I depistaggi della falsa controinformazione su Trump “sionista”: la vera strategia di Trump su Israele
di Cesare Sacchetti
I lettori di questo blog, almeno quelli più affezionati, sanno molto bene che il mondo della cosiddetta informazione alternativa è composto in larghissima parte, un 90% per fare una stima approssimativa, da agenti del sistema.
C’è una vera e proprio selva là fuori laddove si trovano proponenti delle teorie gnonisticiste, i peggiori e più insidiosi a nostro avviso, accompagnati poi da coloro che parlano di massoneria “buona”, spesso appartenenti anche loro alla corrente gnosticista, seguiti dai propalatori delle teorie new ageane sulla esistenza degli alieni, tra i quali a livello internazionale spicca David Icke, principe della disinformazione massonica che nega l’esistenza di Dio e assegna ai cosiddetti extraterrestri, in realtà entità demoniache, il posto del Creatore.
Assieme a costoro c’è poi un altro filone, che non di rado incontra quelli precedenti, che è quello di considerare tutti i leader sovranisti che si oppongono al disegno del mondialismo come degli agenti sotto mentite spoglie del mondialismo stesso.
Costoro raffigurando tutti come cosiddetti “gatekeeper”, oppositori controllati, finiscono inevitabilmente per togliere al lettore ogni possibile orizzonte di speranza rinchiudendolo in un circolo vizioso di disperazione dove alla fine gli uomini dell’alta finanza e del sistema bancario internazionale vengono ammantati di una falsa aura di invincibilità, fino a prendere il posto di Dio.
I lettori, specialmente quelli più “novizi” per così dire, dovrebbero tenersi a debita distanza da costoro perché questi sono i falsari più pericolosi in quanto finiscono per raffigurare falsamente come nemici coloro che invece sono i più preziosi alleati di chi non vuole soccombere alla religione massonica “umanitaria” che desidera un governo mondiale.
I casi più eclatanti di leader sovranisti rappresentati falsamente come oppositori controllati sono quelli di Donald Trump e Vladimir Putin, descritti entrambi come “sionisti”.
Oggi parleremo del primo e dimostreremo, con fatti inoppugnabili, che questa assillante campagna fa parte di un accanito depistaggio dei disinformatori al soldo di massonerie e servizi di intelligence.
Gli “argomenti” dei disinformatori su Trump “sionista”
Il disinformatore ama prendere una foto o un video di Trump in compagnia di esponenti della comunità ebraica oppure dell’onorificenza da lui ricevuta dalla organizzazione sionista americana.
Così come tale disinformatore ama prendere la foto di Trump che riceve, tutt’altro che entusiasta, alla Casa Bianca la pericolosa lobby sionista di Chabad Lubavitch, salita agli “onori” delle cronache recentemente dopo che la polizia di New York ha scoperto un dedalo di tunnel sotterranei sotto la sua sinagoga, e i rabbini di questa setta ancora non hanno dato una spiegazione all’esistenza di quei passaggi così tantomeno hanno spiegato perché in quei tunnel sono stati rinvenuti oggetti quali dei seggioloni da bambino.
La storia di Chabad è una di quelle molto affini alla pedofilia tanto che i suoi rabbini in passato hanno apertamente giustificato tale perversione giudicandola come un “non grave” peccato.
Questi sono i personaggi ai quali i vari leader del mondo si prostrano ogni anno e questi sono coloro che attendono frementi l’avvento del loro “moschiach” che un giorno, nella loro visione, dovrà instaurare un dominio mondiale dopo aver ricostruito il Terzo Tempio di Gerusalemme.
I disinformatori amano poi per associare Trump al sionismo ricordare fino alla nausea che la figlia di Trump, Ivanka, è sposata con un ebreo sionista, Jared Kushner, che Trump avrebbe ucciso Soleimani e che, infine, Trump avrebbe riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele.
Ora si partirà dal primo punto. Non è affatto un segreto che i rapporti tra Trump e Kushner siano pessimi, in quanto il presidente americano si lamentò in più di un’occasione del suo ingombrante genero, giudicandolo troppo vicino ad Israele e ai suoi interessi piuttosto che a quelli degli Stati Uniti.
Ivanka Trump poi non partecipa più alle attività politiche a sostegno del padre a differenza degli altri due figli Don Jr. ed Eric, e anche questo denota una certa distanza tra la figlia del presidente e la sua visione del mondo.
Ivanka Trump oltre ad essere vicina ad Israele per il suo matrimonio con Kushner ama molto frequentare i circoli del globalismo, e non sembra molto interessata alla dottrina sovranista della difesa prioritaria degli interessi degli Stati Uniti.
