La protesta di Pesaro contro il bio-laboratorio potrebbe aver portato i primi risultati
Lunedì primo maggio, in occasione della Festa dei lavoratori, migliaia di persone si sono unite a Pesaro per protestare contro la realizzazione del bio-laboratorio di livello 3 e quella di altre strutture simili nel resto d’Italia. Una protesta che potrebbe essere riuscita a portare i primi risultati.
Lo scorso 24 ottobre, infatti, il consiglio comunale pesarese ha dato il via libera alla realizzazione di un laboratorio di bio-sicurezza di terzo livello (BSL3), ovvero una struttura dedicata alle sperimentazioni e manipolazioni – sia in vivo che in vitro – di agenti virali potenzialmente dannosi sia per gli animali che per gli esseri umani. La delibera prevede l’alienazione di un terreno di oltre 12.000 metri quadrati – nella zona di Torraccia di Pesaro, non lontano da abitazioni, aree commerciali e sportive – che verrà ceduto all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle regioni Umbria e Marche (IZSUM).
I manifestanti sono arrivati da ogni parte dell’Italia, con alcuni pullman provenienti anche dalla Francia e dalla Germania, e dalle 10:00 hanno cominciato a radunarsi in zona Torraccia, con cartelli e striscioni: “Giù le mani dall’Italia, Ravenna dice no ai biolab“. Il corteo è poi partito alle 15:30, per un percorso che è iniziato e si è concluso a piazzale Stefanini e la manifestazione si è svolta pacificamente.
«Perché stanno costruendo questi nuovi BSL3 di dimensioni così importanti? Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Non possiamo essere schiavi a vita, vogliamo delle garanzie e dei controlli» hanno affermato i membri del comitato Stop Biolab Umbria.
Ad esporsi sul tema del bio-laboratorio a Pesaro anche Alessio Fortunati, biologo molecolare nonché membro del CNR (Consiglio Nazionale delle ricerche), che ha esposto le proprie preoccupazioni ai microfoni di Fuori dal Coro: “La potenzialità scientifica, le competenze e la strumentazione per studiare, collezionare e manipolare organismi e microrganismi che potenzialmente possono prospettare uno scenario come quello della città in Cina ci sono tutte. Il rischio di conseguenza aumenta notevolmente». È per questo motivo che i manifestanti chiedono che prima di andare avanti venga chiesto il loro parere, ad esempio attraverso un referendum.
Secondo quanto riportato da alcuni giornali locali, la richiesta d’ascolto da parte di migliaia di manifestanti ha raggiunto i componenti del consiglio di presidenza dell‘Istituto zooprofilattico, che pare abbiano intavolato l’ipotesi di un possibile spostamento della nuova sede del biolab in una zona interna della provincia, dove potrebbero esserci meno rischi per i cittadini.
Sarà questa la soluzione?
[di Iris Paganessi]
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