I “tritacarne” di Bakhmut e Andiivka e la controffensiva di primavera
di Gianandrea Gaiani - 01/05/2023
Fonte: Analisi Difesa
I reparti della compagnia militare privata (PMC) Wagner
stanno circondando le truppe ucraine a Bakhmut/Artemovsk interrompendo i
movimenti sull’unica strada (la 506) che consentiva ancora di rifornire
e rinforzare le truppe di Kiev in città, avvicendare i reparti ed
evacuare i feriti.
Il leader della Repubblica Popolare di Donetsk
(DPR), Denis Pushilin ha reso noto il 21 aprile che la strada per Chasov
Yar è stata interrotta e occupata dalle forze della PMC Wagner per
“diverse centinaia di metri”. Gli ucraini avrebbero lanciato
contrattacchi per liberare il tratto di arteria che da tempo è sotto il
tiro dell’artiglieria ma anche delle armi a fuoco diretto (armi
anticarro e leggere) esplosi dalle vicine postazioni russe (vedi mappe
qui sotto) situate nel saliente settentrionale della tenaglia russa
spintasi verso ovest a nord e a sud di Bakhmut.
Proprio lungo questa
strada, situata di fatto sulla prima linea, e nel tentativo di
costringere i russi ad arretrare dalle postazioni da cui la minacciano,
fonti ucraine hanno riferito di un contrattacco supportato
dall’artiglieria a est del villaggio di Khromovo, a nord-est della
strada 506 che gli ucraini continuano a cercare di impiegare per portare
munizioni e forze fresche a Bakhmut.
Oggi la Difesa russa ha reso
noto che un attacco missilistico condotto a Konstantinovka ha ucciso
fino a 60 mercenari della Legione Georgiana. Lo ha annunciato il
ministero della Difesa russo, citato dalle agenzie di stampa russe. “Il
21 aprile il sistema missilistico tattico-operativo Iskander ha
attaccato il deposito di armi e il punto di stazionamento dei mercenari
stranieri situato nell’edificio della biblioteca a Konstantinovka, nella
Repubblica popolare di Donetsk.
A seguito dell’attacco, fino a 60
militanti della cosiddetta Legione Georgiana sono stati uccisi” e “altri
20 mercenari sono rimasti gravemente feriti”.
Già il 12 aprile gli
ucraini avevano lanciato un contrattacco con un battaglione della 67a
Brigata Meccanizzata nel settore di Privolye e Minkovka, 20 chilometri a
nord ovest di Bakhmut. L’attacco ucraino, o forse solo una ricognizione
in forze, non ha avuto successo e secondo fonti non ufficiali russe
sarebbe stato fermato dal fuoco dell’artiglieria russa, dalla pioggia e
dal fango in cui sarebbero rimasti bloccati alcuni Humvee 4×4 e
cingolati BMP-1 poi bersagliati dal fuoco dei semoventi da 152mm
Giatsint-B e da una salva di razzi da 220 mm lanciati da un sistema
TOS-1A (nella foto sotto uno di questi mezzi con una griglia protettiva
contro le munizioni circuitanti o droni-kamikaze).
I rinforzi inviati
sul posto (21°Battaglione fucilieri della 56a Brigata Motorizzata)
sarebbero finiti sotto il fuoco dei Sukhoi Su-25 e degli elicotteri da
attacco russo. La situazione per le forze ucraine nel settore di Bakhmut
sembra diventare ogni giorno più insostenibile dopo molti mesi
caratterizzati da elevatissime perdite in truppe ed equipaggiamento
anche se non vi sono conferme alle dichiarazioni rese ieri da Evgheni
Prigozhin, fondatore e proprietario della PMC Wagner, che riferivano di
militari ucraini che si ribellano ai superiori e gettano le armi nelle
immediate retrovie del fronte, a Chasovy Yar e Konstantinovka.
