Robert Kennedy, la mina vagante
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Robert Kennedy Jr. non vincerà le elezioni, e non diventerà presidente degli Stati Uniti in novembre. Ma la sua presenza come terzo candidato è abbastanza ingombrante da creare seri problemi sia a Donald Trump che a Joe Biden.
Secondo ipiù recenti sondaggi, Robert Kennedy porterà via al totale degli elettori circa l’8% dei voti, e questo rende molto più incerto il risultato finale della battaglia fra Trump e Biden (al momento il margine attuale di vantaggio di Trump su Biden è solo dell’1,3%).
Nel campo repubblicano ci si preoccupa del fatto che Robert Kennedy possa portare via una grossa fetta di voti a Donald Trump, per certe “strane similitudini”. Per quanto infatti vi siano delle grosse differenze ideologiche fra i due, vi sono anche alcuni elementi che si sovrappongono, come ad esempio un generico fastidio dichiarato verso il “sistema di potere”.
Ma le paure maggiori di una erosione di voti da parte di Robert Kennedy stanno proprio nel campo dei democratici, i quali stanno facendo di tutto per ostacolare il terzo incomodo. Sono riusciti ad arruolare l’intera famiglia Kennedy per farla schierare contro la “pecora nera” Robert, accusandolo apertamente di essere un “no-vax antiscientifico”. Alcuni collaboratori di Biden sono arrivati addirittura a definire Robert Kennedy Jr. come “un uomo con delle idee pericolose”.
Il problema di Kennedy sta tutto nei soldi, e nel sistema machiavellico che i due partiti principali, democratico e repubblicano, hanno messo a punto nel corso degli ultimi decenni, proprio per evitare i fastidi di un terzo incomodo: il sistema elettorale prevede infatti che ciascun candidato debba potersi iscrivere a ciascuno dei 50 collegi elettorali in modo indipendente, e questo ovviamente comporta un dispendio di soldi e di energie immenso.
Ma pare che Kennedy ci stia riuscendo, almeno in un numero sufficiente di stati-chiave da poter dare un grosso fastidio ai due contendenti di novembre. Ricordiamo che nelle elezioni del 2000 fu il candidato indipendente Ralph Nader a determinare la sconfitta di Al Gore contro George Bush: Nader raccolse meno del 5% del voto nazionale, ma questo fu sufficiente a far perdere a Gore un paio di Stati importanti, determinando alla fine la sua sconfitta.
È veramente un peccato che Robert Kennedy Junior si sia macchiato di una posizione smaccatamente pro-Israele, all’inizio dell’invasione di Gaza, perché se avesse mantenuto più coerenza e avesse denunciato fin dall’inizio il genocidio in corso, oggi potrebbe tranquillamente competere con Joe Biden anche a livello nazionale.
Ma si sa, la paura della lobby sionista negli Stati Uniti ormai è radicata in tutto il mondo politico. E a quanto pare, nemmeno Robert Kennedy è riuscito a restare immune da questa paura.
Massimo Mazzucco
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