Vorrei solo rammentare che il rettiliano e la sua corte di farabutti che hanno ordinato l'uso della forza bruta contro gli inermi pacifici manifestanti di Trieste, hanno anche commesso un crimine internazionale, perché il Territorio Libero di Trieste e in particolare il Porto Franco Internazionale di Trieste è un territorio sotto protezione internazionale (ONU) e amministrato solo per delega temporanea all'Italia, che non aveva alcun diritto ne tantomeno potere di intervenire in alcun modo. Si tratta di un vero e proprio atto di forza e occupazione manu militari, una violazione del diritto internazionale. ma siccome hanno già violato la Costituzione e le Direttive dell'UE al rettiliano sociopatico e ai suoi cortigiani farabutti non gliene potrebbe fregar di meno, sentendosi protetti dall'alto e ritenendosi impuniti. Claudio
Il grande “Popolo di Trieste”
Un grande popolo non si fa ingoiare da piccoli rospi. Italiani brava gente? Così siamo noi: lo si è visto a Trieste esempio memorabile di dignità e fierezza. Il 18 ottobre la Corazzata Potëmkin del proconsole apolide si è rotta di Francesco Lamendola
Lunedì 18 ottobre 2021 resterà come una data storica: il giorno in cui i piccoli servi dei banchieri che hanno commissariato l’Italia si sono spinti troppo oltre nella loro arroganza e nella loro erronea certezza di totale impunità. Mandando la polizia ad attaccare i pacifici dimostranti che stazionavano nel porto di Trieste, e adoperando contro di loro, che resistevano tenendosi stretti con le mani e recitando il santo Rosario, gli idranti e i lacrimogeni, nonché facendoli manganellare selvaggiamente, i servi della Goldman Sachs e della BCE hanno fatto un passo falso. Fino a quel momento la loro agenda era stata portata avanti quasi senza errori, e soprattutto senza incontrare resistenza. Controllando completamente l’informazione, erano riusciti a rendere letteralmente invisibili le decine e centinaia di migliaia di persone che da mesi, ogni sabato, affollavano le piazze italiane per rivendicare il diritto alla libertà e il rifiuto di una misura, come quella del green pass esteso, che non soltanto discrimina i cittadini in due categorie, quelli buoni, da tutelare, e quelli cattivi, da emarginare, disprezzare e colpevolizzare, ma addirittura interdice il più elementare e fondamentale dei diritti, quello al lavoro. Ciliegina sulla torta, Salvini aveva squittito qualcosa a proposto della gratuità dei tamponi per i lavoratori che non vogliono assumere il siero genico, ma l’ottimo Draghi aveva respinto la proposta al mittente, definendola inopportuna. Certo: perché nel suo mondo, il mondo delle grandi banche, ogni sia pur minima concessione al popolino, anche solo la gratuità di un tampone inutile e inattendibile, che attenua ma non modifica nella sostanza l’arbitrarietà e la tracotanza di una misura che fa discendere la possibilità di lavorare dall’uniformarsi del cittadino a ciò che il governo vuole da lui, è qualcosa d’inopportuno: non sia mai che il cittadino si ricordi di essere tale, cioè non ancora (ufficialmente) un suddito, e incominci a rivendicare, dopo i tamponi gratis, anche la libertà di vaccinarsi o meno, e perfino – udite, dite: ma dove mai si andrà a finire, di questo passo? – la libertà di sedersi al bar con gli amici e non restare ai tavoli esterni, al freddo, come dei paria o dei lebbrosi.