“Lasciano
le armi, si alzano e se ne vanno. Date loro l’opportunità di vivere più
a lungo, non uccidete migliaia e decine di migliaia di ucraini con le
vostre stesse mani”, ha detto Prigozhin in un appello al presidente
ucraino Volodymyr Zelensky e al comandante dell’Esercito Ucraino,
generale Oleksandr Syrsky ripreso dall’agenzia di stampa di Mosca RIA
Novosti. Blogger militari russi hanno riferito informazioni e immagini
(nella foto sotto) dell’impiego da parte di Wagner di carri armati T-90M
all’interno di Bakhmut, elemento che sembra confermare che Mosca ha
assegnato armi e munizioni alla PMC Wagner per conquistare la città.
Il
20 aprile i russi hanno rivelato di aver colpito il quartier generale
dell’esercito ucraino a Konstantinovka, a ovest di Bakhmut, sede del
comando delle forze impiegate in quel settore. Il giorno precedente il
ministero della Difesa russo ha annunciato che altri tre distretti nella
parte orientale di Artemovsk sono caduti nelle mani dei contractors e
dei militari di Mosca: “Le unità d’assalto aviotrasportate hanno
liberato tre quartieri nella parte nord-occidentale, centrale e
sud-occidentale di Bakhmut nelle ultime 24 ore”, con un chiaro
riferimento ai reparti della 106a Divisione Aerotrasportata.
La vice
ministra Ucraina della Difesa, Hanna Malyar, ha ammesso i progressi
delle forze russe a Bakhmut e li ha attribuiti alla tattica della terra
bruciata. Per le forze ucraine é “molto difficile mantenere le
posizioni” senza edifici e altre infrastrutture in cui nascondersi, il
che spiega perché “una leggera avanzata del nemico” sia in atto in
alcune delle aree urbane che i russi ancora non controllano.
Il
giorno precedente Mosca aveva però annunciato il controllo di “tre
quarti delle parti settentrionale, centrale e meridionale della città”
aggiungendo che erano stati stroncati i tentativi di contrattacco
ucraino. Percentuali ancora maggiori, ma certo non di fonte neutrale,
sono state fornite da Wagner il 20 aprile che attribuivano ai russi il
controllo dell’81,27 per cento dell’area urbana con un 8,56 conteso e il
10,17 (alcuni quartieri occidentali) ancora in mano agli ucraini (vedi
mappa qui sotto). Secondo altre fonti nei quartieri urbani di Bakhmut
sarebbero rimaste solo due brigate ucraine per scongiurare
l’accerchiamento di forze più consistenti.
Anche dagli Stati Uniti
sembrano giungere segnali che potrebbero indicare la profonda crisi
delle truppe ucraine in quel settore. Alcuni dei documenti riservati del
dipartimento della Difesa Usa recentemente trapelati su internet, cui
ha avuto accesso il quotidiano Washington Post, confermano che gli Stati
Uniti avevano avvertito Kiev che la difesa a oltranza di Bakhmut
sarebbe stata una battaglia disperata.
Secondo i documenti,
all’inizio di quest’anno Washington avvisò la leadership ucraina che
tentare di difendere Bakhmut avrebbe comportato il rischio di
accerchiamento russo poiché i “costanti” progressi conseguiti dalla
Russia nell’area sin dallo scorso novembre “hanno compromesso la
capacità dell’ucraina di tenere la città”.
Da quanto emerge gli USA
raccomandarono un ritiro prima di febbraio ma Zelensky ha invece
insistito nel difendere la città a tutti i costi, al prezzo di un
massiccio impiego di uomini e mezzi. Secondo il Washington Post il
comandante ucraino incaricato della difesa di Bakhmut, colonnello Pavlo
Palisa, ha dichiarato di non essere mai stato informato dai suoi
superiori delle raccomandazioni e delle informazioni d’intelligence
statunitensi.
