacità di mettersi nei panni altrui, di guardare il mondo
circostante anche con gli occhi dell'altro, dalla sua prospettiva.
Non
è un esercizio facile, ma è l'esercizio etico primario che sta alla
base di tutte le etiche tradizionali come formula della reciprocità.
Questa prassi è stata tuttavia progressivamente erosa nella cultura
occidentale (in particolare americana). Non è sempre stato così, ma oggi
lo sguardo occidentale è addestrato a concentrarsi su quali possano
essere i lati da cui l'altro potrebbe avermi offeso, dal mio punto di
vista, posto come ultima autorità.
Spostato sul piano della politica
estera questo unilateralismo etico nell'opinione pubblica si esprime in
forme di "imperialismo ingenuo", che farebbero tenerezza se non
lasciassero dietro di sé una scia di morte e distruzione.
Ora,
qualcuno ancora oggi continua a chiedersi: "Cosa mai avrà avuto da
temere la Russia in Ucraina? E' chiaro che si tratta di un pretesto per
invadere l'Europa." "E cosa mai avrà da temere la Cina per armarsi?" "E
cosa mai avranno da temere l'Iran, o la Corea del Nord, o il Venezuela,"
ecc. ecc.?
Perché, giusto cielo, ci odiano tanto, noi che siamo manifestamente lo standard della civiltà e cavalleria?
Per approssimare una risposta può aiutarci soffermare un momento lo sguardo su alcuni dettagli.
Ad esempio.
Gli
USA sono il paese al mondo maggiormente coinvolto in conflitti bellici
nel corso della sua storia; e sono peraltro il paese con l'esercito di
gran lunga più potente al mondo, spendendo da soli più della somma dei
successivi 15 paesi più militarmente sviluppati al mondo (800 miliardi
di dollari/anno per gli USA, contro i 293 della Cina, i 76 dell'India, i
65 della Russia, i 56 della Germania, ecc.; dati 2021).
Gli USA
hanno inoltre fomentato sistematicamente un'infinità di colpi di stato
verso governi sgraditi (spesso vantandosene post hoc).
E quando i
regime changes non riescono in forma indiretta, nutrendo le proprie
quinte colonne, si passa spesso allo stadio successivo, dell'intervento
diretto.
Il canone, divenuto oramai classico, del'interventismo
americano è infatti rappresentato da un'operazione in due tempi: in
prima istanza si alimentano e finanziano le proteste (sempre sedicenti
"democratiche") all'interno del paese X; in seconda istanza si utilizza
come giustificazione ad intervenire il fatto di essere "invocati dalla
minoranza oppressa nel paese X".
Questo giochino, sempre
spalleggiato dai media a gettone, è uno schema universalmente noto e
discusso ovunque, tranne in Occidente.
Qui da noi i probi
raddrizzator di torti, Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
sotto l'ascella, sono invece sempre sinceramente stupiti di come ovunque
la giungla extraoccidentale pulluli di malvagi oppressori, e di
oppressi desiderosi di essere liberati da noi.
Se pensiamo che il
segno distintivo del controllo militare imperialistico è la presenza di
basi miltari al di fuori del proprio territorio, è utile ricordare che i
paesi da noi descritti come proverbialmente aggressivi e guerrafondai
(Russia, Cina, Iran, Corea del Nord) possiedono tutti assieme una
manciata di basi militari extraterritoriali (6 la Russia, 4 la Cina,
tutte in paesi loro prossimi). Gli USA da soli possiedono invece oltre
800 basi militari extraterritoriali, distribuite su tutti i continenti.
Infine,
come impeccabilmente documentato da Daniele Ganser (ne "Le guerre
illegali della NATO"), dopo la caduta dell'URSS, la Nato, non si è
limitata ad espandersi massivamente, in particolare verso Est, ma è
intervenuta ripetutamente con iniziative di aggressione verso paesi
terzi (iniziative non difensive, in violazione della funzione originaria
dell'alleanza).
Ed è per queste, e altre, ragioni che sarebbe utile
smettere di continuare a scandalizzarci della pagliuzza nell'occhio
altrui senza notare il trave nel nostro.
Da occidentali spiace dirlo,
ma nonostante il profluvio di autoassoluzioni hollywoodiane, da tempo
agli occhi del resto del mondo gli USA appaiano come il bullo del
quartiere e la Nato come la sua gang.
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