Fino al 18 ottobre era filato quasi tutto liscio, insomma. Un decreto dopo l’altro, cominciando con il Conte Bis, un mese dopo l’altro, il popolo pareva essersi abituato ad attendersi ogni giorno qualche nuova limitazione, qualche nuovo impedimento e qualche nuovo balzello: Vi è concesso fare così, non vi è concesso fare colà. Era divenuta una tiritera, una filastrocca. E una filastrocca dopo l’altra, è arrivato anche il terribile decreto che rende operativo il green pass esteso per il 15 ottobre a tutti i lavoratori, sia pubblici che privati. Un abuso inaudito, totalmente ingiustificato sul piano medico e sanitario. Infatti, forse non tutti si sono accorti che perfino i giornalacci al soldo delle banche, da un po’ di tempo, parlano pochissimo dei nuovi contagi e nuovi decessi: per la buona ragione che non ce ne sono più. Ormai parlano solo del green pass e tendono a convogliare tutta la frustrazione e la rabbia della gente contro i nuovi untori, gli egoisti e i negazionisti suicidi, come li ha gentilmente chiamati quell’altro servo delle grandi banche, l‘indegno Bergoglio, abusando oltre ogni decenza della veste che indossa e del ruolo che occupa. Ma il 18 ottobre qualcosa si è rotto. Usando le forze di polizia in quel modo, contro gente assolutamente pacifica e che rispondeva all’aggressione alzando le mani e cercando di dialogare con gli agenti, senza mai un gesto violento, un moto di ribellione, è caduta la maschera e adesso è chiaro anche ai ciechi quel che realmente rappresenta il governo Draghi e chi sono questi famosi negazionisti, tanto temibili nella loro violenza e ignoranza. È anche evidente che il ministro Lamorgese, ammettendo di non aver voluto arrestare il leader di Forza Nuova che aveva pubblicamente annunciato di voler assaltare la sede romana della CGIL e lasciando a presidio di essa appena otto agenti, non solo ha fatto in modo da aver un pretesto per criminalizzare le piazze, ma ha anche mostrato la viltà di chi dice di non aver voluto arrestare una persona per evitare guai peggiori e poi manda gli agenti in assetto anti-sommossa contro uomini e donne assolutamente pacifici e inermi.
A partire da questa data, la situazione è divenuta più chiara che mai, anche per quelli che non volevano capire e preferivano cullarsi nell’illusione che l’emergenza prima o poi sarebbe finita spontaneamente, che le cose sarebbero tornate a posto per conto proprio. C’è una forza esterna che si è impadronita dello Stato, il grande potere finanziario; essa ha collocato un suo uomo di fiducia a capo del governo, e per mezzo di lui sta scardinando pezzo a pezzo tutto il tessuto della vita sociale, nonché il dettato costituzionale. Il grande problema che dobbiamo superare è psicologico e affettivo: dobbiamo superare la resistenza interna ad ammettere che siamo stati traditi da quelli che dovrebbero difenderci, che siamo stati venduti da quelli che hanno giurato di fare ogni cosa solamente nel nostro interesse. È duro ammettere che si è verificata una circostanza del genere; molti preferiscono far finta di nulla e dare la colpa di tutto all’imperizia e alla precipitazione, non alla mala fede. Si rifiutano di pensare che siamo governati da uomini senza onore e senza principi, per i quali il popolo “sovrano” altro non è che una massa di sudditi da manipolare e da sfruttare secondo le convenienze. Draghi, per esempio, ce lo rappresentiamo generalmente come un cattivo presidente del Consiglio, ma pur sempre come un presidente del Consiglio dei ministri. Invece dovremmo metterci in testa che non lo è, se non in senso puramente formale; che è il proconsole delle grandi banche; che ha giurato non sulla nostra Costituzione, ma nelle logge e nei gruppi massonici di altissimo livello ai quali è affiliato; che non lo si dovrebbe nemmeno considerare “italiano”, perché essere italiani vuol dire amare e rispettare l’Italia, la sua storia, la sua tradizione, anche la sua dimensione religiosa, mentre costui è il classico banchiere cosmopolita, senza legami, senza radici, che obbedisce solo alle direttive della borsa e che non nutre il minimo rispetto o la minima tenerezza verso la Patria. L’Italia per lui è come la Grecia o qualsiasi altro Paese gli sia stato comandato di spogliare e porre alla mercé delle multinazionali; che il suo popolo soffra o stia bene, che la gente abbia un lavoro e una casa oppure no, che i giovani abbiano un futuro e gli anziani una vecchiaia dignitosa, tutte queste cose non rientrano nel suo orizzonte culturale e morale. Non gliene importa assolutamente nulla. In questo senso, non è neppure umano: non prova empatia per i suoi simili, non si sente in alcun modo impegnato da legami di qualsiasi tipo con la gente; la gente, per lui, è fatta di numeri, e quando si ragiona coi numeri non c’è posto per la pietà, per il rispetto, per la solidarietà.
