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Un nuovo regime politico: la società dei cavalieri e dei plebei come nuova normalità
Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa, mercoledì 24 novembre 2021, che passerà alla storia. Egli ha annunciato l’introduzione del supergreenpass e, insieme, delineato i contorni di un nuovo regime politico, una nuova società e un nuovo Stato.
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La demolizione della Costituzione – Un regime senza opposizione. Nella conferenza Stato-Regioni, i soli ad opporsi all’applicazione del supergreenpass in zona bianca sono stati i governatori di Fratelli d’Italia; in Consiglio dei ministri il voto è stato unanime. Senza opposizione perché il supergreenpass è una idea di Fedriga: lo ha ringraziato Draghi, lo ha ringraziato Gelmini e lo ha ringraziato Brunetta. Senza opposizione perché Salvini è ormai evanescente: mercoledì pare stesse a Madrid a vedere la partita del Milan con l’Atletico e giovedì ha rinviato a mai l’assemblea nazionale prevista l’11-12 dicembre. Gode Mario Draghi: “la decisione è stata unanime … è molto importante … perché la mancanza di compattezza viene poi utilizzata anche come scusa per l’evasione dall’obbligo [?!?], per la contrapposizione, per la tensione. Sembra quasi giustificarsi, perché ci sono delle persone che non la pensano come gli altri”. Gode La Repubblica: “uno slancio bipartisan incoraggiante … uno sforzo di unità nazionale”.
Un regime che persegue unicamente il cosiddetto diritto alla salute. Pur secondo una interpretazione cangiante. Inizialmente inteso da Draghi come un diritto a non ammalarsi: con imperiture parole ha affermato che i vaccinati non contagiano (“non ti vaccini, contagi, lui o lei muore) e così, ancor oggi, La Repubblica (il non-vaccinato “attenta alla vita altrui prima ancora che alla propria”). Purtroppissimo, l’evidenza che i vaccinati contagiano è ormai talmente strabordante, che Vladimiro Zagrebelsky ha provveduto a correggere la definizione di diritto alla salute, non più come diritto a non ammalarsi, ma come diritto ad essere curati: sì, va bene, i vaccinati contagiano come i non-vaccinati … tuttavia, i non-vaccinati vanno più spesso in ospedale (“esistono una popolazione a minimo rischio – quella vaccinata o che è guarita dal Covid – e una a massimo rischio – quella non vaccinata -” e “sostenere che vaccinati e non vaccinati siano eguali sul piano della sanità pubblica” le cui risorse sono limitate … sarebbe “negare l’evidenza”). Quindi, è vero che “esistono gruppi di popolazione diversi” e “non si tratta di discriminazione, ma anzi di corretta considerazione delle differenze” … sul piano della sanità pubblica.
Draghi, in conferenza, ha proclamato, “vogliamo essere molto prudenti”, “se si fanno tutte queste cose possiamo dire che avremmo fatto il possibile per difenderci dalla diffusione della pandemia … questa è la logica”; seguito dal ministro Speranza, “anticipare il virus”. Già durante la cabina di regia, pare Draghi avesse asserito di voler “eccedere in prudenza”. In tal modo, l’unico diritto di cittadinanza è il diritto alla salute, a sacrificio totale degli altri diritti invero ben più fondamentali di quello. Cioè, senza bilanciamento, senza proporzionalità: gli altri diritti fondamentali vengono cancellati e basta.
Senza neppure il paravento dello stato di pericolo visto che sono incluse le zone bianche (Capezzone parla di urgenza ipotetica, giustamente sbeffeggiandola).
E senza nemanco il paravento dell’emergenza in corso, visto che “siamo probabilmente – Draghi ha scandito – in una delle situazioni migliori in Europa”. La necessità inderogabile di essere prudenti è – per lui – legata alla situazione in altri Paesi (“noi vediamo una situazione all’esterno dell’Italia che è molto grave, in Paesi che sono con noi confinanti”) ed all’arrivo dell’inverno (“non siamo ancora nella pienezza dell’inverno”). Entrambe fattori oggettivamente non dipendenti dai non-vaccinati italiani, sicché gli altri diritti fondamentali acquisiscono una estero-dipendenza ed una stagionalità: ‘tu italiano non-vaccinato, se gli Slovacchi obbediscono al proprio governo e se è estate godi dei tuoi diritti fondamentali … se è inverno non puoi uscire di casa”. Cittadini d’estate e sudditi d’inverno: questo siamo … secondo Mario Draghi.
Forza Italia e Lega non si contentavano e volevano ancor di più: l’esclusione dei vaccinati dal lockdown pure in zona rossa. Il che avrebbe significato escludere del tutto l’applicazione dei criteri di bilanciamento e proporzionalità, a privilegio dei vaccinati, dopo averli esclusi del tutto a danno dei non-vaccinati. In altre parole, attribuire ai diritti fondamentali dei vaccinati un valore assoluto … assoluto come il disvalore attribuito ai diritti fondamentali dei non-vaccinati.
