Pillole anticovid, ecco come hanno boicottato gli antivirali e favorito i vaccini: “Quanti morti potevamo evitare”
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Ancora una volta si deve parlare di vaccini, e della “straordinaria” operazione che ha messo in campo Big Pharma con la connivenza dei governi, quelli italiani in testa. Seguendo la pista delle pillole antivirali, si scopre che le poverette sono state vittime di un vero e proprio boicottaggio teso a favorire proprio i vaccini. Di conseguenza, questa è la tesi, si scopre anche che senza questo boicottaggio probabilmente si sarebbero potute salvare molte vite. Le pillole riservate ai più fragili, che riducono dell’85% il rischio che il Covid generi forme gravi di malattia, come racconta La Stampa per colpa della burocrazia il Paxlovid “ancora non si trova, così a 73 giorni dal suo sbarco in Italia è stato somministrato a nemmeno 10 mila contagiati fragili rispetto alla platea dei 600 mila per i quali se ne sono acquistate le dosi”.
Come denuncia Guido Rasi, ex numero uno dell’Ema, “sarebbe utile
capire quale quota degli oltre mille morti che ancora contiamo ogni
settimana si sarebbe potuta giovare di questo antivirale. Credo che ci
troveremmo davanti a numeri abbastanza alti”. Un’accusa potentissima. La
spiegazione ufficiale del fiop la fornisce Annarosa Racca, presidente
di Federfarma Lombardia: “Noi eravamo pronti ma fino ad ora non sono
disponibili le confezioni con il foglietto illustrativo in italiano, in
questo caso particolarmente importanti visto che il farmaco interagisce
con diverse altre terapie”.
I medici di famiglia, pur potendo prescrivere le pillole antivirali,
si trovano però costretti a fronteggiare le proteste dei loro assistiti
che non vogliono fare poi la trafila in ospedale per ritirarlo. Insomma,
si capisce che è stato messo in piedi un sistema di una complessità
inaudita teso a sfavorire il ricorso a questi farmaci per lasciare
ancora campo libero ai vaccini. Vaccini che ormai tutti gli studi
scientifici stanno bollando come inutili e pericolosi. “Paxlovid è
attualmente autorizzato per chi ha compiuto 18 anni, non ha ancora
sintomi gravi e presenta un alto rischio di sviluppare una forma grave
di malattia”.
Ma Rasi propone di ampliarne la prescrivibilità: “Dobbiamo capire come trarre massimo vantaggio da questa terapia in vista dell’autunno, ma anche in questa fase di lenta discesa dal plateau. Per questo credo che sia opportuno consentirne la prescrizione agli over 70, anche se non hanno patologie importanti”. Stessa strategia a suo avviso andrebbe adottata per il cocktail di monoclonali firmato da AstraZeneca, l’unico a poter essere utilizzato dagli immunodepressi a scopo preventivo, dunque prima di correre seri rischi infettandosi. “Il trattamento ha mostrato di saper ridurre di oltre l’80% il rischio di sviluppare la patologia a sei mesi dalla sua somministrazione, evitando così non pochi decessi”. Il problema – ancora una volta – è che l’Aifa lo ha autorizzato solo per circa 90 mila ultrafragili…
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