La fine dell’anglosfera e la visione di padre Pio: quale futuro attende l’Italia?
Quando Vladimir Putin ha ringraziato il popolo russo per l’ondata di consensi ricevuta la scorsa domenica a stento ha trattenuto la sua commozione.
Quello che viene falsamente descritto dai media Occidentali come uno “spietato” e “algido” leader politico è probabilmente lo statista che più di tutti mostra uno sconfinato amore per la sua patria e il suo popolo.
Se la storia d’amore tra Vladimir Putin e il suo popolo dura da più di 20 anni, è perché il presidente russo ha mostrato nel corso di questi anni che lui non è uno statista a noleggio a differenza di chi lo ha preceduto.
Non è stato eletto per compiacere la volontà di potenze straniere, ma è stato eletto perché ha restituito tutta la dignità e l’onore che la Russia aveva perduto al tempo dell’infausta epoca degli anni 90.
In quel periodo storico, la Russia non faceva nemmeno in tempo a contemplare le macerie del muro di Berlino che al Cremlino veniva posto un presidente fantoccio, Boris Eltsin, che era oggetto di derisione nei consessi internazionali per i suoi malcelati problemi di alcolismo.
Qualcuno probabilmente ricorda ancora le immagini di Clinton che si prende gioco di lui alla Casa Bianca e questo dimostra perfettamente lo stato della Russia in quegli anni.
Non più una potenza leader, ma uno Stato satellite di Washington e dei suoi oligarchi askenaziti che facevano il bello, raramente, e il cattivo, frequentemente, tempo a Mosca e sul territorio della federazione.
Lo Stato tecnicamente non esisteva nemmeno più in quanto il vero governo non era quello del Cremlino ma quello dei potentati stranieri e non che avevano in mano le redini di questo grande Paese.
In quello stesso periodo storico, l’Italia subiva un processo di spoliazione economica alquanto simile a quello che si vedeva in Russia.
Quando Draghi saliva sul panfilo Britannia della regina Elisabetta, uno dei membri più influenti del comitato dei 300, portava in dote l’intera ricchezza industriale di una delle potenze economiche più prospere del mondo, ovvero l’Italia, ai banchieri e finanzieri di New York e Londra.
A Mosca c’era un omologo di Mario Draghi nei panni di Jeffrey Sachs, economista americano di origini ebraiche e membro dei cosiddetti Harvard boys che allo stesso modo consegnava il patrimonio industriale russo nelle mani di compagnie private.
I saccheggi che venivano attuati a Roma e Mosca erano attuati da personaggi diversi manovrati dalle stessi menti finanziarie che hanno in mente un solo obiettivo.
Quello di mettere in ginocchio le nazioni, ridurle completamente all’impotenza politica per lasciarle nelle mani di istituzioni finanziarie e politiche private nelle mani dei signori della finanza internazionale, tra i quali si incontrano sempre gli stessi personaggi quali i noti, o famigerati, Dupont, Rockefeller, Rothschild, Schiff e Morgan, soltanto per citare i più “illustri”.
La Russia ha vissuto il suo Golgota negli anni 90 per poi iniziare la sua risalita e rinascita attraverso la leadership di Vladimir Putin che ha restituito quella sovranità e quella indipendenza che il Paese aveva completamente perduto nell’epoca della presidenza coloniale di Boris Eltsin.
Il padre del declino dell’Italia: l’armistizio di Cassibile
La crisi russa è stata più breve di quella italiana in quanto la seconda si trova suo malgrado in un recinto politico e geopolitico ben più stretto e delimitato di quello della Russia.
L’Italia infatti non si trova in una condizione di sovranità limitata dal 1992, anno della svolta per il presente declino del Paese, ma dal 1943.
Questo Paese si trova ostaggio di un potere transnazionale dai tempi della fine della seconda guerra mondiale perché l’ingresso nel conflitto e la successiva sconfitta è costata all’Italia la perdita della sua sovranità e il successivo ingresso nell’anglosfera.
Sarebbe interessante un giorno aprire un serio dibattito storico approfondito sulle ragioni che spinsero Benito Mussolini ad allearsi con la Germania nazista, nonostante la diffidenza morale e culturale che il primo nutrivo nei confronti della seconda e del suo leader, Adolf Hitler, per il quale il duce nutriva una certa avversione non ricambiata poiché invece il fuhrer aveva una grande stima di Mussolini.
Il fascismo fino ai primi anni 30 aveva messo l’Italia in una invidiabile posizione di sovranità e peso politico che l’Italia liberale, giocattolo governativo della Gran Bretagna, mai aveva naturalmente avuto anche soprattutto per l’assoluto dominio delle massonerie, sciolte dal duce nel 1925 con una legge apposita.
