Occorre una risposta immunitaria al virus dell’autoritarismo tecno-nichilista. Il problema non è un virus influenzale come questo ma è la paura alimentata ad arte da chi ha tutto l'interesse a farlo.
27 Dic 2021
Una risposta immunitaria al virus dell’autoritarismo tecno-nichilista
https://www.controinformazione.info/una-risposta-immunitaria-al-virus-dellautoritarismo-tecno-nichilista/di Thomas Fazi
Quest’anno
decine di migliaia di italiani – compreso il sottoscritto – passano il
Natale in isolamento, lontano dagli affetti, per il semplice fatto di
essere risultati positivi (nonostante moltissimi di loro siano
vaccinati: compreso il sottoscritto) a un virus che nella stragrande
maggioranza delle persone sotto i sessant’anni produce, nella peggiore
delle ipotesi, sintomi simili a quelli di una comune influenza (posso
confermare); e che oggi, grazie ai vaccini e all’immunizzazione naturale
di un’enorme fetta della popolazione (e alla virulenza ridotta della
nuova variante Omicron, tuttavia non ancora prevalente nel nostro
paese), comporta anche nelle persone normalmente più a rischio –
sostanzialmente gli over-60 – un rischio di malattia seria estremamente
ridotto (tra l’80 e il 90 per cento circa, secondo l’ISS).
Questo
è il risultato di una narrazione governativa che continua a trattare i
positivi asintomatici e paucisintomatici (come il sottoscritto) come
pericolosi untori e potenziali assassini – esattamente come un anno fa,
prima dell’arrivo dei vaccini e dell’inizio del naturale processo di
endemizzazione del virus («Nessuna pandemia è mai durata più di due
anni» – cit. Palù, presidente dell’AIFA), e nonostante tutto quello che
oggi sappiamo sul basso livello di contagiosità degli asintomatici.
Il
risultato – perfettamente comprensibile – è che anche le persone
tridosate oggi vivono nel terrore dei positivi, al punto di rinunciare a
un momento di socialità così fondamentale come il Natale.
Basta
questo a far capire che siamo già entrati in una nuova normalità, in
cui la paura irrazionale del morbo invisible tende a prendere il
sopravvento su qualunque argomentazione razionale.
C’è poco da stare
sereni: è ormai evidente, infatti, che di questo virus non ci
libereremo, ma che esso continuerà a circolare in forma endemica, cioè
con un tasso di mortalità probabilmente non dissimile da quello
dell’influenza stagionale (che comunque non è uno scherzo: solo nel
2016/2017 sono stati attribuiti all’influenza circa 25mila decessi nel
nostro paese ma non per questo tracciamo i positivi all’influenza).
Di
conseguenza, in assenza di un radicale cambio di narrazione da parte
della autorità politiche (di cui non c’è avvisaglia nel nostro paese,
ahinoi, anzi), finalizzato a uscire dallo stato di emergenza permanente e
a porre fine alla psicosi collettiva, c’è veramente il rischio concreto
di non “uscirne” mai – neanche dopo la diciassettesima dose -, visto
che ciò che conta ai fini della risposta delle persone non è il rischio
reale (oggi oggettivamente basso anche per le categorie più a rischio)
ma quello percepito (e che un “rischio” esisterà sempre, anche in
seguito all’endemizzazione del virus).
E purtroppo sono in tanti, troppi ad avere tutto l’interesse ad alimentare il terrore piuttosto che a rasserenare gli animi.
Su
una cosa, comunque, possiamo stare certi: il 2022 sarà un anno
spartiacque, in cui si deciderà se gli artefici della nuova normalità
l’avranno definitivamente vinta, o se invece gli anticorpi democratici
che ancora esistono in questo paese saranno in grado di provocare una
risposta immunitaria al virus dell’autoritarismo tecno-nichilista.
Buon Natale a tutti.
Fonte: Thomas Fazi
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