Quando non hai contanti in tasca e i bancomat non funzionano: psicodramma della moneta digitale nel bel mezzo di un’emergenza
La visione della Romagna devastata dalle esondazioni non andrà via presto dalla nostra memoria. Certo, non è la prima calamità naturale che ci capita di affrontare come Paese. Inutile approfondire quel che già sappiamo: la mancanza di manutenzione del fragile territorio italiano peggiora sempre la situazione. Ma a questa brutta faccenda se n’è aggiunta un’altra che, prepotentemente, si sta presentando nella vita di molte persone e dei piccoli centri isolati che hanno vissuto il dramma di rimanere senza elettricità.
Nell’era tecnologica, quella della moneta digitale, quella che il “contante andrà sparendo”, la mancanza di corrente elettrica ha creato un formidabile corto circuito, perché senza contante in tasca non si è più potuto comprare niente. Con il bancomat fuori uso, con il piccolo supermercato del paese che per questo motivo non accetta le carte di credito ma solo moneta sonante, chi non aveva previsto il peggio, chi non aveva soldi in casa si è trovato improvvisamente spiazzato, inerme, in balia degli eventi.
“Io ho 16 centesimi in tasca, mi arrangerò in qualche modo”.[1]
Questo leggo in un’intervista, una delle tante che in questi giorni affollano i giornali locali e nazionali. Eppure, secondo la propaganda mediatica, in questo mondo non dovremmo avere più soldi in tasca, una società “libera” dalla carta moneta, dove i pagamenti siano completamente digitalizzati, dipendenti dal funzionamento di un bancomat, dalla lettura di un chip. E invece la realtà irrompe nelle nostre vite: là fuori c’è gente che da giorni sta spalando il fango dalle proprie case, e nella concitazione non ha pensato di correre a procurarsi i soldi per comprare i beni di prima necessità, forse neppure gli sarebbe possibile, e soffre perché si sente impotente, e reagisce come può.
Perché di questo si sta parlando: la presunta comodità dell’individuo dipendente in tutto e per tutto dalla tecnologia digitale barattata con la sua libertà d’azione e con la sua sopravvivenza, perché quando entri in un supermercato in un piccolo posto della provincia italiana, dove le connessioni o peggio ancora l’elettricità non arriva per qualche giorno, e da cui non ti puoi allontanare perché le frane e gli smottamenti ti obbligano a restare dove sei, ecco che, dramma nel dramma, ti accorgi di non avere soldi in tasca, e ti rendi conto, improvvisamente, che la tua vita dipende da un circuito digitale, da una macchinetta collegata a qualcosa molto più grande di te e a cui hai delegato la tua vita, e che in quel momento non funziona, lasciandoti completamente al verde.
E così non puoi comprare nulla, se non a credito (ammesso che te lo accordino), fino a quando sei costretto a rimanere lì, a casa, pregando che gli smottamenti ti lascino stare. Bella libertà, quella dove non puoi neppure comprarti un litro di latte se la carta di credito non la puoi usare. Pensate, se un giorno dovese essere obbligatorio per ognuno di noi chiedere il permesso di spendere i propri soldi perché sono soggetti all’arbitrio costantemente di “qualcun altro”:
“…il POS è gestito dalla banca, bancomat e carte di credito sono in mano alla banca. Mentre i contanti sono emessi, garantiti e gestiti dallo stato in forma gratuita, gli strumenti elettronici e le transazioni sono gestiti dal sistema bancario.”[2]
Pensate la portata del dominio digitale sulle nostre vite se dovessimo davvero rinunciare del tutto al contante. Pensate la devastazione di chi ora, in un territorio così martoriato come quello romagnolo, si ritrova a dover fare i conti con l’assenza di denaro in tasca. Ci è stato detto e ripetuto più volte che l’utilizzo del contante nasconde l’illegalità, ma è una bugia:
“Secondo una recente indagine dell’Eurosistema, nel 2020 circa il 40 per cento dei cittadini europei ha effettuato pagamenti in contante in proporzione minore rispetto al passato, senza che nessuna flessione sia stata invece registrata in tema di flessione dell’evasione fiscale. Il tutto confermando quindi quanto già nel Report della Commissione Europea (COM (2018) 483 final) che evidenziava come la correlazione percettiva tra evasione e utilizzo di contanti sia totalmente indimostrata.”[3]
Il limite al contante non serve a scoprire il nero e il malaffare. E quindi, perché continuare a spingere nella direzione della lotta contro di esso? La risposta la intuiamo tutti: perché il denaro che passa di mano in mano non si può controllare; e quindi, di conseguenza, non si può controllare chi lo usa, cioè noi, per la maggior parte gente per bene.
Il contante garantisce che i cittadini possano esercitare il loro diritto di determinare come risparmiare e come spendere i propri soldi. Ecco perché la disgrazia in Emilia-Romagna può rappresentare un’importante lezione: al di là delle narrazioni diffuse e sponsorizzate da chi ha interesse a farlo, i soldi in tasca ci garantiscono di poterci dire, ora come non mai, donne e uomini liberi.
Padroni del nostro destino nonostante il fango.
In tutti i sensi.
Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org
25.05.2023
NOTE
[1] https://tg24.sky.it/cronaca/2023/05/19/frane-modigliana-alluvione
[2] https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2022/08/23/contante-pos-commissioni/
[3] https://www.filodiritto.com/la-lotta-al-contante-e-una-bieca-violazione-dei-diritti-dei-cittadini-senza-che-vi-sia-alcun-beneficio-collettivo-dimostrato-o-dimostrabile
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