Ora gli USA giustificano il terrorismo, se ucraino
di Fabio Mini - 19/05/2023
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
Durante un’intervista radiofonica di oltre un anno fa, Luca
Telese mi chiese se la resistenza ucraina all’invasione russa potesse
sfociare nel terrorismo. Gli risposi laconicamente di sì, aggiungendo
che sarebbe comunque stata un’altra cosa. In questa guerra che molti
definiscono “ibrida” le forme di lotta non si mescolano e non si
fondono: sono stratificate e ognuna di esse ha una propria regia e
autonomia che raramente si armonizza con le altre e talvolta diventa
perfino contraddittoria e controproducente.
È il caso del ricorso al
terrorismo che in Ucraina è iniziato molto tempo prima dell’invasione
russa. L’ucraina di Poroshenko ha affrontato le istanze autonomiste (non
ancora indipendentiste) come una guerra al terrorismo dei russofoni del
Donbass. E così il contro-terrorismo su base linguistica o etnica si è
qualificato come terrorismo di Stato. Dal 2014 le repressioni della
polizia, delle milizie e delle forze armate ucraine nei confronti degli
autonomisti di Lugansk e Donetsk, anch’essi ucraini, sono state
considerate un problema “interno”, tanto per non scomodare i termini più
appropriati di guerra civile o guerra d’insurrezione che hanno una
propria tenue legittimazione anche nel diritto internazionale.
L’onda
lunga della “guerra al terrore” promossa dagli Stati Uniti nel 2001
come risposta globale alla minaccia del terrorismo islamico è arrivata a
proposito in molte altre occasioni, giustificando qualsiasi azione di
repressione e destabilizzazione all’interno degli Stati o tra Stati. La
risolutezza delle azioni di forza contro una minaccia reale (atti di
terrorismo) è stata adottata e spesso abusata per combattere una
minaccia surreale (qualsiasi atto e pensiero in disaccordo con il
sistema nazionale o internazionale). Con il pretesto della lotta al
terrore sono state represse le istanze anche legittime di varie
minoranze e limitate le libertà personali dei cittadini in tutto il
mondo. Senza nessuna differenza fra regimi democratici o autocratici.
È
interessante notare come lo strato del ricorso al terrorismo sia
profondo e consistente nella guerra ucraina. Dal 2014 esistono ucraini
“terroristi” ai quali si contrappongono ucraini “nazisti”. Il presidente
Zelensky non si riferisce alla Russia soltanto come uno Stato
“aggressore” (che è già tanto), ma lo definisce “terrorista”. La Russia
risponde con l’accusa di nazismo che nell’accezione più comune non
individua il sistema o il regime nazionalsocialista (come si vorrebbe
far credere), ma racchiude tutti i significati più orrendi della
violenza: disumanità, criminalità, terrorismo di Stato. Terrorismo e
nazismo diventano quasi coincidenti. E infatti il nostro sistema
“occidentale” li condanna entrambi. A chiacchiere, perché nella pratica
c’è sempre qualche eccezione.
Interrogato da un giornalista sulle
incursioni pirotecniche sul Cremlino, il segretario di Stato
statunitense Blinken ha risposto in maniera sorprendente: non gli era
chiaro cosa fosse accaduto (se non lo sa lui!), quello che dice Mosca
non è attendibile e comunque l’Ucraina “sceglie come vuole i mezzi per
difendersi”. Perché, ha detto Blinken, da oltre un anno l’ucraina è
bombardata ogni giorno, la popolazione scappa e i bambini sono uccisi
ogni giorno. È vero, con un piccolo particolare. Il Donbass ucraino è
bombardato dal 2014, i bambini sono uccisi da nove anni, le maggiori
distruzioni strutturali sono in Donbass e lì non sparano solo i russi.
Un paio di giorni dopo l’assoluzione di Blinken sui mezzi che ognuno
sceglie per difendersi, Kiev ha ripreso le incursioni “speciali” (con la
collaborazione di forze altrettanto speciali europee e transatlantiche)
e la campagna di killeraggio contro i “propagandisti” russi e ucraini
ritenuti filo-russi, ovviamente tutti terroristi. I russi hanno
reiterato le accuse di nazismo e gli attacchi missilistici proprio
mentre entrambe le parti stanno prendendo le misure per una
offensiva/controffensiva sempre più problematica. Entrambe sperano che
il maltempo non passi presto e fornisca ancora per un po’ una scusa
plausibile per non spendere in un massacro le risorse disponibili.
La
logica degli strumenti di guerra che ognuno sceglie come vuole è
comunque di una gravità estrema a livello globale. In ogni parte del
mondo c’è qualcuno che oggi può sentirsi legittimato a usare qualsiasi
mezzo per “difendersi”. Specialmente dai propri governanti.
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