C’è tuttavia una cosa importante che il proconsole apolide e sociopatico e i suoi tirapiedi pseudo istituzionali non hanno tenuto presente; e non l’hanno tenuta presente perché non rientra nel loro codice mentale, né fa parte del loro Dna psichico e morale. Si tratta di questo: non hanno tenuto presente che l’Italia è un grande Paese e che gli italiani sono un grande popolo. Sono il popolo che ha insegnato la civiltà al mondo; il solo popolo che ha avuto per almeno tre volte la supremazia culturale, intellettuale, artistica e scientifica sull’intera Europa. Gli italiani sono gente tenace, laboriosa, amante della socievolezza, della famiglia, dei legami di amicizia; gente che ha affrontato mille difficoltà nel corso dei suoi tremila anni di storia, che si è piegata e rialzata ogni volta, e che non ha mai smarrito, neanche nei momenti più oscuri, la sua bonomia, la sua gentilezza e la sua capacità di provare simpatia per chi soffre ed è ingiustamente perseguitato. Arriviamo anzi a immaginare che il vero obiettivo di Draghi, o meglio dei suoi mandanti internazionali, sia proprio questo: disgregare il tessuto morale degli italiani, alimentare i lati peggiori del carattere umano. L’obiettivo non è tanto il vaccino in sé, e neppure il green pass, ma proprio l’umanità della nostra gente, che dà fastidio perché ostacola oggettivamente i piani del Nuovo Ordine Mondiale riguardo al nostro Paese. Per rendere l’Italia compatibile con gli obiettivi del Great Reset, bisogna fare in modo che gli italiani recuperino velocemente il ritardo sociologico nei confronti dei popoli del Nord Europa: è necessario che perdano la loro gentilezza, che abbandonino la loro spontanea simpatia verso i sofferenti, che si scordino la fede e la morale dei loro padri. Sono quelle corone del Rosario che i lavoratori di Trieste stringevano in mano mentre la polizia scatenava su di loro i getti degli idranti e le bombe lacrimogene; sono quelle coroncine del Rosario che danno fastidio a Draghi, proprio come davano fastidio a Monti i negozi chiusi la domenica, giorno del Signore, e che egli con la scusa di contrastare gli effetti della crisi economica fece aprire alla grande. È il legame con gli avi, con la tradizione e con la dimensione trascendente che egli vuole distruggere: il suo vero compito è quello di rendere gli italiani un po’ più “svedesi”, cioè più materialisti, più fatalisti, più remissivi verso l’autorità statale, più indifferenti in ambito religioso, più relativisti, scettici e pragmatici nel campo morale. Da noi ci sono troppi medici che praticano l’obiezione di coscienza riguardo all’aborto; troppi insegnati che hanno il torto di voler insegnare a pensare ai loro studenti; troppi genitori che non vogliono far fare ai loro bambini il siero genico e che si permettono di essere diffidenti verso un governo così palesemente sincero quando dice di essere preoccupato per la salute e la sicurezza di tutti e di ciascuno. Bisogna fare in modo che tali anomalie finiscano; bisogna far sì che gli italiani si lascino ricostruire come cera dalle mani dei signori del Great Reset. Più isolamento, più solitudine, più controllo, più disciplina alla cinese, possibilmente spontanea, come appunto succede agli svedesi, i quali il microchip se lo fanno inserire nel corpo di loro spontanea volontà, senza bisogno che lo Stato li costringa.