Il padre del supergreenpass, Fedriga, ha chiesto ed ottenuto dal governo di anticiparne di una settimana l’entrata in vigore, nella sua Regione, rispetto alla data stabilita dal decreto legge. Data che non può essere cambiata se non modificando il decreto, visto che l’articolo 16 Cost stabilisce una esplicita riserva di legge nazionale come, ad abundantiam, specifica pure il 120 Cost.
E uno dice, ‘vabbè che mi importa della Costituzione? Conta solo il diritto europeo!’. Purtroppissimo, la Commissione ha appena rilasciato una proposta di linee guida con Q&A: “La vaccinazione Covid-19, il test o l’avvenuta guarigione, come evidenziato da un certificato digitale Covid dell’UE, dovrebbe essere il fattore determinante … la Commissione propone che le persone che viaggiano all’interno dell’Ue e in possesso di un certificato digitale Covid dell’Ue valido non siano in linea di principio soggette a ulteriori restrizioni alla libera circolazione”. Qui Draghi compie una splendida torsione ed afferma tutto ciò riguardi “gli arrivi dall’estero” e “i controlli ai valichi” … il che è come dire padroni a casa nostra. Traduce Speranza quando annuncia di prepararsi a disapplicare il diritto europeo: “noi leggeremo con grandissima attenzione … e, poi, valuteremo se adeguare le nostre misure”. Ciò che a noi va benissimo, perché siamo arci-convinti della superiorità della Costituzione sul diritto europeo. Però della Costituzione scritta che c’è … non della Costituzione che si inventa Mario Draghi.
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Una nuova società di cavalieri e plebei – Esplicitamente, il ministro Brunetta retrocede gli altri diritti fondamentali, a premio [sic] per chi obbedisce al governo: “ieri, i vaccinati … sono stati insigniti cavalieri. Nasce la tessera premium, vaccinati di gran croce”. Ripetiamolo: i diritti fondamentali non sono più diritti, ma un premio riservato a chi obbedisce al governo. La popolazione è divisa fra i cavalieri (chi ha la tessera premium e gode dei diritti fondamentali), e i non-cavalieri (chi non ha la tessera premium e non gode dei diritti fondamentali). E lo dice un ministro in carica, della ex-Repubblica fondata sulla ex-Costituzione.
Naturalmente, i criteri di premialità sono arbitrari, decisi di volta in volta ad arbitrio di Draghi e del suo governo dei migliori: in greco antico letteralmente ἀριστοκρατία, aristocrazia. Talmente migliori, da aver preso una topa colossale con la durata del vecchio greenpass, da loro allungato a 12 mesi dopo che era universalmente noto la copertura vaccinale non ne durasse più di 5: all’uopo, Draghi ha blaterato in conferenza di “un’evidenza scientifica che è diventata disponibile abbastanza di recente”. Altro esempio, a proposito della scorsa stagione sciistica Draghi ha affermato: “lo scorso anno si guardava al peggioramento dei contagi, poi si diceva che probabilmente non sarebbe stato possibile tenere aperto. Poi si è deciso di non tenere aperto” … laddove ognun sa che la decisione (sua e dell’incommentabile Garavaglia) di vietare la riapertura degli impianti giunse improvvisa, ad abbonamenti già venduti, impianti accesi e cambuse riempite. Evidentemente, oggi, per far parte della aristocrazia, basta essere un ciarlatano.
Il Brunetta cosiddetto ministro della cosiddetta Repubblica non conia una definizione per i non-cavalieri. Questi i consigli suggeritigli dai suoi gazzettieri: “gli squilibrati” per Il Foglio; “movimenti populisti eversivi” per Il Corriere; “una minoranza irresponsabile e irrazionale … che attenta alla vita altrui” per La Repubblica. Draghi li ha chiamati anormali (“abbiamo ricominciato a essere normali … non vogliamo rischi a questa normalità”). Ma crediamo amerebbe definirli plebei.
Naturalmente, i due gruppi distinti per diritti, cavalieri e plebei, non costituiscono un unico corpo sociale, un’unica società. Ma due, distinte. Infatti, Draghi esplicitamente afferma di sperare che, nel lontano Natale 2022, “anche coloro che da oggi saranno oggetto di restrizione oppure, comunque, a cui saranno riservate le restrizioni [i plebei] possano tornare a essere parte della società con tutti noi [cavalieri]”. Cioè, oggi i plebei non sono parte della società con i cavalieri. E lo dice Draghi in persona. Continua affermando che ciò che sta facendo è “non chiudere. Questa è la prospettiva e secondo me è molto convincente”: non chiudere i cavalieri, si intende, la società che è composta solo dai cavalieri, come ha appena spiegato. Chiosa La Repubblica: nelle rivendicazioni degli oppositori “di civile c’è ben poco”. Civile, dal latino cīvis=cittadino, che riguarda i diritti dei cittadini: i plebei non sono cittadini e, per logica conseguenza, non appartengono loro i diritti dei cittadini.