Queste rivelazioni da un lato sembrano confermare
l’acceso dibattito tra Washington e Kiev e tra Zelensky e il capo di
stato maggiore Difesa generale Valery Zaluzhny circa le valutazioni
sulla necessità di difendere o meno “fino all’ultimo uomo” Bakhmut, ma
dall’altro potrebbero anche indicare la determinazione di alcuni
ambienti dell’establishment statunitense a far trapelare ai media
informazioni che “scagionino” Pentagono e agenzie d’intelligence da ogni
responsabilità qualora Bakhmut cada rischiando trascinare sé l’intero
fronte ucraino di Donetsk.
In una battaglia che ha assunto per
entrambe i belligeranti un valore anche politico e simbolico emergono
valutazioni che poco hanno a che vedere con gli aspetti tattici e
operativi. Kiev sembra puntare a resistere ancora a Bakhmut, nonostante
le pesanti perdite, per non consentire a Mosca di celebrare la presa
della città in occasione della festa della vittoria nella Grande Guerra
Patriottica (la Seconda guerra mondiale) il 9 maggio, che vedrà la
solita parata militare sulla Piazza Rossa.
Ieri Zelensky ha ribadito
che l’Ucraina non può rinunciare a tenere Bakhmut “poiché la sua
conquista potrebbe essere un punto d’appoggio alla Russia per avanzare
su Kramatorsk e Sloviansk”.
I russi sembrano invece non aver fretta
puntando a utilizzare le battaglie “tritacarne” di Bakhmut e Andiivka
per eliminare o logorare il numero maggiore di riserve ucraine che non
potranno così venire impiegate altrove. Del resto commentatori russi
fanno notare sono stati ucraini e occidentali a immaginare che Mosca
attribuisse valore al successo in battaglia abbinato a scadenze e
ricorrenze simboliche. Accadde anche con la battaglia di Mariupol e
l’assedio del reggimento Azov nello stabilimento Azovstal che si arrese
il 15 maggio impedendo a Mosca di celebrare quella vittoria la settimana
precedente.
Del resto i russi continuano a conseguire progressi
anche in altri settori. A sud di Bakhmut anche la sacca di Andiivka
potrebbe chiudersi imbottigliando diverse brigate ucraine: del resto le
due roccaforti difese dalle truppe di Kiev sono già state superate di
molti chilometri dall’avanzata russa a nord e a sud delle due cittadine
con il rischio che i russi si incuneino in profondità negli ultimi
territori della regione di Donetsk in mano alle truppe di Kiev.
Sempre
nella regione di Donetsk i russi avrebbero ripreso ad avanzare anche
nell’area di Ugledar dove è schierata una brigata di fanteria di Marina
russa mentre fonti ucraine confermano che la situazione ad Avdiivka e
Marinka “rimane molto difficile”. A ovest di Andiivka il 21 aprile le
truppe russe avrebbero assunto il controllo di un ampio tratto
dell’autostrada N20 tra Novobakhmutovka e Krasnogorovka che corre lungo
la linea di difesa ucraina. La notizia è stata confermata da fonti
militari ma non ufficiali ucraine
Progressi russi anche più a nord,
sul fronte di Kreminina dove nella battaglia che da mesi si combatte
nella fitta foresta il 17 aprile sarebbero rimasti uccisi anche sette
combattenti britannici aggregati alle truppe ucraine nelle battaglie
contro la 76a Divisione Aerotrasportata della Guardia. In questo settore
le forze di Kiev hanno fatto affluire rinforzi nelle ultime ore secondo
quanto riportato da fonti russe.
In termini generali
la notizia rilevante apparsa oggi è che Ucraina e Russia sembrano
accordarsi per lo scambio totale dei prigionieri: lo ha detto il capo
dell’intelligence militare Ucraina Kyrylo Budanov, in un’intervista a
Rbc-Ucraina. “Il nostro Paese si sta avvicinando ad uno scambio “tutti
per tutti” con la Russia, ed è reale. Sì, in linea di principio ci
stiamo avvicinando a questo. Guardiamo di nuovo i numeri. Ad oggi, sono
già stati scambiati più di 2.200 prigionieri. Si tratta di un caso senza
precedenti nella storia: nessuno ha mai fatto una cosa del genere.
