Le acque del Golfo di Aden, all’imbocco meridionale del Mar Rosso, ma anche quelle vastissime lungo la costa orientale della Somalia, si stanno facendo sempre più pericolose e insicure.
Oltre ai razzi e ai droni lanciati dai ribelli houthi dello Yemen, per le navi commerciali in transito si è aggiunta infatti un’altra minaccia, proveniente questa volta dalla sponda meridionale del Golfo, la regione semi-autonoma somala del Puntland.
Da quelle coste partono, con sempre maggiore frequenza, le imbarcazioni dei cosiddetti pirati, che da novembre hanno portato a segno oltre 20 attacchi a mercantili in transito, riuscendo a sequestrarne due.
In contrasto alla ripresa della pirateria si stanno muovendo diverse marine militari che pattugliano quelle acque. Un primo intervento è stato compiuto il 16 marzo dalla marina indiana che da gennaio è schierata con una flotta di almeno una dozzina di navi da guerra.
Dopo pesanti combattimenti, è riuscita a liberare il mercantile MV Ruen, battente bandiera maltese, sequestrato lo scorso 14 dicembre.
Una seconda operazione è stata annunciata ieri dalle marine internazionali (l’operazione Atalanta dell’Unione Europea, a guida italiana – missione EUNAVFOR) che, con il sostegno della polizia del Puntland, si stanno preparando ad attaccare la MV Abdullah, una nave commerciale battente bandiera del Bangladesh, dirottata al largo delle coste della Somalia il 12 marzo, con 23 membri di equipaggio.
La MV Abdullah era salpata dalla capitale del Mozambico, Maputo, e navigava verso gli Emirati Arabi Uniti con un carico di 55mila tonnellate di carbone, quando i pirati l’hanno attaccata e sequestrata lungo la costa orientale della Somalia, prendendo in ostaggio i 23 membri dell’equipaggio.
La Somalia, paese che vanta il più lungo, strategico e indifeso tratto di costa del continente – circa 3.330 km -, è stata per anni colpita dal fenomeno della pirateria, che è andato però progressivamente scemando a partire dal 2011 con lo schieramento delle marine americane e alleate nelle acque internazionali.
Tanto che lo scorso anno lo spazio marittimo del Golfo e dell’Oceano indiano, al largo del Corno d’Africa e della Somalia, era stato dichiarato non più “area ad alto rischio”.
I pirati somali sono rimasti dunque inattivi per circa un decennio, e la ripresa delle loro azioni in concomitanza con l’avvio degli attacchi degli houthi fa pensare alla possibilità di un legame tra le due sponde del Golfo.
Fino ad ora, peraltro, la difesa delle acque prospicenti la Somalia è affidata quasi totalmente agli interventi delle marine internazionali. Una condizione che il governo di Mogadiscio spera di superare con un accordo siglato lo scorso 8 febbraio con la Turchia, in base al quale Ankara si impegna a sviluppare ed equipaggiare la marina militare somala, ora praticamente inesistente, e a schierare la sua flotta a difesa dell’alleato.
Un’intesa che rischia però di accrescere l’influenza della Turchia, e dei suoi affiliati, nella regione, sottraendo alla Somalia il pieno controllo delle sue acque.
Nessun commento:
Posta un commento