Quando si parla di armi nucleari, ogni qualvolta un esponente del governo russo – sia esso il presidente russo Vladimir Putin o il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitrij Medvedev – si esprime sull’argomento, in Occidente si scatena il panico. O perlomeno, è ciò che traspare leggendo la stragrande maggioranza dei media e dei giornali. A scatenare l’isteria generale è stato proprio Putin, il quale ha recentemente ribadito che la Russia è “preparata” per una guerra nucleare qualora ci fosse una minaccia all’“esistenza dello Stato russo” o un “danno alla nostra sovranità e indipendenza”, come delineato nella dottrina nucleare russa. “Le armi – ha aggiunto Putin – esistono per essere usate”.
Il 28 febbraio scorso, Max Seddon del Financial Times ha pubblicato un articolo nel quale menziona alcuni documenti segreti russi redatti tra il 2008 e il 2014. Secondo il Financial Times, i documenti classificati descrivono una soglia per l’uso di armi nucleari tattiche che è più bassa di quanto Mosca abbia mai ammesso pubblicamente: i criteri per una potenziale risposta nucleare vanno da un’incursione nemica sul territorio della Federazione a cause più specifiche, come la distruzione del 20% dei sottomarini russi con missili balistici strategici. Negli scenari ipotizzati da Mosca, anche un piano per rispondere a un’invasione da parte della Cina.
L’isteria sulle armi nucleari
Senza minimizzare il potenziale rischio di un conflitto nucleare che avrebbe conseguenze catastrofiche e inimmaginabili per il destino dell’umanità, non c’è nulla di veramente sorprendente né nelle dichiarazioni del leader russo, né nei documenti trapelati e citati dal Financial Times.
A smontare il melodramma dei media è Nikolas K. Gvosdev, direttore del Programma di sicurezza nazionale del Foreign Policy Research Institute, think tank statunitense con sede a Filadelfia, in Pennsylvania, in un’analisi pubblicata sull’illustre rivista The National Interest. Innanzitutto, come osserva Gvosdev, va fatta una premessa che può sembrare banale ma non lo è: le istituzioni militari di tutto il mondo devono “prevedere e prepararsi a qualsiasi scenario”, per quanto improbabile. Gli Stati Uniti, osserva infatti l’esperto, “hanno mantenuto piani di guerra per un’invasione del Canada fino al XX secolo”.
Gli unici veri alleati di Mosca? “Il suo esercito e la sua marina”
Gli stati sono consapevoli di agire in un sistema di anarchia internazionale nel quale ogni nazione è impegnata a massimizzare la propria sicurezza. Anche – se necessario – attraverso l’uso della forza. Per tale motivo Moscia ha preparato un piano per affrontare un eventuale, per quanto improbabile, invasione da parte della Cina. Oggi i due Paesi sono uniti da una partnership strategica che mira a sfidare l’egemonia statunitense, anche se non si tratta di un’alleanza e le due potenze non hanno (del tutto) dimenticato i vecchi dissapori e la crisi sino-sovietica degli anni ’60. In ogni caso, anche se i rapporti sono notevolmente migliorati negli ultimi 30 anni, è normale che Mosca – e Pechino – si preparino a qualsiasi tipo di scenario ed eventualità.
Come nota Gvosdev, infatti, mentre i documenti top secret trapelati “sono stati scritti tra il 2008 e il 2014, durante l’amministrazione Obama”, lo Stato Maggiore russo “ha una visione a lungo termine. Gli attuali partner di oggi – osserva – tra cui Turchia e Cina, sono stati in passato rivali strategici”. Pertanto, “l’establishment della sicurezza nazionale russa rimane guidato dalla massima dello zar Alessandro III, che osservava che gli unici veri e duraturi alleati della Russia sono il suo esercito e la sua marina”.
La chiave è nella dottrina russa
Non solo: i documenti potrebbero essere stati fatti divulgare volutamente per lanciare un messaggio ai rivali strategici in occidente – ma anche agli “amici” di Pechino – che la Russia può utilizzare armi tattiche nucleari in qualsiasi momento. Altro aspetto da considerare, per quanto concerne invece le dichiarazioni di Putin: oltre al fatto che il leader russo è in campagna elettorale e vuole dare l’immagine del leader forte e pronto a tutto pur di difendere il proprio Paese – per quanto l’esito delle elezioni sia scontato – il presidente russo ha semplicemente ripetuto ciò che scrive nero su bianco la dottrina russa in materia di armi nucleari. Non c’è nulla di nuovo o di veramente rilevante nelle sue recenti dichiarazioni che hanno evocato scenari apocalittici da Dr.Stranamore. Perché per quanto sia un ottimo tattico e un abile stratega, il leader russo sa essere anche piuttosto prevedibile.
La
deterrenza nucleare, si legge all’articolo 9 della dottrina russa sulle
armi nucleari, in uno dei passaggi più rilevanti, “ha lo scopo di
garantire che i potenziali avversari comprendano l’inevitabilità della
ritorsione in caso di aggressione contro la Federazione Russa
e (o) i suoi alleati”. Inoltre, la Russia “si riserva il diritto di
usare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari e di altre armi
di distruzione di massa contro di essa e (o) i suoi alleati”, così come
“in caso di aggressione contro la Federazione Russa con l’uso di armi
convenzionali, quando l’esistenza stessa dello Statè minacciata”. C’è
qualcosa di diverso da quello che ha detto Putin? Pare proprio di no.
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