“Le Piccole Medie Imprese moriranno – ed è proprio questo lo scopo”
Anche in Olanda si manifestano drammaticamente gli effetti delle politiche che stanno mettendo in ginocchio l'economia europea e la classe media a vantaggio delle multinazionali
Di Ido Dijkstra, deanderekrant.nl
Le piccole medie imprese (PMI), il ‘motore dell’economia’, dovranno affrontare il 52% di fallimenti in più quest’anno, secondo le previsioni di Allianz Trade. Decine di migliaia di aziende non possono ripagare la loro ‘coronasteun‘ (il sostegno finanziario pubblico ricevuto nel periodo Covid, ndt). Secondo Pancras Pouw, dell’associazione beUnited, “le PMI tradizionali, con sede locale e che hanno ottenuto garanzie, sono state quasi distrutte“. Le multinazionali controllano già impercettibilmente molte PMI. “Presto non ci saranno più PMI e questa è esattamente l’intenzione“, afferma il consulente fiscale Pim van Rijswijk.
In media, si prevede che quest’anno fallirà il 21% in più di aziende in tutto il mondo rispetto all’anno scorso, secondo le previsioni di Allianz. Per i Paesi Bassi, le previsioni sono ancora più fosche: 52% di fallimenti in più, prevede Allianz entro il 2023.
L’anno scorso, la compagnia di assicurazione crediti Atradius e la società di consulenza e contabilità Price Waterhouse Coopers avevano già lanciato avvertimenti simili. Le cause includono le bollette dell’energia elevate, l’aumento dei tassi di interesse, l’inflazione, gli aumenti salariali e i costi dovuti alla ‘sostenibilità’ obbligatoria. Inoltre, si stima che i mezzi di sussistenza di oltre 60.000 imprenditori siano minacciati, in quanto costretti a rimborsare gli aiuti corona concessi dal Governo con breve preavviso.
“L’Autorità fiscale ha inviato a molte decine di migliaia di imprese una lettera di sollecito di pagamento irrevocabile. Una buona parte di queste aziende non può adempiere e andrà in bancarotta“, scrive Allianz dopo aver analizzato i dati sui fallimenti di 44 Paesi. Anche alcune PMI più grandi sono sull’orlo del fallimento. “La nostra ricerca mostra che il numero di fallimenti di aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di euro è già al di sopra dei livelli pre-pandemici“, ha detto la società di assicurazione crediti. “Queste grandi aziende di solito trascinano nella loro caduta un ampio gruppo di piccole imprese”.
In realtà, solo le più grandi, le multinazionali di questo mondo, rimangono al riparo dalla grave tempesta che le attende.
“Le multinazionali sono state coccolate. Le società alla Bol.com e alla Amazon di questo mondo hanno prosperato anche durante la crisi Covid. Il negozio dietro l’angolo, invece, sta lottando per rimanere a galla“, sostiene Pim van Rijswijk, consulente fiscale per le PMI e proprietario di VRB Adviesgroep. “Si tratta di una politica fatta consapevolmente? Se come governo trascurate di difendere gli interessi delle PMI, ma fate di tutto per rendere redditizie le grandi imprese, questa è un’azione deliberata“.
Twan Houben, trendwatcher e analista aziendale presso Houben & Lijftogt, ritiene che le PMI “hanno smesso da tempo di essere il motore dell’economia“. Cita un rapporto del 2021 della società di organizzazione McKinsey, intitolato A new look at how corporations impact the economy and households (Un nuovo sguardo all’impatto delle aziende sull’economia e sulle famiglie), che mostra che in poco meno di 25 anni, i Paesi Bassi sono diventati sempre più dipendenti dalle grandi aziende internazionali con sedi diverse in vari Paesi.
“Nel 1996, il 34% del nostro PIL proveniva da queste multinazionali“, afferma Houben. “Nel 2018, le multinazionali erano già responsabili del 61%. Quando si guardano queste cifre, si capisce che le PMI hanno smesso da tempo di essere il motore della nostra economia“.
Eppure, il patto di coalizione che lega l’attuale governo afferma che “le PMI sono importanti” e l’esecutivo dichiara sul suo sito che “le piccole e medie imprese costituiscono una parte importante dell’economia. Forniscono circa il 75% dell’occupazione“. Secondo Houben, si tratta di “una questione di interpretazione“. Molte PMI sono state acquisite dalle grandi imprese nel corso degli anni, anche se questo non è sempre visibile all’esterno. “I consumatori non se ne rendono conto. Apparentemente, tutto è uguale perché la veste non è cambiata. Il Governo continua a considerare queste aziende come PMI, ma in realtà si tratta di multinazionali“.
Pancras Pouw, capogruppo di zzp e del gruppo di interesse delle PMI beUnited, conferma che questo sviluppo è in atto a livello di PMI da decenni.
