Altro che eroi! Chi sono davvero i militari del battaglione Azov: nefandezze e riferimenti ideologici
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Tra le tante contraddizioni e zone d’ombra della guerra in Ucraina c’è certamente anche quella legata al Battaglione Azov. Nella retorica sinistra che sta spopolando in Italia c’è anche il pompare la versione ucraina di “Bella ciao”, la canzone che in qualche modo identifica quella che è stata la Resistenza italiana. E Valerio Nicolosi in un suo interessantissimo pezzo su Micromega in cui spiega quel che è il battaglione Azov parte proprio da qui, da quella canzone: “A inizio marzo la cantante Khrystyna Soloviy ha riadattato il testo contro l’invasore russo e l’ha fatta diventare una delle canzoni della resistenza ucraina. Scorrendo la bacheca Facebook di Khrystyna Soloviy esattamente sotto al post in cui lancia la rivisitazione di Bella Ciao, c’è una foto dei suoi anfibi in cui spicca la scritta ‘Батько нaш Банде́ра’ che tradotto significa ‘Nostro padre Bandera’. Il riferimento è a Stepan Bandera, il capo dei nazionalisti ucraini durante la Seconda guerra mondiale che giurò fedeltà a Hitler e che oggi continua a essere ricordato in Ucraina nei settori di estrema destra e nazionalisti, che nel 2012 con la formazione Svoboda hanno raggiunto il 10% dell’elettorato e che hanno cavalcato il movimento di Piazza Maidan del 2014, entrando a far parte del governo provvisorio”.
Dell’estrema destra ucraina fanno parte anche Pravy Sector e il Corpo Nazionale, gruppo politico legato al Battaglione Azov: “Entrambi si rifanno al nazismo e dopo aver partecipato alle manifestazioni del 2014, hanno perso parte del consenso elettorale ma si sono rafforzati su quello militare, combattendo in Donbass contro i separatisti filorussi acquistando prestigio militare, tanto che nel gennaio 2015 il Battaglione Azov viene integrato alla Guardia Nazionale Ucraina. Con l’inizio della guerra abbiamo assistito a quello che potremmo chiamare un’operazione di pulizia dell’immagine di questi gruppi, in particolare del Battaglione Azov, con interviste da parte dei media in cui dichiarano di non essere nazisti, di leggere Kant e di combattere per la libertà. Versione che confligge con il loro simbolo, la runa Wolfsangel, utilizzata da un battaglione delle SS e ripresa in Italia dall’organizzazione eversiva neofascista Terza Posizione, operativa dal 1978 al 1982 e sciolta dopo una serie di arresti e processi”.
Continua Nicolosi: “Fino a poco tempo fa invece il Battaglione Azov era collegato alle inchieste giornalistiche e giudiziarie sul suprematismo bianco e all’antisemitismo: nell’autunno 2019 in Campania sono stati arrestati alcuni membri di un’associazione spirituale che secondo gli inquirenti funzionava da base per il reclutamento e l’addestramento paramilitare di singoli militanti, spesso fuoriusciti dalle organizzazioni neofasciste italiane. Secondo le indagini c’è un filo che collega questa attività al Battaglione Azov e alle altre organizzazioni neonaziste e suprematiste internazionali. Sempre nel 2019 negli Stati Uniti c’è stata la richiesta da parte di alcuni deputati del Congresso di Washington di inserire l’Azov nella lista delle organizzazioni terroristiche, anche per i rapporti con i suprematisti d’oltreoceano che spesso si sono arruolati nelle sue fila”.
Conclude Nicolasi: “I media europei, soprattutto italiani, stanno facendo un’operazione di pulizia dei ‘ragazzi’, come spesso vengono definiti, del battaglione Azov, sminuendo la rilevanza che potrebbero avere a livello politico dopo questa guerra. Non è un caso, infatti, se Zelensky in conferenza con il parlamento greco li ha fatti presenziare insieme a lui. La comparsata degli ‘eroi di Mariupol’ ha creato molte polemiche ad Atene, dove appena un anno e mezzo fa è stata messa al bando l’organizzazione neofascista Alba Dorata che con il Battaglione Azov ha condiviso l’esperienza del Forum ‘Iron March’, chiuso nel 2017, e che è stato un punto di aggregazione dei neofascisti e neonazisti a livello internazionale. Denis Prokopenko, il comandante del Battaglione, è stato insignito da Zelenski della più alta carica del Paese”.
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