Qualsiasi siano state le motivazioni che abbiano spinto il duce a seguire le orme della Germania nazista che è stata alleata del movimento sionista mondiale sin dagli inizi della presa del potere di Adolf Hitler, è stato un tremendo errore che è costato la perdita della sovranità all’Italia e la vita a Mussolini.
Sotto la tenda di Cassibile nel 1943 va in scena il più infame dei tradimenti consumato dal generale Giuseppe Castellano che firmava una resa incondizionata nonostante non avesse nemmeno l’autorità governativa per farlo perché il legittimo presidente del Consiglio era stato rovesciato soltanto due mesi prima.
L’Italia smette di essere sovrana e diviene una colonia dell’anglosfera e questo percorso cambia tutta la sua successiva storia politica.
Cassibile è il vero padre della successiva Repubblica del 1946 nata attraverso un massiccio broglio che aveva rovesciato il voto degli italiani che volevano la monarchia nonostante il tradimento dei Savoia, fuggiti in Puglia durante l’armistizio consegnando il Paese allo sbando e alla guerra civile.
Se l’armistizio del 1943 è nato da un tradimento non ci si deve sorprendere se la successiva storia repubblicana e costituzionale sia stata ricca a sua volta di menzogne, tradimenti e di una lunga scia di sangue sparsa nei decenni successivi per tenere prigioniera l’Italia nella prigione dell’anglosfera.
Ogni singolo evento negativo degli anni successivi è stato la diretta conseguenza della condizione di sovranità limitata che l’Italia ha vissuto.
La strategia della tensione, partorita nelle stanze della CIA, è stata espressamente concepita per adombrare lo spauracchio di un nemico comunista dall’altra parte che potesse prendere in qualsiasi momento il controllo dell’Italia, ma la vera ragione d’essere degli attentati terroristici attuati nel Paese non era altro che quella di far sì che l’Italia non uscisse dalla sua prigione.
Aldo Moro è stato l’uomo politico più noto che ha pagato con la vita la sua volontà di accompagnare l’Italia fuori dalla NATO non certo per portarla dall’altra parte del muro ma per invece restituirle quella sovranità e indipendenza che l’alleanza atlantica le negava e per sottrarla al destino di decadenza e declino che il club di Roma aveva decretato per essa nei primi anni 70.
Quando Henry Kissinger minacciava di morte Aldo Moro era la voce del club di Roma che si faceva sentire.
L’Italia non doveva osare spingersi al di là del recinto assegnatole da Washington e dai suoi referenti dei vari circoli mondialisti, poiché questo Paese da solo, per la sua rilevanza politica e spirituale, poteva mandare in fumo i piani del Nuovo Ordine Mondiale e del supergoverno globale che questo aspirava a costruire.
Il 1992 a bordo del Britannia è un’altra naturale conseguenza del 1943 di Cassibile. Se è vero che l’Italia aveva conosciuto un periodo incredibile di prosperità e crescita nel dopoguerra questo è stato certamente possibile perché il Paese ha seguito modelli economici del tutto antitetici a quelli del protestantesimo neoliberale e anche perché Washington in quegli anni aveva interesse a garantire una certa prosperità ai Paesi del blocco Occidentale nell’ottica di gestione della guerra fredda.
Il crollo del muro aveva fatto venire meno qualsiasi ragione di preservare la stabilità e la crescita degli anni precedenti.
Il crollo del muro rappresentava la tappa successiva. Tolto di mezzo il carrozzone sovietico finanziato sin dal primo istante dalla finanza di New York che ha permesso l’ascesa dei bolscevichi, quasi tutti di origine ebraica, non esisteva più alcuna ragione da parte del mondialismo di tenere in vita l’economia italiana.
Andava piuttosto lanciato l’assalto definitivo alla fortezza del cattolicesimo e dell’antica Roma per ridurla in macerie e poi giungere alla definitiva costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
La fine dell’ordine liberale: quale futuro per l’Italia?
Ora questo intero disegno di dominio e di demolizione definitiva dell’Italia è andato in frantumi quando è iniziato a venire meno tutto l’ordine precedente partorito a Cassibile nel 1943.
Ne ha parlato negli ultimi tempi Emma Bonino, uno dei servitori e rappresentanti di questi poteri in Italia da molti decenni.
La dismissione dell’anglosfera e del blocco Occidentale sta rimettendo in discussione tutto ciò che prima era dato per scontato da molti qui in Italia.
L’ordine liberale anglosassone non poteva sopravvivere alla Russia di Putin prima e all’America di Trump poi.
Quell’ordine aveva qualche possibilità di sopravvivere soltanto se gli Stati Uniti avessero deciso di tenerlo in vita e di proseguire nel loro ruolo di garanti dell’architettura globalista liberale che è stata eretta nel 1945.
