Esattamente
dieci anni fa, nel 2014, un importante sito di statistiche militari
collegato all’intelligence statunitense pubblicò degli apocalittici
numeri demografici che riguardavano la popolazione mondiale nel 2025[1]. Gli analisti dell’agenzia Deagel[2] prevedevano infatti che entro il 2025, non soltanto la popolazione mondiale sarebbe diminuita di 400 milioni di individui, ma che sarebbero stati soprattutto gli stati maggiormente sviluppati a subire i tagli più drastici. In Europa ed America del nord veniva calcolato un vero e proprio macellamento della popolazione, con abbassamenti demografici che girano, tabelle alla mano[3], tra i due terzi ed un terzo delle rispettive popolazioni.
Più precisamente, nel 2025 paesi come gli Stati Uniti ed il Regno Unito
dovrebbero passare, secondo le statistiche, i primi dai circa 300
milioni di abitanti attuali a 100 milioni, vale a dire una riduzione del
70.2% della popolazione totale; i secondi dovrebbero cadere a soli 14,5 milioni dai 63 attuali (-78,5%). Lo stesso vale per gran parte dei paesi europei: sul podio l’Irlanda è inserita nel contesto britannico, con una sparizione del 75% degli irlandesi; al quinto posto della classifica Deagel si trova la Germania, che dovrebbe passare da 80 a 28 milioni (-65%) seguita da Islanda (-50%), Spagna (-46%), Francia (-41%), Svizzera (-36%), Danimarca (-35%), Norvegia (-30%), Italia (-30%), Austria (-30%), Svezia (-28%).
Sebbene in percentuali minori, anche altri paesi europei, secondo
questi dati, subiranno tagli della popolazione, con la strana eccezione
dei Paesi Bassi.
Al
di fuori del c.d. primo mondo, con l’eccezione di alcune aree come la
penisola araba, non vengono previste apocalissi demografiche analoghe a
quelle sopracitate. L’intera area BRICS, ad esempio, nonostante lievi
sfoltimenti (ovviamente non da poco in termini assoluti), sembra dover
rimanere demograficamente stabile, parimenti al resto del mondo a parte
il Giappone, il quale secondo Deagel, si vedrà sfoltire il 17,6% dei suoi cittadini, insieme ai sottintesi americani del Canada, che, in connessione agli andamenti negli USA, subiranno un -30% demografico.
All’estremo opposto, sono calcolati in forte crescita tutti i paesi africani (eccetto Sudafrica ed Etiopia) nonché il Sudamerica e l’intera Asia,
tolte le perdite del già citato Giappone e quelle proporzionalmente
lievi di Cina e Thailandia. Insomma, pare che qualche analista fosse già
in tempi non sospetti a conoscenza di eventi che avrebbero – e
teoricamente avrebbero dovuto già in questo momento – spazzare via gran parte della popolazione occidentale.
Sebbene
possa apparire surreale o fantasioso, il rapporto non va sottovalutato
dal momento che è apparso sul sito di un importante ramo
dell’Intelligence militare statunitense. Invero la Deagel Corporation
fu fondata da un impresario dell’esercito ben inserito del deep state e
tuttora produce analisi e documentazioni per le più importanti
istituzioni politiche mondiali, come l’NSA americana, l’ONU e la Banca
Mondiale.
Gli
allarmismi dei lettori non si sono ovviamente fatti attendere in questi
anni, tanto che ormai il report non è più disponibile (fu tolto nel
2021), lasciando così insoddisfatte le innumerevoli richieste di
spiegazioni. Ciò detto, non c’è alcun bisogno di far notare che il
report apparentemente profetico sembra coincidere, se non del tutto,
almeno parzialmente con gli andamenti politici, economici e ovviamente
con le crisi globali degli ultimi anni.
Le aree più colpite infatti sono innanzitutto quelle del G7 e dell’Unione Europea[4].
Se dovessimo quindi fare 2+2=4, dovremmo innanzitutto osservare che si
tratta dei paesi in cui, nella fase cronologica presa in considerazione,
sono state attuate (e si stanno tuttora attuando) le campagne vaccinali e farmaceutiche
dei più importanti decisori politici-sanitari mondiali. Sebbene per
adesso i numeri non si avvicinano nemmeno allo spopolamento di Deagel, è
comunque palese che l’andamento previsto da quest’ultimi si sposi con
la tragedia tanatopolitica[5]
che sta colpendo esattamente quei paesi in cui è stato messo in pratica
con più determinazione il totalitarismo sanitario dei vari Pfizer,
Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson coadiuvati dai vari governi
schiavi delle élite antidemocratiche.