Passando ad un quotidiano meno estremista, è interessante ciò che ne scrive, lamentandosene, il manifesto: “l’eccezione prevista dal governo rivela come il lavoro e il consumo figurano come le prime, se non le uniche necessità della vita sociale”. Lo stesso Speranza in conferenza ha scandito: “salviamo chiaramente l’utilizzo che si fa del green pass per le questioni lavorative per le questioni di trasporto e anche per altre che riteniamo rilevanti” … cioè andare all’Opera non è rilevante, praticare sport non è rilevante, mangiar fuori non è rilevante, visitare un museo non è rilevante … per i plebei … per i quali è rilevante solo lavorare e mangiare. Insomma, i plebei come popolaccio dickensiano: lavorino, mangino, cachino e scopino magari ma chiusi in casa … e non disturbino il manovratore.
Bontà sua, il presidente del Consiglio concede che “non bisogna criminalizzare questa diversità di comportamenti”. Quindi essere un plebeo non è un crimine. Quant’è buono lei Maestà.
Sui plebei, “le forze di sicurezza verranno mobilitate in maniera totale”. Non è un errore perché lo ripete Brunetta: “un sistema di controlli rafforzato e totalizzante”. E fa un esempio: “a partire dalle attività di somministrazione di alimenti e bevande”. Totale–totalizzante, totalitario. Che è più di autoritario. Al proprio ministro di polizia, la quale gli obbietta “noi non siamo in grado di garantirlo al meglio, siamo in carenza di uomini e risorse”, Draghi ribatte stizzito: “non posso sentire un argomento del genere, perché è fondamentale aumentare i controlli e spetta all’Interno garantirlo”. Sicché si pensa ad impiegare l’esercito: fucilieri d’assalto che fermano e controllano i viaggiatori di autobus e metropolitane.
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La nuova normalità – Questo nuovo Stato per una società di cavalieri, che si fa totalitario nei confronti dei plebei è, per Draghi, la nuova normalità. Perciò, egli dice, sarà “un Natale diverso quest’anno, un Natale come quello appunto a cui eravamo abituati prima della pandemia”: un Natale normale per le persone normali. Barbera glielo fa notare e lui specifica: “per i vaccinati è normale questo Natale”. Cioè è normale essere cavalieri accanto ai plebei. La segregazione come nuova normalità.
Nuova normalità che Draghi gradirebbe sancire con una uscita dallo stato d’emergenza: “la domanda che bisogna porsi è: a noi cosa interessa, prolungare l’emergenza o avere a disposizione tutta la struttura (di vaccinazione, di ospedalizzazione, di mobilitazione sanitaria, di controlli, etc.) che ci ha permesso, finora, di affrontare l’epidemia? Io credo che la risposta sia la seconda. Per cui, la strada di buon senso è quella di chiedersi se è possibile mantenere questa struttura, senza necessariamente promulgare un altro stato di emergenza. Che in fondo quello che conta è la seconda cosa, non la promulgazione”. Ripetiamo: mantenere i controlli – cioè il greenpass e supergreenpass, cioè la società dei cavalieri – senza promulgare un altro stato di emergenza. La nuova normalità.
Sul tema si esercita Capezzone: Draghi “è sembrato più attento ai poteri da tenersi che non al modo giuridicamente più appropriato di confermarseli o riattribuirseli”; “c’è da temere che il governo si spinga oltre: poteri d’emergenza (di fatto) senza che sia proclamata l’emergenza (di diritto). Il green pass appare come il perfetto cavallo di Troia per trasferire l’emergenza anche nel tempo ordinario”.
Sul fronte opposto troviamo un timido Massimo Franco descrivere il “partito del patatrac” (“una filiera che scommette su una recrudescenza dei contagi … per sventare l’elezione di Mario Draghi al Quirinale”) e condannarlo (“tende a esagerare un’emergenza che tale non è; e che si spera rimanga comunque sotto controllo”); ma è una obiezione debole, di fronte alla ormai rodata macchina propagandistica della paura. Molto più efficace appare Domani il quale, dopo una prima evocazione poetica (“le tragedie funzionano nello stesso modo: c’è un ordine, poi c’è il caos, poi torna l’ordine” … l’ordine di un nuovo Stato), lunedì ha calato un editoriale di Stefano Feltri, che più esplicito non si può: “la natura di questa pandemia, che almeno nel medio periodo non è una parentesi ma una nuova normalità … il Covid endemico è lo sfondo del nostro nuovo mondo … uno status quo che, chiaramente, non potrà mai più tornare uguale a quello che abbiamo sperimentato prima del contagio … non ne usciremo proprio”. Perciò, “ha ragione Massimo Cacciari: è sbagliata la logica dell’emergenza permanente … la risposta, però, è opposta a quella evocata da Cacciari … è arrivato il momento di riconfigurare in modo permanente la nostra società”. Domani fa pure un passo in più, pubblicando un attacco all’arma bianca al ministro Speranza sui fatti del 2020 (quando Draghi non c’era): a suggerire un poco di scenografia per il passaggio alla nuova normalità.
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Ciò che Capezzone paventa, Feltri propone e Draghi dispone: la società dei cavalieri e dei plebei come nuova normalità. Questi i contorni del nuovo regime politico delineato, mercoledì 24 novembre 2021, dall’uomo che intende divenire il prossimo presidente della Repubblica. Almeno non si faccia finta di non sapere.
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