Il delirio di onnipotenza dei sinistri è ormai giunto al capolinea. Claudio
No, cari compagni, il Paese non sta con voi e con la vostra smania di regime
La cosa più assurda dopo la Caporetto della legge Zan è anche la più vera malgrado la fonte, le bocche dei vari Letta, Boldrini, Morani, Fedeli: “Il Paese sta da un’altra parte”. Giustissimo, però non dalla parte che credete voi: sta dalla parte opposta. Non ha niente a che fare con voi, che, come Pd, credete di rappresentarlo e vi siete impuntati in una battaglia di pura tracotanza, non accettando mediazioni di sorta: siete stati sconfessati e ve la prendete con l’opposizione che ha osato opporsi. Il Paese non sta con voi, che avete vinto le amministrative più per gli errori maldestri del centrodestra, ma vi sentite già lo Stato in tasca, come sempre. Il Paese non sta con voi, coi vostri birignao, con le vostre cucce dei cani foderate di banconote e le badanti fellone, con le vostre egolatrie patologiche, con la vostra doppia e tripla morale, col vostro istinto da trinariciuti, con il vostro revisionismo sulle Foibe, sugli anni di piombo, su tutto ciò che vi fa comodo.
Il Paese non sta con voi, col vostro ur-fascismo strategico, razzista, stupido; non sta con voi, con la vostra smania di regime, col vostro disprezzo per i portuali e per chiunque dissenta, con la vostra indifferenza per chi ogni giorno tira la carretta con fatica moltiplicata dai vostri divieti e obblighi illiberali, contorti, meschini. Il Paese non sta con voi, coi vostri sindacati che hanno definitivamente mollato i lavoratori al loro destino (ieri uno della Cisl ha postato la foto, drammatica, della sua Ferrari distrutta da un cinghiale). Il Paese non sta con voi, coi media che controllate, coi giornali di servizio e le reti che sono azionisti di riferimento e martellano sui vaccini secondo i vostri diktat e non si accorgono che, per dirla in modo britannico, avete scassato i cabasisi.
Il Paese sta altrove ma voi, a bordo dei vostri monopattini o auto blu che più blu non si può, avvolti nelle vostre scorte di parata, alienati dai maneggi per tutto e su tutto, dalle faide interne al nuovo capo dello Stato, non ve ne accorgete, state su un altro pianeta. Non avete capito che a forza di ossessionarlo su questi benedetti maledetti vaccini, il Paese lo avete saturato: scendete dal vostro pianeta autoreferenziale e infilatevi in una tabaccheria, in una qualsiasi bottega: sentirete sempre e solo la stessa canzone: “Io mi sono anche vaccinato, ho fatto quel che dovevo fare, ma non ne posso più di sentirmi schiacciato, compresso, controllato; io non sono un no-vax ma ‘sta cosa del Green Pass anche per respirare (come dice il virologo assessore Lopalco, uno di voi), non la capisco più; io sono due anni che obbedisco ma non ce la faccio più, qui si guadagna sempre meno, la gente entra sempre meno, ma le spese crescono, le tasse non calano e tutto aumenta; io mi sono rotto i coglioni”.
Questo è quello che intercetta il cronista, e lo racconta senza coloranti né conservanti. Un italiano su due sulla soglia della povertà, quattro su dieci in fila alla Caritas, e tutto quello che sapete dire è che la legge Zan, liberticida com’è, viene prima; che chi non si adegua è un fascista; che i vaccini andranno ripetuti senza limite di dose; che il Green Pass è strumento di libertà; che “l’Europa ce lo chiede”. Ci ha chiesto anche di tagliare ulteriori 6 miliardi per la Sanità? Dove sono finite le promesse di Draghi, “è tempo di mettere i soldi nelle tasche dei cittadini e non di toglierglieli”? Con le benzine a sfiorare il picco storico? Col rincaro di tutti i generi di consumo? Coi consumi stagnanti? Con la manna del Recovery che ancora non scende, stante l’inettitudine di svariati ministri a cominciare da quello sulla grande transizione tecnologica?
Il rispetto dei generi è importante e nessuno lo nega, ma, a parte che una legge come la Zan tutto faceva, così come concepita, tranne che rispettare o tutelare (era semplicemente repressiva e ideologicamente punitiva), la politica, come la vita, è fatta di priorità e oggi la priorità è una sola: sopravvivere. Ma su questo, la sinistra convinta che il Paese stia altrove, stia con lei, è peggio che distratta, è assente, svogliata, sprezzante, infastidita. La sinistra politica, mediatica, intellettuale, informativa, tradisce sempre le stesse facce francamente insopportabili, i sorrisini di compatimento, le frasi ambigue, il modo di fare mellifluo di chi ti censura ostentando tolleranza.
Eh no, cari compagni. La festa è finita e la farsa pure: avete campato almeno un secolo sulla leggenda, autoalimentata, dei migliori, gli intelligenti, i sensibili, ma la verità, e basta un qualsiasi scontro televisivo a constatarla, è che vi dimostrate superficiali, disinformati, approssimativi, tragicamente ignoranti. Su tutto. Siete certi, da gran tempo, che basti la militanza a farvi prevalere. Ma i vostri riferimenti sono fatiscenti, la vostra cultura patetica, le vostre espressioni artistiche imbarazzanti. Continuate pure a disprezzare il Paese che vive, anzi che sopravvive, quando non crepa, ma una cosa è certa: il Paese sta dappertutto tranne che con voi. Non vi sopporta più perché non vi capisce più. E non ha più soggezione nel farvelo capire.
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