Tutti gli scambi avvengono dopo la fine delle ostilità e non durante”,
ha chiarito.
La controffensiva ucraina slitta all’estate?
La
controffensiva di primavera ucraina è senza dubbio la più annunciata
della storia militare poiché da mesi ne parlano ovunque innumerevoli
fonti militari e civili con voci diverse circa gli obiettivi che gli
ucraini punterebbero a conseguire con l’impiego di 9/12 brigate
recentemente riequipaggiate con le nuove forniture occidentali.
Se
nei mesi scorsi si riteneva che il contrattacco si sarebbe scatenato
dalla regione di Zaporizhia diretto verso Mariupol, più recentemente
altre valutazioni hanno espresso la priorità di un contrattacco nella
regione di Donetsk tra Andiiivka, Bakhmut e Siversk mentre negli ultimi
giorni l’attenzione si è concentrata sul fronte meridionale dove gli
ucraini potrebbero cercare di attraversare il Dnepr e puntare sulla
Crimea attraverso la regione di Kherson.
Ieri si è diffusa la notizia
che truppe ucraine sarebbero sbarcate sulla riva sinistra del fiume
Dniepr, nella regione di Kherson, costituendo una testa di ponte ad
Aleshki (a nord di Oleshok). Lo riferisce l’agenzia di stampa
“Rbk-Ucraina” con riferimento a un rapporto dell’ISW. Gli analisti hanno
affermato che l’esercito russo ha fornito dati di geolocalizzazione
sufficienti per confermare che le forze armate ucraine avrebbero preso
posizione sulla riva sinistra della regione di Kherson.
“I filmati di
geolocalizzazione pubblicati da un blogger russo il 22 aprile mostrano
che le forze ucraine hanno preso posizione sulle rive del Dnipro a nord
di Oleshok (7 chilometri a sud-ovest di Kherson) e sono avanzate anche
verso la periferia settentrionale dell’insediamento sulla strada E97
come ad ovest di Dacha (10 chilometri a sud di Kherson)”, riferisce il
report dell’ISW.
La notizia è da confermare ed è stata smentita ieri
come “disinformazione” dalle autorità regionali filo-russe mentre
l’assenza di ponti agibili sul fiume in quel settore potrebbe lasciar
intendere che si sia trattato di uno sbarco di forze leggere da
imbarcazioni veloci che peraltro è difficile ritenere possa essere
sfuggito ai russi.
Più a est, sempre lungo il Dnepr, il 19 aprile
fonti russe sul campo avevano reso noto l’avvio di un pesante
bombardamento di artiglieria ucraina su Nova Kakhovka, città strategica
che affaccia sul fiume nella regione di Kherson. Stando a quanto
riportato dalla RIA Novosti, “le autorità cittadine hanno esortato le
persone a rimanere al riparo”. Anche il bombardamento dei settori in
prima linea nella regione di Zaporizhia si è intensificato.
Non è
ancora chiaro se quello in atto sia una sorta di fuoco di preparazione
per l’annunciata controffensiva ucraina ma è certo che, come ha
affermato il leader filorusso della regione di Kherson, Vladimir Rogov,
“le forze di Kiev continuano a dislocare truppe e veicoli corazzati ai
confini della regione di Zaporizhia”.
Del resto “la preparazione
della controffensiva e della liberazione della Crimea procedono secondo i
piani” ha detto neri giorni scorsi al sito ucraino ‘New Voice’ il capo
della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa
Kyrylo Budanov, aggiungendo di non voler fornire ulteriori particolari.