“L’industria alimentare, con multinazionali come Unilever e Nestlé, è l’esempio migliore. Abbiamo apparentemente innumerevoli marchi con nomi fantasiosi sugli scaffali dei supermercati. Tutti sembrano provenire da singole piccole aziende, ma in realtà dieci delle più grandi aziende alimentari globali gestiscono tutti questi marchi. E al di sopra di queste dieci multinazionali, attraverso investitori istituzionali e fondi pensione, i due grandi fondi di investimento BlackRock e Vanguard possiedono la maggior parte delle azioni. Lo stesso vale per le PMI, il cui carattere è intrinsecamente cambiato negli ultimi 10-15 anni. La PMI tradizionale, con sede locale e garantita, è stata quasi distrutta e presto non esisterà più. L’azienda familiare tradizionale con un azionista principale che possiede almeno il 51% delle azioni è una razza in via di estinzione. Sulla vetrina può esserci scritto dentista Jansen, ma è probabile che l’azienda faccia già parte di un’organizzazione internazionale e che le protesi dentarie siano prodotte nell’Europa dell’Est. “PMI” sta diventando un termine fuorviante”.
Questo sviluppo creerà innanzitutto un’uniformità di beni e servizi in tutto il mondo e, a lungo termine, prodotti più costosi, prevede Houben. “Abbiamo visto cosa ha fatto Unilever con i suoi prezzi dopo l’alta inflazione: sono aumentati più di quanto i prezzi di acquisto lo giustifichino. Lo stesso vale per le grandi compagnie energetiche. Le banche hanno applicato prezzi più alti e ridotto i livelli del servizio. Questa tendenza è visibile in tutte le grandi aziende. Acquistando in massa le aziende più piccole, il numero di concorrenti diminuisce e con esso i prezzi favorevoli per i consumatori. Meno concorrenti significa che un numero sempre minore di grandi aziende può fissare i prezzi. In pratica, ciò equivale ad un aumento dei prezzi e a un controllo totale dell’offerta“.
Van Rijswijk non cerca tutte le scorciatoie fiscali di questi tempi per pagare meno tasse possibili, ma consiglia ai suoi clienti di “iniziare a guardare in faccia la realtà” e di ” ingrandirsi“. Quello che sta accadendo si inserisce completamente nel quadro dell’Agenda 2030 dell’ONU e della filosofia del World Economic Forum (WEF) “Non possiederai nulla e sarai felice”. Ormai tutti dovrebbero saperlo. Prevedo che le multinazionali sedute al tavolo del WEF inizieranno presto ad acquistare le PMI che non riescono più a sopravvivere. Di conseguenza, presto non ci saranno più PMI, il che è esattamente l’intenzione. Una PMI è sinonimo di libertà d’impresa, ed è proprio questa libertà che vogliono togliere. Hanno iniziato con gli agricoltori, ora è il turno degli imprenditori e presto toccherà ai proprietari di case. Se sa che sta per succedere, si prepari. Le opportunità si ripresenteranno. Cerchi di trovarle, invece di continuare a percorrere una strada senza uscita“.
Pouw invita a sostenere la vera PMI finché esisterà. “Se vuole decidere da solo cosa mangiare ora e in futuro, smetta di glorificare una catena di approvvigionamento che è così conveniente, smetta di investire per il profitto, eviti i supermercati, acquisti il meno possibile preconfezionato e il più possibile prodotti freschi locali da PMI come il fruttivendolo, il macellaio, il panettiere e il mercato“.
Chiaramente, questi saranno ben presto un numero più esiguo. Allianz prevede che quest’anno falliranno 3270 aziende. L’anno prossimo, scrive la società di assicurazione si stima che saranno 3.530. “Tenga presente che questo non include le aziende che chiuderanno prematuramente“, conclude Van Rijswijk.
Il Governo fa pressioni sulle aziende per rimborsare la coronasteun: è una ‘Politica criminale’
Secondo la CBS, nei Paesi Bassi ci sono circa 2,2 milioni di aziende. Circa 652 mila, circa un terzo, hanno richiesto la coronasteun (il sostegno finanziario pubblico ricevuto nel periodo Covid, ndt). Circa 64 mila aziende, in questo momento, sembrano non essere in grado di rimborsare l’importo preso in prestito, ma le autorità fiscali, su richiesta del Governo, affermano che inizieranno ad esercitare pressioni per recuperare il denaro a partire dal 1° giugno. Questo, prevede anche Allianz, potrebbe portare alla bancarotta molte di queste PMI. Il consulente fiscale Pim van Rijswijk parla di indignazione per il modus operandi del Governo. “Per prima cosa il Governo obbliga le aziende a chiudere, senza tener conto dell’inevitabile danno economico. Gli imprenditori non avevano scelta, perché se non avessero collaborato, avrebbero avuto degli agenti esecutori sotto casa. Con le attuali informazioni, la chiusura non sembra nemmeno essere stata richiesta. Quindi dovrebbero risarcire questi imprenditori, perché è stata l’irresponsabilità del governo a causare i problemi. Invece, hanno esercitato pressioni sulle PMI in difficoltà, portandoli potenzialmente al fallimento. Lo trovo criminale“.
Di Ido Dijkstra, deanderekrant.nl
Ido Dijkstra, giornalista e copywriter freelance.
23.04.2023
Fonte: https://deanderekrant.nl/nieuws/het-mkb-gaat-eraan-en-dat-is-precies-de-bedoeling-2023-04-22
Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org
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