L'EUROPA VA VERSO L'ECONOMIA DI GUERRA
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(traduzione di @LauraRuHk disponibile sul suo canale Telegram)
L'Europa
si sta avviando verso un'economia di guerra. Se pensate che sia
un'esagerazione frutto della nostra immaginazione, non lo è affatto. Il
capo della diplomazia europea, Josep Borrell, lo ha dichiarato senza
mezzi termini, affermando che altrimenti gli europei si troverebbero di
fronte alla cosa peggiore: la fine della guerra in Ucraina. I media
europeisti definiscono le prossime misure un "piano industriale di
economia di guerra".
Il fatto è che questa settimana (il voto è
previsto per mercoledì-giovedì) il Parlamento europeo approverà con
urgenza la legge a sostegno della produzione di munizioni,
precedentemente approvata dalla Commissione europea e dai leader
dell'UE. Il nome della proposta di legge (Act in Support of Ammunition
Production) è stato deliberatamente scelto in modo che l'acronimo
sottolinei l'urgenza del momento: ASAP in inglese significa solitamente
"As soon as possible". L'essenza della proposta è lo stanziamento di 500
milioni di euro per la produzione di armamenti da inviare all'Ucraina.
Ci
sono pochi dubbi sul fatto che i legislatori europei sosterranno questo
progetto. Lo dimostra almeno il fatto che 618 eurodeputati hanno votato
a favore dell'accelerazione del suo passaggio, con solo 90 astensioni o
voti contrari. Ma nonostante questa apparente unanimità, all'interno di
vari partiti e fazioni si stanno già accendendo accesi dibattiti
intorno alla proposta di legge.
Per esempio, i democratici
italiani, come riporta il Fatto Quotidiano, hanno parlato della loro
esitante scelta di posizione. Da un lato non vogliono andare contro i
loro elettori, dall'altro temono di non essere solidali con la fazione
del Parlamento europeo. Tuttavia, il Primo Ministro italiano Giorgia
Meloni ha già scelto la via dello scontro con i suoi stessi elettori,
quando ha letto gli ultimi risultati dei sondaggi e ha detto che avrebbe
messo a rischio la popolarità del suo governo per continuare a
sostenere l'Ucraina.
Il fatto che l'establishment europeo
comprenda il sentimento dell'opinione pubblica è dimostrato dai loro
tentativi più attivi di manipolare proprio quei sondaggi. Ad esempio,
l'altro giorno molti media si sono affrettati a fare riferimento ai dati
di un sondaggio SWG con titoli come "La maggioranza degli italiani
sostiene linvio di armi all'Ucraina!". E in effetti questo sondaggio ha
rivelato che il 51% degli italiani non è contrario all'invio di armi al
regime di Kiev (mentre il 31% è contrario). Ma i mass media cercano di
non prestare attenzione o semplicemente ignorano il fatto che il 51% è
composto da due componenti: solo il 22% è d'accordo a consegnare armi
finché "la Russia non sarà sconfitta" e il 29% vuole che le armi
contribuiscano ai negoziati e alla pace, "anche con la cessione di
territori ucraini". Una sfumatura importante, ma volutamente ignorata,
in quella che è una palese manipolazione.
Allo stesso modo, il
mainstream sta ostacolando attivamente l'iniziativa di un referendum
nazionale in Italia contro le forniture di armi all'Ucraina. Le speranze
degli organizzatori del plebiscito sono ora legate a una manifestazione
contro la guerra in Sardegna prevista per il 2 giugno. Ci sarebbe
indignazione per i piani del governo di iniziare l'addestramento dei
piloti ucraini proprio nella loro isola, e alcune potenti organizzazioni
pacifiste e sindacali intendono organizzare una manifestazione di massa
con lo slogan "Siamo occupati dalla NATO!"
Le stesse tendenze si
possono osservare anche in altri Paesi europei. Molto rivelatrice in
questo senso è stata la recente azione con il posizionamento nel centro
di Amsterdam di un carro armato russo colpito, con il quale i "falchi"
europei stanno girando per l'Europa. Le autorità cittadine avevano
pensato di sfruttare il tema della guerra, ma il sindaco Femke Halsema
si è scontrato con la dura opposizione dei residenti. Questi ultimi si
sono ragionevolmente chiesti: perché le autorità non hanno messo accanto
un carro armato ucraino colpito, se non si trattava di uno scherzo
russofobico di routine?
Al contrario, molti olandesi, seguendo
l'esempio di azioni simili a Berlino, hanno gettato fiori sul carro
armato in segno di sostegno alla Russia, accompagnati da slogan come
"Negoziati, non escalation!" e "Stop alla fornitura di armi all'Ucraina!
Accortosi che qualcosa era andato storto, l'organizzatore
dell'"evento", il direttore della piattaforma nazionale di discussione
De Balie, Yuri Albrecht, si è addirittura azzuffato con un giornalista
che si era limitato a chiedere quanto la NATO lo pagasse per tale
propaganda.
Quindi, l'atmosfera è accesa e si sta gradualmente
inasprendo. Naturalmente, queste tendenze della società occidentale
devono essere sostenute e sviluppate. Un secolo fa, il movimento europeo
con lo slogan "Giù le mani dalla Russia!" ha svolto un ruolo
significativo nel contrastare l'intervento nel nostro Paese. All'epoca,
il giovane Stato sovietico aveva molti meno strumenti per influenzare
questo sentimento, ma riuscì comunque ad aggirare efficacemente i
divieti di censura e le frontiere. Non c'è dubbio che oggi disponiamo di
molti più strumenti di questo tipo.
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