Vaccini a mRna, nuovo allarme dei cardiologi Usa
Negli Stati Uniti i vaccinati con due dosi sono fermi al 60%, il 40% quindi della popolazione se ci fosse il Green Pass come da noi non potrebbe salire sulla metropolitana, treno, autobus, entrare in locali pubblici e neanche lavorare senza fare tamponi ogni due giorni. Ma appunto, dato che si tratterebbe di escludere il 40% degli americani, il governo Biden non impone nessun Green Pass all’italiana (o all’ austriaca). Questo fatto che gli americani hanno in pratica smesso di vaccinarsi da alcuni mesi è accuratamente celato ai telespettatori o ai lettori di giornali italiani. Non si sente praticamente più parlare di come vada la vaccinazione in America o le misure di obbligo vaccinale di Biden.
Come si può leggere sui giornali americani ogni settimana ci sono tribunali a livello di stato o federali che bloccano i cosiddetti “mandati vaccinali” per dipendenti pubblici e ci sono stati importanti Stati come Florida o Texas o Missouri, per la verità quasi tutti gli Stati repubblicani che non prevedono l’imposizione di qualunque obbligo vaccinale, anche per una singola palestra o azienda o ristorante. La Ue è quindi una eccezione e non la regola, anche perché gli Usa da sempre indicano i trend sociali in Occidente e non succede quasi mai che Europa e Usa vadano in direzioni diverse per molto tempo.
Questo diffuso sentimento americano che i nostri giornali chiamerebbero “antivax”, ma non osano farlo perché si tratta dell’America, è dovuto in larga parte al fatto che i medici e ricercatori americani parlano ora di continuo di danni causati dai vaccini a mRNA. E sarebbe difficile non farlo perché in Usa esiste il sistema di segnalazioni degli “eventi avversi ai vaccini” (VAERS) che è arrivato a 1,9 milioni di segnalazioni, tra cui 19 mila decessi e oltre 24mila casi di disabilità permanente. Tra questi ci sono già anche 4 casi di bimbi deceduti entro pochi giorni dalla vaccinazione.
Oltre a questi dati ufficiali di segnalazioni di danni seri e decessi susseguenti alla vaccinazione ci sono però anche gli studi che si stanno accumulando sul meccanismo con cui i vaccini a mRNA di Moderna e Pfizer causano danni al cuore. La settimana scorsa alla conferenza annuale a Boston dell’American Heart Association è stato presentato questo studio coordinato da un noto cardiologo, il dott. Steven Gundry, e non occorre essere un medico ricercatore per comprendere che mette in guardia contro i vaccini a mRNA.
“Mrna COVID Vaccines Dramatically Increase Endothelial Inflammatory Markers and ACS Risk as Measured by the PULS Cardiac Test: a Warning” che si può tradurre così: i vaccini a mRna aumentano drasticamente i marcatori di infiammazione endoteliale e i rischi di sindrome coronarica acuta misurati dal test cardiaco PULS: un’avvertenza.
Lo studio è pubblicato su “Circulation”, una rivista medica importante e in questo caso è lecito dire che spara a zero contro i vaccini Pfizer e Moderna perché fin dal titolo dice che “aumentano drasticamente i marcatori di infiammazione” e mette in guardia contro i vaccini a mRNA. La conclusione dello studio è la seguente: “Concludiamo che i vaccini a mRNA aumentano notevolmente l’infiammazione endoteliale e l’infiltrazione di cellule T nel muscolo cardiaco e possono spiegare le osservazioni di aumento di trombosi, cardiomiopatia e altri eventi vascolari dopo la vaccinazione”.
Se poi uno legge tutto il testo trova che si parla di un aumento di rischio cardiaco per il campione studiato (566 pazienti) stimato dall’11% al 25%. Si parla di uno dei lavori presentati alla conferenza annuale dei cardiologi americani pochi giorni fa e già ripreso da altre 12 pubblicazioni oltre che sui social media come Twitter (62 mila volte). Non è questa la sede e non sarebbe neanche il nostro compito fare rassegne di articoli medici, ma per chi pensasse che si tratta di una eccezione, possiamo segnalare che reporter che si dedicano alla divulgazione, come ad es. Alex Berenson, riportano ogni settimana studi sui problemi di cuore legati alla vaccinazione e se ne trovano dozzine (qui un esempio dalla Corea).
Se chi fosse arrivato a leggere fino a qui vuole catalogarci ancora come “novax” per chiudere il confronto (come si fa sui media italiani), ci teniamo invece a dire che da quello che si può leggere esiste in corso di approvazione il vaccino di Novavax che sembrerebbe evitare tutti questi problemi. Nel caso non avremmo alcuna difficoltà a farci il vaccino. Il Ceo di Novavax lo presenta nelle sue interviste come “un vaccino basato su una tecnologia completamente diversa con un profilo di rischio molto diverso dagli altri”. Dove il “profilo di rischio” di cui parla non è la Covid-19, ma il rischio di morire di infarto dopo i vaccini Pfizer e Moderna.
In un articolo precedente abbiamo evidenziato i dati Usa ed Europei di mortalità sia post vaccino che di mortalità eccessiva nella fascia sotto i 64 anni. Abbiamo, come altri del resto, segnalato che le cronache locali dei giornali riportano un numero sospetto di cinquantenni, quarantenni ma anche trentenni e ventenni “scomparsi improvvisamente”. Qui oggi (e lo abbiamo fatto anche nel nostro – con Nicola Trevisan – recente libro Stop vax. I fatti che vi tengono nascosti pubblicato da Byoblu) segnaliamo gli studi medici sui problemi cardiaci causati dai vaccini mRNA. Come persone a cui preme, come del resto a tutti, anche la propria salute non ci vacciniamo con Pfizer e Moderna non perché siamo contrari ai vaccini ma perché i dati, gli studi pubblicati e i fatti di cronaca che citiamo indicano un rischio serio e non giustificato sotto i 70 anni di età per questi vaccini.
Soprattutto però come cittadini non capiamo perché gli esperti del governo che ora vogliono vaccinare anche i neonati evitino di parlare di questi fatti macroscopici: degli Stati Uniti dove la popolazione ha smesso di vaccinarsi e dove metà delle forze politiche sono scettiche o contrarie, dei morti e disabili riportati a migliaia post vaccinazione da VAERS in Usa, dei morti in eccesso della media nel 2021 tra gli adulti e i giovani riportati da EuroMoMo in Europa, e anche di questi studi importanti sui disturbi cardiaci che puntano esplicitamente al nesso causale con questi trattamenti di Pfizer e Moderna.
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