Ma Zelensky come si permette?
di Massimo Fini - 04/03/2024
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Fonte: Massimo Fini
In un’intervista al Corriere della Sera Volodymyr Zelensky
ha dichiarato: “Sappiamo che in Italia ci sono tanti filo-putiniani, e
anche in Europa. Stiamo preparando una lista, non solo riguardo
all’Italia, da presentare alla Commissione europea. Riuscirete a
zittirli?”.
È la prima volta che un Paese vuole imporre la censura
non solo al proprio interno, ma anche nei confronti delle opinioni
pubbliche, dei media, dei giornalisti stranieri. Questo non l’aveva
fatto Stalin, non l’aveva fatto Mussolini, non l’aveva fatto nemmeno
Hitler. Si perseguitavano certamente i fuoriusciti e magari anche li si
accoppava (i fratelli Rosselli uccisi in Francia dai fascisti) ma si
trattava di propri connazionali. Secondo il diktat di Zelensky un
giornalista italiano, poniamo Travaglio o io o chiunque sia contrario
alla sua politica, dovrebbe finire in gattabuia. Del resto la sua
vocazione censoria il Presidente ucraino la esercita innanzitutto in
patria, dove ha abolito ogni partito di opposizione e tacitato la
stampa. C’è qualcosa di nazisteggiante in Zelensky e la sua cricca, il
battaglione Azov insegna, ma ciò non vuol dire naturalmente giustificare
l’aggressione di Putin che voleva, così diceva, “denazificare”
l’Ucraina. Resta il fatto che l’Ucraina di Zelensky è un Paese
totalitario, talmente totalitario che non solo mette la mordacchia ai
propri giornalisti, ma vorrebbe metterla anche a quelli stranieri.
Del
resto questa azione censoria Zelensky l’aveva già fatta, proprio in
Italia, ottenendola, ordinando attraverso il suo ambasciatore Melnyk che
agli artisti russi fosse impedito di lavorare. Diktat a cui alcuni
sindaci si erano subito appecoronati, cancellando i concerti dei
pianisti russi Denis Matsuev e Valentina Lisitsa e il balletto di Sergei
Polunin. Zelensky voleva anche imporre il cartellone della Scala. Nel
2022 tentò di scardinarlo perché la prima era dedicata al Boris Godunov
di Musorgskij e il basso era il russo Ildar Abdrazakov. Per fortuna
intervenne Mattarella, che a mio avviso si sta rivelando un buon
Presidente della Repubblica, presenziando a quella prima, cosa che non
era affatto scontata, come a dire: non scherziamo. Neanche Dostoevskij è
sfuggito alla tromboneggiante censura di Zelensky e, per un certo
periodo, in Italia è stato proibito darne pubblica lettura. Insomma, a
detta di Zelensky, noi dovevamo leggere Dostoevskij o Tolstoj o Puskin
di nascosto, come il Mein Kampf di Hitler.
Zelensky deve aver perso
la testa, ammesso che l’abbia mai avuta. Perché? Perché è del tutto
evidente che la Russia sta vincendo la guerra. Patetica è la seconda
controffensiva di primavera che ha annunciato, che farà inesorabilmente
la fine della prima. Ciò nonostante, l’Unione Europea, svuotando anche
pericolosamente i propri arsenali, continua a sostenere l’Ucraina con
armi e finanziamenti. L’ultimo è di 50 miliardi di euro. Molto più
prudenti gli Stati Uniti, dove i conservatori si oppongono a dare
all’Ucraina altri 60 miliardi di dollari, dopo averne elargiti, finora,
75. Le opinioni pubbliche europee, ma, come si vede, anche americane,
sono stanche di questa politica che serve solo a esaltare il superomismo
narcisista di Zelensky a scapito dei suoi stessi cittadini. Neanche gli
ucraini sono più convinti di questa guerra a oltranza alla Russia se è
vero, com’è vero, che otto milioni sono fuggiti all’estero.
E la
brava Giorgia Meloni che fa? Ha ricevuto, sempre sul Corriere, un elogio
formale di Zelensky e una reprimenda sostanziale perché l’Italia non
sarebbe sufficientemente vicina all’Ucraina. Che fa? Tace, proprio lei
che, di solito, è così attenta alla difesa della nostra identità e
dignità nazionale. Non si può essere nazionalisti ed europeisti e nello
stesso tempo superatlantisti, più atlantisti degli stessi americani che
stanno mollando Zelensky al suo destino.
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