Non si può fare certo una colpa a Trump se sua figlia in qualche modo ha “tradito” la battaglia del padre, eppure i disinformatori ripetono la stessa filastrocca all’infinito nonostante siano stati più volte smentiti dai fatti.
Soleimani: accordo tra Trump e l’Iran?
Il secondo argomento è quello della uccisione del generale Soleimani e ad oggi siamo più o meno nelle stesse condizioni del gennaio del 2020.
Non è davvero certo cosa sia accaduto, ed esistono varie teorie al riguardo riferite da diverse fonti.
Alcuni affermano che Soleimani in realtà non sarebbe stato ucciso in quella che sarebbe stata una classica psy-op concordata tra Trump e gli iraniani per ingannare i falchi sionisti alla Casa Bianca, quali John Bolton e Mike Pompeo, che volevano a tutti i costi una guerra contro l’Iran.
Israele aspirava alla distruzione di questo Paese, tenacemente opposto al movimento sionista mondiale, per poi espandere definitivamente i suoi confini verso la Grande Israele, ricalcando le orme dell’antica nazione israelitica.
Un’altra ipotesi vuole che Soleimani fosse in realtà un elemento corrotto del governo iraniano e che la sua eliminazione sia stata effettivamente concordata tra Washington e Teheran, e quindi Israele, in questo caso, non ne avrebbe ricavato veramente nulla in quanto il generale sarebbe persino stato un elemento ostile e infedele agli iraniani.
I lettori tengano presente un fatto. Trump ha sempre tenuto aperto un canale di comunicazione con l’Iran già ai tempi del suo primo mandato.
Qualsiasi cosa sia accaduta, è da escludere che abbia preso una decisione simile senza concordarla prima con Teheran.
Trump stesso ha dichiarato recentemente che dopo la presunta uccisione di Soleimani, l’Iran lo avrebbe chiamato per informarlo che avrebbe lanciato un falso attacco che non avrebbe prodotto nessun danno alle basi americane.
Teheran sembrava tutt’altro che furiosa dopo aver perso uno dei suoi generali, e piuttosto si coordinava con il presunto carnefice di Soleimani rassicurandolo che nulla sarebbe successo.
Questa dichiarazione di Trump consolida di molto l’ipotesi di una messinscena, nella quale Washington e Teheran agiscono di concordo per prendersi gioco di quelle lobby che volevano una guerra tra Stati Uniti e Iran.
La lobby sionista voleva a tutti i costi trascinare gli Stati Uniti in un pantano enormemente più disastroso e sanguinario delle guerre in Iraq ed Afghanistan per poter consentire ad Israele di “liberarsi” del grande ostacolo che impediva la costituzione di un impero israeliano.
Washington è stata nelle mani di Israele per questa ragione. Non c’è stata in America una politica estera realmente americana e pensata per fare gli interessi di questa nazione, ma ce c’è stata invece una pensata per fare gli interessi di Israele e delle sue ambizioni imperialiste.
Gli uomini che provarono a fermare tale infernale macchina che ha trascinato l’America in conflitti permanenti dalla fine della seconda guerra mondiale in poi sono stati eliminati e uccisi.
E’ stata questa la sorte toccata a James Forrestal, ex segretario della Difesa americana che non voleva la nascita dello stato d’Israele, e fu per questo rinchiuso in un ospedale psichiatrico e poi “precipitato” dalla finestra della sua camera.
Ed è stata questa la sorte toccata a John Fitzgerald Kennedy che si oppose al programma nucleare israeliano, e che fu pubblicamente giustiziato perché aveva “osato” mettere al primo posto gli interessi americani piuttosto che quelli dello stato ebraico.
Trump è la chiusura del cerchio. Trump è quello che non sono riusciti a fare i suoi predecessori ma per sottrarsi all”accusa” di essere ostile a tutte le anime del mondo ebraico o peggio “antisemita” ha giocato una partita molto astuta fatta di dichiarazioni di circostanza e di pacche sulla spalle ai falchi sionisti, ma di nessun serio e concreto sostegno alle loro pulsioni militariste.
Si prenda, ad esempio, il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. Qualsiasi disinformatore affermerà che quella è la prova della “sottomissione” di Trump a Sion, ma costoro, ovviamente, si “dimenticano” di dire che il riconoscimento non è stato completato.
Non appena Trump ha fatto la sua dichiarazione si è avvalso, esattamente come i suoi predecessori, della facoltà del rinvio del riconoscimento di Gerusalemme come capitale israeliana, e oggi, a distanza di 6 anni, il trasferimento infatti non risulta essere mai stato completato.