Pertanto,
alla luce dei decessi in corso, sommati a quelli previsti per i
prossimi anni, non è escludibile a priori la correlazione con le
riduzioni demografiche calcolate dal sito di intelligence, sbagliate
probabilmente dal solo punto di vista cronologico. Non bisogna
sottovalutare inoltre che potrebbe avere un ruolo decisivo l’altrettanto
prevista infertilità[6] delle prossime generazioni.
In secondo luogo, non è da escludere, visto l’orizzonte degli eventi odierni, che alla depopulation possano contribuire nuovi scenari di guerra
estesa a livello mondiale, quindi anche europeo, sebbene lo sia già
parzialmente visti i teatri ucraini e palestinesi. Proprio in questi
giorni si parla di riarmo europeo[7], a seguito della spaventosa dichiarazione della Von Der Leyen secondo cui una guerra in Europa non sarebbe impossibile[8].
V’è quindi in questi giorni un gruppo di stati del continente che
starebbe spingendo verso nuove spese belliche a cui dovrebbero aderire
gli stati membri dell’Unione Europea. I dibattiti, più precisamente,
sono animati dalla spaccatura tra chi vorrebbe finanziare una difesa
unica europea, e chi invece sarebbe più propenso a sussidiare il riarmo a
ciascuno stato singolarmente secondo le proprie possibilità finanziarie
e (in teoria) costituzionali. Ma quasi tutti sono d’accordo nel folle e
malvagio piano di ignorare qualsivoglia tentativo di pace, pensando di
poter un giorno ribaltare le sorti di un conflitto del quale si vedono
già i titoli di coda[9].
Tra quest’ultimi si trova l’Italia, la cui premier è reduce da un recente accordo di sostegno militare a Zelesnky[10],
confermando ulteriormente quanto i governanti del Patto Atlantico
stiano facendo di tutto per alimentare l’escalation di un conflitto che,
visti gli attori e gli interessi in gioco, ha tutte le possibilità di
potersi evolvere in guerra totale, sperando che non giunga a quella
nucleare. La stessa NATO è ormai allo sbando[11].
Dai vertici del Patto Atlantico fuoriescono soltanto intenti suicidi e
totalmente contrari alla pace mondiale: nonostante la Russia stia già
progettando l’Ucraina post-Zelensky, Stoltenberg e gli amichetti baltici
spingono per far diventare il Baltico un lago della NATO[12]
e sobillare così Mosca, senza tener conto che non solo non porterebbe
ad un ripensamento di Putin, ma al contrario sguinzaglierebbe ancor di
più le forze di confine nonché gli attacchi preventivi contro tutto ciò
che si avvicina ad essi, anche all’interno degli stati europei. Nel
frattempo, l’impero dell’Atlantico ha già esteso l’arsenale missilistico
in Polonia e Romania, mentre con l’aiuto di Francia, Polonia e
contingenti vari vuole il prima possibile far atterrare F-16 in
territorio ucraino[13], difese russe permettendo[14].
L’unico interesse delle classi politiche occidentali alla fine dei
conti sembrerebbe quella di gettare quante più anime possibili nella
fornace di Moloch, in questo caso attraverso l’impiego di una lunga
guerra di logoramento.
Tornando al Bel Paese, sebbene la premier Meloni si sia dichiarata contraria all’invio di truppe sul fronte[15],
stiamo tuttavia donando 1,5 miliardi di euro in armi e assistenza
logistica all’esercito ucraino. Inoltre, si sentono tetri venti di
riarmo, come detto sopra, nonché rinnovati dibattiti sul ritorno del
servizio militare obbligatorio in molti paesi europei. Il ministro della
difesa Crosetto smentisce un ritorno degli italiani alla leva, mentre
dall’altro lato richiede la preparazione di almeno 10.000 professionisti
da inserire nell’esercito[16]. Sarà forse solo un caso che la nuova maglia della nazionale italiana di calcio abbia inciso «L’Italia chiamò»
sul retro del colletto? «A pensar male, spesso ci si azzecca» dice il
proverbio: potrebbe benissimo essere il risultato di una campagna
comunicativa subliminale venuta in mente a qualche spin doctor
governativo. D’altronde, come disse notoriamente Winston Churchill, gli
italiani vanno in guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una
partita di calcio come se fosse la guerra. Inoltre, si stanno notando aumenti delle truppe italiane nei vari confini, segno forse che si prevedono maggiori uscite dal paese per qualche motivo?