“Non
date retta a tutto ciò che si legge su Internet, nessuno può ancora
conoscere la situazione”, ha detto ancora Budanov, secondo cui la Russia
“è passata a un’operazione di difesa strategica per mantenere i
territori conquistati. “C’è ancora tempo prima di entrare in Crimea – ha
affermato il capo dell’intelligence – attualmente non esiste alcun
potenziale offensivo per condurre un’operazione offensiva strategica in
Russia”. Per il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Malyar “gli
ucraini non dovrebbero aspettare il giorno in cui le forze di difesa
annunceranno l’inizio di una controffensiva, soprattutto perché alcune
azioni sono già in corso”.
Oggi lo stesso Budanov, in un’intervista a
RBC-Ucraina, ha descritto la controffensiva pianificata di Kiev come
una “battaglia epocale nella storia moderna dell’Ucraina” che vedrà il
Paese “recuperare aree significative” affermando che i russi hanno
accumulato missili per fermare “l’operazione offensiva Ucraina”.
L’impressione
è che gli ucraini abbiano bisogno di alimentare l’ipotesi e la
narrazione di una grande controffensiva che consenta di riconquistare i
territori perduti sia per sostenere il morale del fronte interno sia per
non rischiare che l’Occidente limiti gli aiuti militari nella
convinzione che la vittoria non è a portata di mano. E’ possibile che le
limitate azioni offensive lanciate senza successo negli ultimi giorni
perseguissero questi due obiettivi anche se le riserve ucraine, in gran
parte poco addestrate, sarebbero forse meglio impiegabili per sostenere
le linee difensive su diversi fronti.
Benché fonti ufficiali ucraine
abbiano già posticipato all’estate la “controffensiva di primavera” è
evidente che ogni dichiarazione in proposito potrebbe perseguire
l’obiettivo di ingannare il nemico ma anche di esercitare pressioni
sull’Occidente affinché intensifichi le forniture di armi e munizioni.
“Siamo
grati ai nostri alleati per il loro aiuto militare. Ma non è
abbastanza. L’Ucraina ha bisogno di dieci volte di più per porre fine
all’aggressione russa quest’anno. Pertanto invitiamo i nostri partner a
superare tutte le linee rosse artificiali e a destinare l’1% del loro
Pil per le armi all’Ucraina” ha scritto il 22 aprile su Twitter il
viceministro degli Esteri ucraino Andrij Melnyk.
Aspirazioni
velleitarie e pretese forse eccessive che cozzano contro la realtà di un
Occidente e soprattutto di un’Europa che stanno esaurendo le risorse
militari trasferibili all’Ucraina senza disarmare le proprie forze
armate.
Yevgeny Prigozhin è convinto invece che il giorno in cui le
forze russe avranno preso il controllo dell’intera città di Bakhmut,
“comincerà la controffensiva Ucraina. Per quanto riguarda la carneficina
di Bakhmut – scrive Prigozhin – il nostro compito è macellare
l’esercito ucraino, non dare loro l’opportunità di riunirsi per una
controffensiva. In questo senso stiamo ottenendo un successo e ai miei
uomini do un voto a cinque stelle. Mentre a me stesso darei un tre meno,
perché era necessario macellarli di più in modo che non rimanesse in
vita un solo soldato ucraino. Ma non appena avremo finito di occuparci
di Bakhmut, non appena cacceremo l’ultimo soldato dalla città o lo
annienteremo nella città, quel giorno inizierà la controffensiva
Ucraina”.
Secondo il capo della Wagner, infatti, il presidente
ucraino Volodymyr Zelensky ha bisogno della “più grande vittoria”.
Quanto ai motivi per i quali la controffensiva Ucraina non è ancora
cominciata, Prigozhin cita il fango creato dal disgelo e dalla pioggia e
la volontà di Zelensky di concentrarsi sulla resistenza a Bakhmut
almeno fino al 9 maggio per “rovinare la festa” ai russi
nell’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale.
Prigozhin conclude però con un omaggio allo stesso Zelensky, affermando
che, “non importa quanto venga criticato”, sta operando “in un modo
altamente professionale”.
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