Bassetti: “Il 70% dei positivi ricoverati in ospedale non ha il Covid, devono cambiare i criteri” ma sono ben altri i criteri che dovrebbero cambiare, tra i quali la selezione dei televirologi , eliminando tutti quelli con Indice di Hirsch (H index) inferiore a 40, praticamente tutti quelli che abusano della popolarità acquisita immeritatamente in Italia. Considerate che nei paesi anglosassoni raramente i media intervistano uno scienziato o accademico che abbia un H index basso come quelli italiani, forse perché conservano ancora un barlume di dignità e serietà professionale. Gerarchicamente sarebbe come se in cronaca nera invece di intervistare un investigatore almeno con qualifica/grado di ispettore/maresciallo ci si rivolgesse ad un assistente o appuntato. Claudio
Bassetti: “Il 70% dei positivi ricoverati in ospedale non ha il Covid, devono cambiare i criteri”
Così cresce anche la quota di vaccinati in terapia intensiva: "Chiediamo che vengano considerati malati Covid solo quelli che mostrano i segni della malattia"
Genova. “Al San Martino oltre il 70% dei pazienti ricoverati ha un problema che non è legato al Covid. Non possiamo oggi, con l’80% di popolazione vaccinata, adottare la stessa modalità di calcolo della seconda e terza ondata. Chiediamo che vengano considerati malati Covid solo quelli che mostrano i segni clinici della malattia e non solo quelli che entrano in ospedale per una ragione diversa dalla polmonite da Covid”.
Parola di Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, che lancia un appello al comitato tecnico scientifico perché possano essere rivisti i criteri con cui si valuta la pressione del Covid sul sistema sanitario. Parametri che oggi considerano semplicemente il numero di positivi al coronavirus ricoverati sui posti letto disponibili a seconda dell’intensità di cura (area medica o terapia intensiva), senza entrare nel merito delle loro effettive patologie. In questo modo la Liguria è finita in zona gialla e rischia di scivolare verso la zona arancione.
“Tre quarti dei ricoverati in ospedali come il San Martino non hanno i sintomi del Covid ma sono unicamente positivi al Sars-Cov-2 e hanno altre problematiche – sostiene ancora Bassetti -. Il carico assistenziale non è lo stesso. È evidente che il peso sia completamente diverso. C’è chi ha il femore rotto, chi è nefropatico, chi cardiopatico. Un conto è avere malati di Covid in terapia intensiva o in malattie infettive, un altro conto è avere nello stesso reparto un paziente con un’infezione urinaria vaccinato e con un tampone positivo. Mi auguro che il Cts recepisca questa esigenza”.
Questo fenomeno sarebbe anche alla base dell’aumento del numero di vaccinati in terapia intensiva. Se alcune settimane fa il rapporto era circa 9 a 1, oggi per ogni 3 non vaccinati in gravi condizioni c’è una persona vaccinata. È un indicatore della minore efficacia dei vaccini o c’è dell’altro?
“I soggetti vaccinati in terapia intensiva spesso hanno problemi diversi dal Covid – spiega Angelo Gratarola, direttore del dipartimento di emergenza-urgenza di Alisa -. Lo zoccolo duro è ancora il Covid, che rappresenta il 70%, ma sta crescendo la quota di pazienti critici ricoverati per altre patologie che non hanno alcuna alterazione polmonare ma sono positivi e vengono conteggiati tra i ricoveri in terapia intensiva correlati al Covid. Bisognerebbe scorporare questo gruppo, perché questi pazienti non sono espressione del peso che i pazienti Covid generano sugli ospedali: sarebbero ricoverati comunque perché hanno altre patologie”.
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