Che questa fase storica sia al tramonto è un fatto che può dirsi assodato. Questo però apre nuovi scenari e nuovi interrogativi sul prossimo futuro dell’Italia.
Una volta che è venuta meno quella struttura i suoi peones nella forma degli attuali partiti che ormai sono poco più che grumi clientelari non possono più sussistere.
Questo da molto tempo ha creato una situazione di assoluta incertezza e paura tra i palazzi della politica perché la liquidazione dei vecchi garanti significa la quasi certa fine di coloro che vivevano all’ombra di tale sistema da “bravi” parassiti che trascinavano il Paese in una permanente crisi economica che procede da anni per via dell’euro e dell’austerità che esso prevede, e da ultimo nella campagna vaccinale che ha provocato la successiva ondata di “malori improvvisi”.
Costoro hanno eseguito gli ordini convinti che il vecchio ordine avrebbe trionfato e ora si risvegliano “nudi” di fronte al venire meno delle passate certezze.
Si moltiplicano le guerre tra bande e le inchieste incrociate tra i vari protagonisti della politica perché d’ora in avanti tutti cercheranno di uscire vivi da questa fase a spese degli altri compagni di viaggio, sui quali verrà addossata la colpa del disastro in quella che sarà una generale e disordinata fuga dalla nave della seconda Repubblica che affonda.
A questo stato di generale crisi dell’anglosfera si deve aggiungere anche la crisi dell’altro perno, dopo quello americano, di tale sistema, la Gran Bretagna, la quale assiste impotente alla fine della dinastia dei Windsor.
Soltanto qualche tempo fa sarebbe stato impensabile solamente ipotizzarlo, ma i vecchi signori del potere mondialista continuano a cadere come birilli uno dopo l’altro.
Ieri sono giunte notizie di altre dimissioni dei primi ministri irlandesi, gallesi e vietnamiti mentre i reali inglesi sono ancora uccel di bosco.
E’ praticamente fattuale affermare che il sistema politico italiano non potrà sopravvivere a questa fase e ciò riporta alla precedente domanda.
Cosa accadrà al Paese?
Se il vecchio ordine anglosassone si sta estinguendo, non è affatto azzardato pensare che si è sempre più vicini al tramonto della Repubblica a sovranità limitata del 1946 e della sua Costituzione secolare redatta orgogliosamente da diversi massoni.
Qualcuno forse ancora non si è reso conto dell’assoluta importanza del periodo storico attuale. L’Italia , come il resto d’Europa, sta assistendo alla fine della sua corrotta democrazia liberale.
Si è una fase di transizione che non durerà ancora molto a lungo soprattutto alla luce degli eventi in Ucraina che narrano di una strisciante guerra civile tra Zelensky e i suoi oppositori e del sempre più vicino ritorno ufficiale di Donald Trump.
I cerchi si stanno chiudendo. Non c’è scampo per coloro che dipendevano dal vecchio mondo.
La domanda su cosa attende dall’altra parte l’Italia è di difficile risposta ma si può dire con relativa certezza che nessun sistema è peggiore di quello attuale in dismissione in quanto esso è la peggiore dittatura possibile, quella degli oligarchi, che come parassiti privano il Paese delle sue risorse e le svendono ai mercati di capitali internazionali.
Se l’Italia è un Paese cattolico e se esso è la culla della cristianità mondiale non può che cercare la risposta del suo futuro nel suo passato.
Soltanto il recupero della tradizione potrà restituire la gloria perduta a questa nazione. E si può anche cercare di intravedere meglio cosa c’è alla fine di questo guado politico attraverso le parole di uno dei più grandi santi della storia d’Italia, ovvero padre Pio da Pietrelcina.
Il santo predisse correttamente la fine della monarchia prima della guerra e il suo successivo ritorno. E fece questa rivelazione persino ad un piccolo Aimone di Savoia d’Aosta che , i lettori si tranquillizzino, non è il ramo degli altri Savoia, quello del recentemente scomparso Vittorio Emanuele, già membro della massoneria.
La conclusione del calvario politico che ha affrontato l’Italia potrebbe essere proprio questa.
Gli eventi storici sembrano lasciar davvero presagire una fine delle democrazie liberali e delle sue corrotte dirigenze.
Se i lettori non credono ai fatti storici attuali o se tra di loro c’è ancora qualcuno che ama praticare l’esercizio masochistico e mendace di vedere sempre come vincitori i signori del decaduto mondialismo, arrivando persino a metterli sopra la Provvidenza, allora possono sempre affidarsi alle parole di San Pio da Pietrelcina.
Si ricordi sempre questo. Alla fine del calvario, c’è sempre la Resurrezione.
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