L’emergere del neofascismo nella sanità pubblica
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di DAVID BELL
Il fascismo è l’arte di nascondere la verità dietro una facciata di sana virtù. È, presumibilmente, vecchio come l’umanità. Mussolini gli ha solo dato un nome, nascondendo le sue idee autoritarie dietro il prosciugamento delle paludi, il rinnovamento dei villaggi, i bambini a scuola e i treni in orario. L’immagine del nazismo degli Anni ’30 non era costituita da finestre rotte e vecchi che venivano picchiati per strada, ma da giovani felici e sorridenti che lavoravano insieme all’aria aperta per ricostruire il Paese.
Attribuire queste etichette al tempo presente è pericoloso, perché portano con loro il bagaglio del passato, ma aiuta anche a determinare se la situazione attuale che pensavamo fosse volta al progresso non sia in realtà regressiva. Quei giovani felici e sorridenti degli anni Trenta venivano in realtà addestrati alle arti del moralismo, della denigrazione del pensiero non allineato e dell’obbedienza collettiva. Sapevano di avere ragione e consideravano come un problema chi non la pensava come loro. Vi ricorda qualcosa?
I cambiamenti sociali degli ultimi due anni sono stati definiti e guidati dalla “salute pubblica”. È quindi giusto cercare analogie con la sanità pubblica del passato per capire cosa sta succedendo, quali sono i fattori trainanti e dove potrebbero portare. Abbiamo visto le professioni della sanità pubblica e le associazioni che le rappresentano invocare la discriminazione e la coercizione rispetto alle scelte mediche. Hanno sostenuto politiche che impoveriscono gli altri, mantenendo i propri stipendi inalterati, arrivando a controllare la normale vita familiare e persino dettando il modo in cui le persone devono piangere i propri morti.
Gli ospedali hanno rifiutato i trapianti a chi aveva fatto scelte mediche non correlate ai protocolli pubblici, che l’ospedale non gradiva. Ho visto rifiutare a una famiglia la possibilità di vedere una persona cara in fin di vita finché non accettava le vaccinazioni, per poi consentire l’accesso immediato dopo l’iniezione, confermando così che non si cercava l’immunità, ma la conformità.
Tutti noi abbiamo visto importanti professionisti della salute vilipendere e denigrare pubblicamente i colleghi che cercavano di riaffermare i principi sui quali siamo stati tutti formati: assenza di coercizione, consenso informato e non discriminazione. Piuttosto che mettere le persone al primo posto, un collega professionista mi ha informato, durante una discussione sull’evidenza scientifica e l’etica, che il ruolo dei medici della sanità pubblica è quello di attuare le istruzioni del governo. Obbedienza collettiva.
Ciò è stato giustificato dal “bene superiore” – un termine indefinito, dal momento che nessuno dei governi che ha spinto questa narrazione ha rilasciato, in due anni, dati chiari sui costi-benefici che dimostrino che il “bene” è maggiore del danno. Tuttavia, effettuare questa analisi, per quanto importante, non è il punto.
Il “bene maggiore” è diventato un motivo per le professioni della salute pubblica per annullare l’idea del primato dei diritti individuali. Hanno deciso che la discriminazione, la stigmatizzazione e la soppressione delle minoranze sono accettabili per “proteggere” la maggioranza. Questo è ciò che è stato ed è il fascismo. Coloro che hanno promosso slogan come “pandemia dei non vaccinati” o “nessuno è al sicuro finché non lo sono tutti” sanno bene a cosa serve, e quali risultati potenziali può avere, fare delle minoranze un capro espiatorio.
Sanno anche, grazie alla storia, che la natura fallace di queste affermazioni non impedisce che abbiano un forte impatto. Il fascismo è nemico della verità e mai suo servitore.
Lo scopo di questo scritto è suggerire di chiamare le cose con il loro nome. Di dire le cose come stanno, di dire la verità. I vaccini sono un prodotto farmaceutico con benefici e rischi variabili, proprio come gli alberi sono fatti di legno e hanno le foglie. Le persone hanno diritti sul proprio corpo, non i medici o i governi, in qualsiasi società che consideri tutte le persone come aventi uguale valore e riconosca loro un valore intrinseco.
La stigmatizzazione, la discriminazione e l’esclusione sulla base delle scelte sanitarie, che si tratti dell’HIV, del cancro o del COVID-19, sono sbagliate. Escludere e diffamare i colleghi che hanno opinioni diverse sull’uso di farmaci sicuri è arrogante. Denunciare chi si rifiuta di seguire ordini in conflitto con l’etica e la morale è pericoloso.
Seguire ciecamente i dettami dei governi e delle corporations, semplicemente per conformarsi al “gruppo”, non ha nulla in comune con una sanità pubblica rispettosa dell’etica. Tutto ciò ha più a che fare con le ideologie fasciste del secolo scorso che con quanto insegnato nelle lezioni di sanità pubblica che ho frequentato. Se questa è la società che vogliamo sviluppare, dobbiamo essere chiari e dichiararlo, non nasconderci dietro false virtù come “equità dei vaccini” o “tutti insieme”.
Non lasciamoci imbrigliare dalle sottigliezze politiche di “sinistra” e “destra”. I leader dei due principali regimi fascisti europei degli anni ’30 provenivano dalla “sinistra”. Si appoggiavano molto ai concetti di salute pubblica di “bene superiore” per eliminare coloro che ritenevano inferiori e che non si conformavano.
La nostra condizione attuale richiede introspezione, non partigianeria. Come professione, abbiamo rispettato le direttive di discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione, confondendo i requisiti per il consenso informato. Abbiamo contribuito a eliminare i diritti umani fondamentali – all’autonomia sul proprio corpo, all’istruzione, al lavoro, alla vita familiare, al movimento e agli spostamenti. Abbiamo seguito gli autoritari delle corporations, ignorando i loro conflitti di interesse e arricchendoli mentre i cittadini si sono impoveriti. La sanità pubblica non è riuscita a mettere i cittadini al comando e si è fatta portavoce di una piccola minoranza ricca e potente.
Possiamo continuare su questa strada, che probabilmente finirà dove è finita l’ultima volta, ma forse senza gli eserciti stranieri per rovesciare la mostruosità che stiamo sostenendo.
Oppure possiamo ritrovare l’umiltà, ricordare che la sanità pubblica dovrebbe essere al servizio del popolo e non lo strumento di coloro che cercano di controllarlo, e rimuovere il tumore dal nostro seno. Se non sosteniamo il fascismo, possiamo smettere di esserne lo strumento. Potremmo ottenere questo risultato semplicemente seguendo l’etica e i principi fondamentali su cui si basano le nostre professioni.
QUI IL Link all’originale – TRADUZIONE DI PIETRO AGRIESTI
https://brownstone.org/articles/the-emergence-of-neo-fascism-in-public-health/
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