Daniele Luttazzi - Come funziona la "macchina influenzante" in Italia
Pubblichiamo un
nuovo fondamentale articolo di Daniele Luttazzi sul Fatto Quotidiano.
Dopo aver brillantemente smascherato i veri fautori della censura online
e le origine della nascita di Google, vero monopolio oggi, l'autore si
concentra sulla situazione in Italia.
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di Daniele Luttazzi
L’informazione italiana funziona da gigantesca macchina influenzante
Il Fatto Quotidiano 17 MAGGIO 2023
Cercare
di correggere l’oceano di cazzate che ogni giorno stampa e tv
rovesciano sugli italiani è un’impresa improba. Troppo pochi quelli che
si oppongono all’andazzo, perché se non ti adegui ci rimetti di brutto;
la stragrande maggioranza dei sedicenti professionisti dell’informazione
campa taroccando quotidianamente le notizie secondo agende
prestabilite; e così impera il loro frastuono.
Da un anno, per
esempio, i media embedded cercano di convincere l’opinione pubblica ad
accettare certe conseguenze apocalittiche (la guerra della Nato contro
la Russia) di cui l’apparato politico-militare Usa ha bisogno per i suoi
fini geopolitici. Facile farti passare per complottista, se lo fai
notare; ma la cronaca della guerra russo-ucraina dimostra che la
micidiale macchina influenzante è una realtà.
Uso la definizione
di “macchina influenzante” non a caso: la macchina influenzante è uno
dei deliri persecutori più frequenti nei pazienti schizofrenici, che,
proiettando all’esterno i propri dinamismi psichici, arrivano a
immaginare un macchinario che ruba, modifica o influenza i loro pensieri
(ne scrisse, agli inizi del secolo scorso, lo psicanalista Viktor
Tausk). Inquieta che il complesso informativo nazionale funzioni come
una gigantesca macchina influenzante: la realtà viene trasformata in una
realtà psicotica.
Lo psicotico è angosciato e abulico: così ci
vogliono? Vespa ha incontrato Zelensky sulla terrazza colonnata del
Vittoriano, una scenografia degna di Patton, confezionandogli addosso la
puntata (ha usato il panorama di Roma come fosse il plastico della
villetta di Cogne).
C’erano pure Mentana, Maggioni, Molinari,
Porro, Tamburini, De Bortoli e De Bellis. Spero non vi siate persi la
vigorosa stretta di mano di Molinari a Zelensky (qui a 3’ 35’’: bit.ly/3IgnmgS):
valeva 100 editoriali di propaganda bellica. Peccato non fosse
commentata dal trillo di un registratore di cassa, sarebbe stata
perfetta (satira: gli Agnelli-Elkann fanno affari d’oro con la guerra).
Nessuno
dei direttoroni ha contestato a Zelensky la sua versione dei fatti: “La
cosa importante è che parliamo delle cose pratiche, concrete; non
proporre, come ha fatto la Russia, gli accordi di Minsk per attendere,
riarmarsi e continuare l’occupazione”. Un rovesciamento interessante:
secondo Angela Merkel (intervista al Die Zeit, dicembre 2022) gli
accordi di Minsk furono un tentativo “di dare tempo all’Ucraina” di
ricostruire la sua difesa. E se a far saltare gli accordi di Minsk non
ci si fosse messo anche Zelensky, oggi non saremmo a questo punto.
Cosa
c’è di più pratico e concreto di un cessate il fuoco immediato? Lo
propone la Santa Sede, ma Zelensky non vuole, il suo piano è andare
avanti con la guerra finché i russi non si ritireranno: “Noi crediamo
nella vittoria”. Nessuno dei direttoroni gli ha fatto presente che
questa è pura follia, erano troppo presi ad annuire: e così, con la
macchina influenzante in azione, il folle diventa chi, sulla base di
informazioni più realistiche (quelle di generali statunitensi e
italiani), non crede alla propaganda.
Lo stratagemma più odioso è
il ricatto morale. Al Parlamento tedesco, Zelensky rammentò la
responsabilità della Germania nei crimini nazisti; da Vespa, ha
ricordato gli aiuti che l’Ucraina ci diede agli inizi dell’emergenza
Covid: come se la sua agenda militare fosse l’unica possibile e
dissentire un’ingratitudine di cui vergognarsi.
Poi s’è
incartato: “Putin non porta il vaccino: lui porta la malattia”.
Un’allegoria infelice: tutti ricordano l’aiuto russo all’Italia in
pandemia. “Se l’Ucraina cade, il passo successivo è la Moldova”,
l’argomento del domino con cui gli Usa giustificavano la guerra in
Vietnam; ma un cessate il fuoco non farebbe cadere l’Ucraina: fermerebbe
la guerra, impedendone davvero ogni allargamento. (1. Continua)
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