Trump ha alzato una cortina fumogena davanti agli israeliani dietro la quale lui faceva sempre e soltanto gli interessi degli Stati Uniti.
Quando Trump affermava che era finita la stagione delle guerre americane in Medio Oriente è ad Israele che stava mandando quel messaggio perché quelle guerre sono state fatte solo e soltanto per assicurare le mire imperialiste di Tel Aviv.
Il generale Wesley Clark rivelò nel 2007 che Washington aveva già un piano alla fine degli anni 90 per attaccare 7 nazioni in Medio Oriente tra le quali c’erano l’Iraq, la Siria, la Libia e l’Iran.
Se si guarda a quanto accaduto negli anni successivi, si vedrà che queste guerre sono state effettivamente messe in atto non perché quegli Stati possedevano inesistenti “armi di distruzione di massa” ma perché ognuno di essi, soprattutto i 4 citati, rappresentavano un intralcio ai piani di allargamento di Israele e della sua folle visione “messianica”.
Israele ordinava, Washington eseguiva. Questa la sintesi di 76 anni di storia dello stato ebraico.
L’ebreo convertitosi al cattolicesimo, Benjamin Freedman, ha spiegato molto bene questa condizione di sottomissione dell’America al mondo sionista ed ebraico.
Trump ha messo fine a quella sudditanza e lo ha fatto con astuzia e con l’illusione delle dichiarazioni di rito, spesso molto tiepide, a favore di Israele che poi non risultavano in nessuna azione pratica, se non quella invece opposta che vedeva gli Stati Uniti ritirare le sue truppe dal Medio Oriente mandando su tutte le furie Israele.
Su Gaza poi, vediamo che il presidente ha deciso anche di abbandonare le tiepide dichiarazioni di supporto allo stato ebraico, iniziando a criticarlo apertamente per il genocidio in corso, segno che Trump inizia ad uscire allo scoperto su Israele anche con parole di condanna nei riguardi di quest’ultima.
Trump, tra l’altro, è stato il primo presidente americano che non ha dichiarato nemmeno una guerra nel suo mandato.
Soltanto questo incontrovertibile fatto sarebbe più che sufficiente a demolire la campagna disinformativa che cerca di dipingerlo invece come un sionista “incallito”.
Tel Aviv lo aveva capito a suo tempo e non è certo un caso se nel 2020 Netanyahu si è precipitato a riconoscere Joe Biden come presidente nonostante una massiccia frode elettorale ai danni di Donald Trump.
Alcuni lettori a questo punto potrebbero obiettare che anche se la politica di Trump ha separato l’America da Israele, si vuole di più da parte sua, si vogliono pubbliche dichiarazioni ancora più roboanti e nette da parte sua contro lo stato ebraico.
Occorre però guardare in quale contesto si trova Donald Trump. Donald Trump si trova nel Paese che più di tutti subisce la fortissima influenza delle varie lobby ebraiche e sioniste, e deve giocare una partita diversa, più coperta, se si vuole, almeno nelle dichiarazioni per ingannare i suoi avversari e non subire attacchi e cannoneggiamenti da ogni parte del mondo ebraico, compresa la corrente progressista sorosiana.
Trump sa chi sono i suoi nemici. Sa perfettamente che quando ci fu nel 2020 la frode elettorale a finanziarla c’erano molti esponenti della finanza sionista che volevano rimuoverlo dalla Casa Bianca per riprendersi il controllo della superpotenza americana.
Così come sa perfettamente che nel 2021, i Rothschild convocarono d’urgenza un incontro senza precedenti con gli stessi partecipanti alla frode per impedire che fossero cambiate le leggi elettorali che stavano mettendo al bando il voto postale negli stati americani.
Oggi Israele si ritrova completamente isolata in Medio Oriente soltanto grazie a Donald Trump che sin da quando è diventato presidente degli Stati Uniti ha sempre messo al primo posto gli interessi del suo Paese.
Israele lo sa e lo sapeva, ed è per questo che ha cercato di rovesciarlo nel 2020. Lo stato ebraico ha fallito e oggi si trova a fare i conti con un’altra presidenza americana, quella di Biden, che appare “virtuale” e che non ha spostato nulla della politica di Trump, suscitando le ire di quotidiani come il Financial Times che è arrivato a scrivere chiaramente che Biden segue le stesse orme di Trump.
Il movimento sionista mondiale è stato completamente giocato. Q in uno dei suoi scritti affermava che “Israele sarebbe stata lasciata per ultima” nel processo di abbattimento dei vari pilastri del Nuovo Ordine Mondiale.
Quella promessa, ad oggi, sembra essere stata pienamente mantenuta.
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