La congiura dei pazzi
di Marco Travaglio - 21/05/2023
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
In principio erano le “armi non letali”. Lo disse Letta
buonanima ad Avvenire il 27.2.22: “Per aiutare gli ucraini va rafforzato
l’invio di materiale bellico non letale”. E lo scrisse Draghi nella
bozza di risoluzione sul primo decreto Armi.
Poi il 1º marzo gettò la
maschera, una delle tante: “Armi letali” all’ucraina, ma solo per la
“legittima difesa” ucraina, tipo missili terra-aria e anti-carro a breve
gittata, mitra e mortai.
E solo per “sostenere ogni iniziativa
multilaterale e bilaterale utile a una de-escalation militare” e “la
disponibilità della Santa Sede a un’opera di mediazione”. Draghi lo
ribadì il 28.6.22: “Armi e sanzioni sono fondamentali per costringere la
Russia alla pace… per portare la Russia al tavolo dei negoziati.
Dobbiamo esser sempre pronti a cogliere gli spazi negoziali”. Concetto
ribadito nel quarto decreto Armi del 26 luglio: “…misura di assistenza
nell’ambito dello strumento europeo per la pace per sostenere le Forze
armate ucraine…”.
Il 12.3.22 lo stesso Biden garantiva: “L’idea che
invieremo armi offensive e che avremo aerei e carri armati… si chiama
terza guerra mondiale”. Benebravobis.
Poi gli Usa, dunque i Paesi
Nato e Ue, dopo averlo negato per mesi, iniziarono a inviare lanciarazzi
e missili a lunga gittata in grado di colpire la Russia. Poi, sempre
dopo aver detto “mai e poi mai”, ecco i sistemi anti-aerei e i droni,
usati dagli ucraini per attaccare aeroporti e depositi di carburante e
munizioni in territorio russo. Poi, sempre dopo averlo escluso, ecco i
carri armati Abrams e Leopard.
Lo schema è sempre lo stesso: Zelensky chiede, l’occidente dice no, poi nel giro di qualche giorno cambia idea.
E
ogni volta i trombettieri bellicisti sposano sia il no iniziale sia il
sì finale, perché tanto “non c’è alcuna escalation” e Putin “non oserà
usare l’atomica”. E poi sono “solo armi difensive” (Crosetto), che per
giunta “non costano nulla” (Meloni).
Ora Zelensky batte cassa per i
jet cacciabombardieri: Scholz e Macron fanno i vaghi, Londra e Praga
dicono sì e Washington no, ma poche ore dopo Biden fa sapere che non si
opporrà – bontà sua – se qualche benefattore europeo vorrà inviare pure
quelli.
Del resto la Meloni genuflessa all’amico Volodymyr gli ha
appena garantito “sostegno a 360 gradi finché necessario”. L’obiettivo
l’ha dichiarato in Senato il 26.10: l’“equilibrio tra le forze in
campo”. Ergo, siccome la Russia ha molti più uomini dell’ucraina e 6mila
testate nucleari contro zero, non resta che inviare a Kiev truppe e
testate atomiche per colmare il doppio gap.
Ieri infatti, dopo un
anno di false aperture ai negoziati, il G7 s’è chiuso con l’impegno
unanime dei Sette Pazzi a sabotare qualunque dialogo, promosso dal Papa o
dalla Cina.
Resta inteso che al fronte ci vanno loro: Meloni e gli altri pazzi.
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