Ma attenzione, Draghi; attenzione, Soros e Bill Gates, Hilary Clinton e Bergoglio. State attenti, tutti voi che premete sull’acceleratore del mondialismo e vi servite di mezzi criminali, causando la morte di decine di migliaia di persone, ad esempio coi pessimi protocolli sanitari, perché forse una sorpresa vi attende nella nostra Patria. Gli italiani sono intelligenti: lo sanno tutti; hanno insegnato praticamente ogni cosa al mondo intero. Li si può ingannare una volta, giocando sulla loro buona fede più che sulla loro intelligenza, ma non due e certamente non all’infinito. Gli italiani sono anche pazienti, forse perfino troppo: ma non sono degli stupidi, né dei vili: provate a tirare la corda oltre il limite della loro sopportazione, e vedrete cosa succede. La storia ce lo insegna: chi ha sottovalutato questo aspetto del loro carattere, ha sempre dovuto poi pentirsene. È la stessa filosofia del mondialismo, la filosofi del conte Kalergi, di Klaus Schwab, di Jacques Attali, a essere debole e insufficiente per spiegare questo lato del carattere umano e di quello italiano in modo particolare: essa dà per scontato che sia possibile trasformare gli uomini in “cose” senz’anima, obbedienti e disciplinate, con la loro stessa collaborazione; ma non tiene conto del fatto che negli uomini, proprio perché non sono macchine, esistono delle varianti imprevedibili. Per fare un esempio: è vero che si può ottenere quasi qualsiasi cosa da un funzionario di stato, o un tecnico, o un magistrato, semplicemente allungandogli una cospicua bustarella o promettendogli vistosi avanzamenti di carriera. Ma la cosa può andar bene dieci volte, venti volte, e poi di colpo potrebbe non funzionare più: perché la bustarella potrebbe venire respinta al mittente e l’avanzamento di carriera rifiutato da un funzionario, da un magistrato o da un tecnico onesto, che non si lascia corrompere, che vuol difendere la propria coscienza e vuole andare a letto, la sera, senza provare disprezzo vero se stesso. Perché di tipi “strani” così, in Italia, ce ne sono: ce ne sono più di quanti non s’immagini. Tipi che hanno appreso l’onestà dai genitori, dal loro esempio di vita più che dagli insegnamento astratti; e che si farebbero torturare piuttosto che accettare denaro sporco o farsi promuovere a un posto più avanzato senza averne i meriti. Gente che vuol guardare in faccia i propri figli, la sera, e dar loro il bacino della buonanotte, senza sentirsi rimordere la coscienza per aver mancato al dovere dell’onestà, o essere venuta meno in qualsiasi altro modo ai propri doveri morali e sociali. Gente mite, bonaria, compassionevole, ma che sa anche essere dura quando occorre: gente che non si piega davanti alla prepotenza e che non si lascia ammorbidire da lusinghe e promesse. I buoni sono così: e siamo certi che il tratto specifico degli italiani è, nonostante ciò possa non apparire sotto i pesanti strati del sistema di vita moderno, egoistico ed efficientista, fondamentalmente la bontà. Italiani brava gente: così ci vedono gli altri, così siamo noi: migliori di quel che noi stessi crediamo.
Lo si è visto a Trieste. Attaccati proditoriamente come fossero stati banditi o pericolosi terroristi, manganellati, spruzzati con gli idranti, i lavoratori in sciopero hanno stretto in pugno con più forza le coroncine del Rosario e hanno stretto i denti, ma non si sono arresi. Non sono caduti nella trappola della violenza, non hanno reagito: hanno alzato le mani inermi, come a dire: Benissimo, colpite pure, andate avanti così, se vi sembra giusto. Sono stati dei forti: hanno dato un esempio memorabile di dignità e di fierezza. E forse, mentre li colpivano e li spruzzavano, gli agenti hanno iniziato a riflettere. Forse nella mente di più d’uno di essi sono nate delle domande; forse domani le cose potrebbero andare altrimenti, perché anche quelli sono uomini d’onore, innamorati dell’Italia…
Foto dall’archivio de “Il Corriere delle Regioni”
Del 20 Ottobre 2021
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