Andrea Zhok - L'Europa si è scavata la fossa: la guerra russo-ucraina in 7 punti
- Andrea Zhok
Note sulla guerra russo-ucraina
1) All'indomani dell'invasione, l'Europa
aveva due opzioni. Poteva accompagnare le necessarie sanzioni con una
richiesta a Zelensky e Putin di avviare immediate trattative sulla base
delle due istanze fondamentali del contenzioso: la neutralità
dell'Ucraina e il rispetto degli accordi di Minsk. Se Zelensky non si
fosse sentito coperto e garantito nella prosecuzione della guerra
probabilmente la pace si poteva ottenere in una settimana. Oppure, e
questa è stata la scelta fatta, l'Europa poteva mettersi a dire che
Putin era il nuovo Hitler, un pazzo, un animale, poteva mettersi a
rifornire di soldi, istruttori e armamenti pesanti l'Ucraina, poteva
scatenare un'ondata di russofobia imbarazzante e poteva perseverare in
questa linea fino a dire (Borrell) che la guerra doveva risolversi sul
campo (diplomatici che si improvvisano guerrieri con il culo degli
altri).
2) Fornendo una caterva di armi
all'Ucraina e senza alcuna garanzia di dove esse andassero a finire,
l'Europa ha creato alle porte di casa un bacino bellico pazzesco, cui
partecipa non solo l'esercito regolare, non solo milizie mercenarie, ma
anche gruppi e gruppuscoli paramilitari, incontrollabili, che agiscono
in modo autonomo, spesso con intenti più terroristici che militari (come
il bombardamento di ieri su una scuola a Donetsk), e che non
obbediranno mai ad un'eventuale pace firmata da Zelensky. Si prospetta
(e questo è stato dall'inizio un desideratum americano) un conflitto
duraturo, magari dopo una dichiarazione di tregua un conflitto ad
intensità ridotta, che impegnerà l'esercito russo a lungo e che condurrà
alla distruzione totale dell'Ucraina - almeno di quella ad oriente del
Dnepr.
3) Come sempre accade, più il conflitto
dura, più lutti avvengono, più gli animi si caricano di un odio
irrevocabile, e più spazio ci sarà per un abbandono delle ultime remore
nel condurre la guerra (la Russia ha progressivamente aumentato il peso
del tipo di armamento utilizzato, l'Ucraina ha iniziato a bersagliare il
territorio russo nella provincia di Belgorod). Quale sarà il limite
dell'escalation lo vedremo.
4) Nel frattempo abbiamo tutti
bellamente rimosso che in Ucraina, oltre a gasdotti e centrali nucleari,
ci sono alcuni dei maggiori depositi di plutonio e uranio arricchito al
mondo. Insomma stiamo giocando alla guerra, in progressiva escalation,
in una delle aree più pericolose del pianeta quanto a possibili
ripercussioni generali. E' utile ricordare che la distanza tra l'Italia e
l'Ucraina è di 1.500 km in linea d'aria, quella tra l'Ucraina e gli USA
è di 7.500 km (con in mezzo un oceano).
5) Sul piano economico l'Europa si è
giocata in questo modo l'accesso a fonti energetiche abbondanti e a
prezzi moderati. Essendo l'Europa l'area al mondo maggiormente dedicata
alla trasformazione industriale e meno dotata di risorse naturali,
questo equivale ad essersi confezionati un cappio e averci messo il
collo dentro. L'Europa sta supportando e alimentando una guerra alle
porte di casa propria, non solo, sta facendo di tutto per farla durare a
lungo e per troncare definitivamente tutti i rapporti con il resto
dell'Eurasia. In sostanza, ci stiamo tagliando i ponti con quella parte
del mondo rispetto a cui siamo economicamente complementari (Russia per
le risorse, Cina per la manifattura di base, tutti i BRICS come il più
grande mercato al mondo). Al tempo stesso ci stiamo subordinando di
nuovo e senza alternative ad un competitore primario con cui siamo in
diretta concorrenza sul piano industriale, ma che, a differenza
dell'Europa, è energeticamente autonomo.
6) Arrivati a questo punto, la Russia
non ha più un interesse primario a pervenire ad una pace rapida. Sul
piano economico sta sì pagando un costo, ma sul piano strategico sta
diventando il punto di riferimento mondiale per una "rivincita" di
quella maggioritaria parte del mondo che si sente da decenni bullizzata
dallo strapotere americano. Questa vittoria strategica consente alla
Russia di coltivare una sostanziale alleanza con la Cina, un'alleanza
assolutamente invincibile e inscalfibile da qualunque punto di vista:
territoriale, demografico, economico e militare.
7) L'Europa, invece, si è scavata la
fossa. Se i governi europei non riescono in qualche modo (e a questo
punto comunque con gravi costi) a riallacciare i rapporti con la
rimanente parte dell'Eurasia, il suo destino è segnato. I due secoli di
ascesa sul piano mondiale avviati all'inizio del XIX secolo si avviano
ad un'ingloriosa conclusione. Già a partire dall'autunno cominceremo ad
avere la prime avvisaglie di quella che si prospetta come una nuova
durevole contrazione economica, una contrazione che, coinvolgendo en
bloc i paesi europei, avrà caratteristiche finora inaudite, molto più
pesanti della crisi del 2008, perché qui non ci saranno "garanzie di
affidabilità finanziaria" che tengano. Guardando in faccia oggi i
Draghi, i Macron, gli Scholz, e i loro puntelli parlamentari (in Italia
quasi l'intero arco parlamentare), l'unica domanda che rimane è:
qualcuno pagherà? Chi pagherà per l'operazione più autodistruttiva sul
continente europeo dalla seconda guerra mondiale? Pagheranno i
giornalisti a gettone che hanno fomentato la narrativa propagandistica
funzionale ad alimentare la guerra? Pagheranno i politici che hanno
sostenuto attivamente la guerra o che si sono genuflessi ai diktat del
presidente del Consiglio? Oppure di fronte ai nuovi disoccupati e ai
nuovi working poors riusciranno ancora una volta nel gioco di prestigio
di spiegare che non c'era alternativa?
Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano
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