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Praticamente non serve a niente. L’ultima ricerca è una pietra tombale su Speranza & Co
https://www.ilparagone.it/attualita/vaccino-under-80-non-serve-a-niente/
Mariano Bizzarri, esperto ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma, è tornato a intervenire sull’utilità e sull’efficacia dei vaccini commentando l’ultima ricerca che sembra davvero essere la pietra tombale per Speranza, Big Pharma e tutti i vaccinisti. “Cosa pensereste di un vaccino contro il tetano se, nell’arco di un anno, dopo ben tre vaccinazioni, a seguito di una ferita vi beccaste comunque l’infezione tetanica? Pensereste, e a ragione, che quel vaccino è una chiavica”. La metafora irriverente è presa in prestito dal prof Roy De Vita, primario chirurgo dell’altrettanto prestigioso Istituto dei tumori di Roma. Scrive su La Verità il dottor Bizzarri a tal proposito: “Un medico di esperienza che rimarca con semplicità una evidenza: questo vaccino non previene l’infezione, perlomeno quella del virus Omicron. Ce lo dicono le statistiche dell’Istituto superiore di sanità”.
Bizzarri riporta i dati dell’ultima settimana di aprile: “I dati sono disaggregati per fasce di età: 0-39 anni; 40-79 anni; più di 80 anni. Dal grafico (che prendiamo in prestito da La Verità e proponiamo qua sotto) si evince che la vaccinazione protegge molto marginalmente dal contrarre l’infezione da Omicron da 0 a 80 anni. Una più significativa protezione è offerta per gli over 80: i vaccinati con booster hanno una probabilità di infettarsi inferiore del 50% rispetto ai non vaccinati: un risultato apprezzabile ma molto meno di quanto ci si aspetterebbe da un vaccino efficiente. Le cose vanno meglio quando si considera il tasso di ospedalizzazione a seguito dell’infezione. Gli over 80 hanno una probabilità di essere ricoverati circa tre volte meno di chi non ha ricevuto il vaccino. Tuttavia non vi è alcuna differenza tra chi ha fatto due dosi e chi ne ha ricevuto tre”.
Analogamente vanno le cose per il tasso di ricoveri in terapia intensiva e per l’indice di letalità: “La vaccinazione migliora la situazione degli over 80, ma non vi sono differenze tra chi ha fatto due dosi e chi ha ricevuto una terza. Da o a 8o anni, si rilevano solo minime differenze tra vaccinati e non vaccinati, per tutti i parametri considerati. Osserviamo bene i dati tra 0 e 40 anni: qui le differenze sono nulle. Allora, perché intestardirsi nel voler vaccinare i giovani, tra i quali, invece, gli eventi avversi si registrano con crescente frequenza? In particolare, quello che emerge è che se, tutto considerato, il vaccino riduce in modo importante l’impatto della letalità (ma solo negli over 8o), la dose booster, anche in questa fascia di età, non aggiunge nulla – ma proprio nulla – al beneficio ottenuto con le prime due dosi. Anzi, a ben guardare i dati su ospedalizzazione e terapie intensive, chi ha ricevuto il booster nelle fasce d’età intermedie, sembra andare peggio di chi ha fatto «solo» due vaccini”.
Conclude Bizzarri: “Torniamo alla domanda iniziale: che vaccino è quello che dopo tre dosi non ti protegge dal contrarre l’infezione? Un vaccino che non ti mette al riparo dal contrarre l’infezione manca l’obbiettivo primario previsto dal vaccino: prevenire la malattia. Che senso ha parlare di quarta dose quando è ormai sotto gli occhi di tutti che la vera emergenza è porre mano al nostro disastrato sistema sanitario per riorganizzarlo e riformarlo in modo radicale? Mancano medici, infermieri, strutture territoriali articolate, reparti di cura intensiva. Le condizioni complessive in cui si lavora e gli stipendi medi sono ormai insostenibili, al punto che stiamo assistendo a una progressiva «emigrazione» dei nostri sanitari, sostituiti da medici inesperti o stranieri che, in molti casi, non conoscono neanche l’italiano”.
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