Ma, non è finita qui. Ci stanno pensando i due campioni d’Europa, Francia e Germania a gonfiare la rimilitarizzazione. Macron vuole letteralmente mandare al macello in Ucraina i suoi soldati[17]. Il cancelliere tedesco Scholz invece è più moderato, ma ha già dato il via al riarmo nazionale[18]
in nome di questa insicurezza crescente, nonché, non va dimenticato, in
nome delle solite rivendicazioni tedesche post-guerre mondiali che li
hanno ripetutamente privati dello spirito di completa e sicura
indipendenza. Nonostante le differenze, entrambi hanno siglato un accordo decennale[19]
di sostegno militare all’Ucraina: per i prossimi dieci anni quindi gli
ucraini potranno continuare la loro stessa disfatta acclarata grazie ai
“benefici” gentilmente offerti dall’”Europa più veloce” agli interessi
dell’industria bellica, la quale non dimentichiamo, sta fatturando più
che mai, così tanto che le principali 15 aziende in campo bellico hanno
guadagnato qualcosa come 777 miliardi di dollari dallo scoppio del
conflitto in Donbass[20].
Intanto, mentre l’Italia chiamò, la pulizia etnica dei palestinesi
giunge sempre più al completamento, anche grazie al beneplacito
dell’asse NATO-UE-Israele. Non a caso gli analisti dell’intelligence
statunitense prevedono uno spopolamento di Israele del -50%
in linea con l’andamento previsto nelle regioni occidentali. Il
genocidio di un intera popolazione in questo caso la stiamo
letteralmente vedendo in diretta, il ché dovrebbe non soltanto smuoverci
le coscienze, ma allo stesso tempo dovrebbe porci qualche domanda:
siamo sicuri che anche noi popoli europei
non siamo diventati una categoria etnico-sociale ostile a certe élites?
Esse hanno ormai non soltanto manifestato delle precise e concrete
ideologie totalmente anti-umane, incompatibili rispetto ad un certo
modello di vita a cui noi occidentali, nel bene e nel male, siamo
abituati, ma hanno anche mezzi e poteri per intraprendere le loro
costruzioni ideologiche che riguardano le società e l’uomo ad ampiezza
globale.
Hannah
Arendt faceva notare che quei gruppi umani perseguiti dai
totalitarismi, non lo erano in virtù di presunte o anche reali ostilità
per il regime o perché odiati dalla maggioranza della società. No, il
totalitarismo si originò contro determinate categorie umane nel momento
in cui queste iniziarono a venire considerate inutili. È la superfluità, non il mero odio, a mettere in pericolo gli uomini[21].
Ora,
la domanda da farsi è questa: c’è forse qualche macroinsieme sociale,
nazionale, etnico, linguistico o continentale che sta iniziando a venire
considerato inutile per il mondo del (prossimo) futuro? Sicuramente ci
sono evidenti presupposti per riflettere sulla questione. In più, se
tutto, come sembra, sta portando ad un graduale spopolamento
dell’occidente, a rimetterci non saranno certo quelle classi dirigenti
che si stanno facendo i bunker in Nuova Zelanda o chi lavora alla
Silicon Valley, bensì i popoli, nel vero senso di popolare. È tutto
ormai palese, ce lo stanno dicendo apertamente da decenni: è degli anni
’70 il noto documento The Limits of Growth (I limiti della crescita)[22], nel quale viene lamentato il pericolo della sovrappopolazione mondiale e la necessità di cambiare drasticamente le vite delle persone a livello mondiale[23]. Esso è l’antesignano dell’Agenda 2030, nonché riferimento obbligato di ogni campagna sulla sovrappopolazione adottata negli ultimi anni.
La
massoneria statunitense andò pure oltre e, volendo imitare Mosé, si
prese la briga di scolpire su pietra i loro propositi per il futuro: su
una collina dello stato della Georgia, era presente fino a luglio 2022
un monumento costituito da tavole di granito, denominato Georgia Guidestones, su cui erano scolpite in otto lingue 10 comandamenti riguardanti apparentemente il governo del mondo[24]. Il primo comandamento è letteralmente il seguente: «Mantieni l’umanità al di sotto di 500.000.000 in costante equilibrio con la natura».Nonostante
l’origine e gli autori siano sempre stati ignoti, il messaggio è
chiarissimo: tradotto in percentuale, il monito georgiano rappresenta la
scomparsa del 93% della popolazione mondiale. Le previsioni di Deagel
in confronto appaiono ottimistiche! Insomma, non fanno altro che
dircelo, che siamo troppi[25]. Ovviamente lo siamo solo nelle loro fantasie neomalthusiane, perché il problema reale è esattamente quello contrario[26].
L’uomo
è antiquato, diceva Gunther Anders ben prima dell’avvento delle
Intelligenze Artificiali ed i nuovi intellettuali dell’establishment
globale sono ben contenti di chiamarci obsoleti[27] rispetto ad un fantomatico Homo Deus
transumano nel quale i campioni del Grande Reset si riconoscono. È
giunto quindi il momento di pensare l’impensabile, sia nel bene che nel
male. Metà della popolazione occidentale in meno nell’arco di pochi
anni? Cui prodest?
In foto le tabelle della Deagel Corporation:
Di Matteo Parigi per Comedonchisciotte.org